“La peculiarità di questa recessione non è la debolezza della ripresa, ma la debolezza della contrazione. Il motivo principale per cui la ripresa appare debole è che la contrazione è stata molto contenuta rispetto alle proporzioni della crisi finanziaria. E questo è uno straordinario successo di politica economica… Il grande successo della politica economica sta nel fatto di aver limitato la gravità della recessione post-crisi. Il merito è in gran parte della Federal Reserve e della decisione di impedire un collasso finanziario, nell’autunno del 2008. Ma è merito anche delle iniziative intelligenti, per quanto limitate, prese dall’amministrazione Obama. E secondo comparazioni storiche e internazionali l’economia americana se l’è cavata piuttosto bene. Concentrarsi sulla ripresa, senza guardare alla contrazione, è chiaramente fuorviante. Infine, se non c’è stata una ripresa più forte una parte considerevole della colpa è da attribuire all’ostruzionismo dei repubblicani in Parlamento.” (M. Wolf)
Nel tentativo di spacciare un endorsement per la rielezione di Obama alla Casa Bianca sotto la forma di analisi sullo stato dell’economia statunitense, Martin Wolf consegna ai suoi lettori un articolo nel quale non fa altro che ripetere cose scritte e riscritte centinaia di volte. Buon per lui, ogni volta lo pagano, e non poco.
In sostanza, Wolf ritiene che le cose non siano andate poi così male, anche se avrebbero potuto andare meglio. Ovviamente, sarebbero andate meglio se lo stimolo fiscale fosse stato più consistente. Ma se tale stimolo è stato insufficiente, la colpa è dei repubblicani, che non hanno consentito al povero Obama di avere cura dell’economia americana come avrebbe voluto (e dovuto).
Il ragionamento di Wolf, in sintesi, è questo: la ripresa è piuttosto lenta e debole, ma ciò che deve essere messo in evidenza è la minore intensità della contrazione rispetto a crisi simili nel passato (cita quelle del 1893, del 1907 e del 1929). E di questo vanno ringraziate sia (e
soprattutto) la Fed, sia l’amministrazione Obama, la quale, però, ha dovuto fare i conti con i repubblicani che si sono messi di traverso più volte e hanno impedito di stimolare a sufficienza l’economia ampliando ulteriormente il deficit federale.
Su una cosa posso concordare con Wolf: è bene non concentrarsi solo sulla ripresa, senza guardare alla contrazione. Aggiungerei, però, che sarebbe bene guardare anche a ciò che ha preceduto la contrazione, perché è nelle fasi di boom che si gettano le basi per la crisi.
Wolf ovviamente non lo fa. Così come non fa alcun cenno agli effetti su deficit e debito pubblico delle “iniziative intelligenti” prese dall’amministrazione Obama (peraltro iniziate da Bush Jr.). Si limita a ragionare in termini di Pil nominale, constatando che si è già superato il livello pre-crisi.
Guarda al livello dei tassi di interesse a lungo termine e ne deduce che siano bassi perché vi è un eccesso di risparmio, confondendo, come gran parte dei commentatori di faccende economiche, le grandezze monetarie e quelle reali. In sostanza, considera risparmio il flusso (oceanico) di liquidità aggiuntiva creata dal nulla dalla Fed, che (soprattutto) dal 2008 sta monetizzando buona parte delle emissioni di titoli del Tesoro, senza trascurare le obbligazioni collateralizzate da mutui. Non a caso, Wolf attribuisce gran parte del merito alla Fed.
Alla fine, ne esce una promozione per Obama, sostenuta evidentemente dalla convinzione che sia sufficiente trasformare debito privato in debito pubblico da monetizzare tramite creazione di base monetaria per risolvere i problemi, senza avere alcun effetto collaterale.
Pare non essere neppure sfiorato dal dubbio che la contrazione sia stata meno profonda rispetto a crisi passate solo in termini nominali, e che le politiche adottate (monetarie in particolare) non fanno che rimandare la soluzione dei problemi. Ma se lo avesse fatto avrebbe dovuto rinnegare il suo credo keynesiano e, di conseguenza, bocciare Obama e Bernanke. Vorrei però tranquillizzare Wolf: anche qualora Obama non fosse rieletto, le politiche economiche non cambieranno in modo significativo. Questo, però, credo non dovrebbe tranquillizzare una persona dotata di buon senso.