“Lavorereste più volentieri con Enrico Bondi, il tagliatore, o con Ben Bernanke, il banchiere centrale che non si stanca di spingere per lo sviluppo?” (P. Panerai)
Paolo Panerai, fondatore di Milano Finanza, da due sabati a questa parte apre il settimanale con una certa sobrietà: prima la gigantografia di un sorridente Mario Draghi (con il titolo “Se la crisi finirà ringraziate quest’uomo”), poi quella di un altrettanto sorridente Ben Bernanke. E l’ultimo editoriale di Panerai inizia con la domanda che ho riportato.
Il succo del ragionamento di Panerai è che non se ne può più di austerità, che bisogna pensare allo sviluppo e che tutt’al più si può tagliare il debito pubblico (nel progetto da lui appoggiato rientrerebbe anche una sorta di prestito forzoso a carico degli italiani).
E’ quindi bastato che le due principali banche centrali annunciassero gli ennesimi provvedimenti espansivi per ridare voce al partito dello sviluppo, il quale sviluppo par di capire andrebbe perseguito anche chiudendo un occhio sul deficit.
Panerai chiama in causa Enrico Bondi (ingaggiato dal governo come consulente per la spending review), manager che ha risanato diverse aziende in crisi e, a suo parere, reo di pensare solo alla riduzione dei costi. Se uno non conoscesse la realtà italiana, leggendo Panerai ne trarrebbe la conclusione che veniamo da anni di corposi tagli di spesa pubblica. In realtà veniamo da anni di aumenti di tasse, mentre sul fronte della spesa, al di là della riforma previdenziale, finora si è visto ben poco. Capirei, quindi, che uno si lamentasse per la pressione fiscale, ma non per i tagli di spesa. Di quelli, peraltro, si lamentano solo le amministrazioni coinvolte e i loro dipendenti, solitamente in via preventiva, come forma di esorcismo: e finora ha, purtroppo, funzionato. L’identificazione tra austerità e tagli di spesa è quindi del tutto fuorviante, se ci si riferisce all’Italia.
Quanto allo sviluppo, ben venga. Ma credere che dalla manipolazione della moneta operata dalle banche centrali possa venire uno sviluppo reale è altrettanto fuorviante che identificare la via italiana all’austerità con i tagli di spesa pubblica. Quella che Draghi e Bernanke possono stimolare è, come non mi stancherò mai di ripetere, l’illusione dello sviluppo, la stesso che ha gonfiato le bolle all’origine di questa crisi.
Io, quindi, non avrei dubbi: dovendo scegliere, molto meglio lavorare con Enrico Bondi.