La Corte di Giustizia europea si pronuncia definitivamente sull’annosa questione: il nostro paese non può impedire la coltivazione di varietà già approvate a Bruxelles
Uno Stato europeo non può impedire la coltivazione di Ogm già approvati dalla Commissione europea. Lo ha deciso la Corte di Giustizia europea, che venerdì scorso ha assestato un duro colpo all’Italia, tradizionalmentecontraria all’adozione di organismi geneticamente modificati sui propri campi.
La sentenza se l’è presa proprio col nostro paese: la Pioneer Hi-Bred (appartenente al gruppo DuPont) nel 2008 non ottenne l’autorizzazione dal Ministero italiano delle politiche agricole per coltivare i suoi ibridi di mais gm, appartenenti alla varietà M810. Si tratta di una coltivazione a quei tempi già iscritta nel Catalogo Comune Europeo, ma vietata dal governo italiano perché ancora mancavano le norme regionali di coesistenza e di salvaguardia delle specie autoctone e dell’ambiente. In base a questa carenza normativa, il Mipaaf aveva deciso per tutto il paese il “no agli ogm”, ma la Pioneer Hi-Bred aveva avviato un contenzioso passato dapprima dalla Giustizia amministrativa, poi al Consiglio di Stato, e infine alla Corte di Giustizia europea.
Lo scorso 26 aprile l’avvocato generale Yves Bot, per conto della Pioneer, aveva già considerato illegittimo il provvedimento del Mipaaf (vedi notizia), ma venerdì è arrivata la sentenza definitiva da parte della Corte di Giustizia europea, con una pronuncia completamente a favore della Pioneer. Spiega il portavoce italiano dell’azienda, Paolo Marchesini: «DuPont Pioneer rimane ora in attesa della decisione finale del Consiglio di Stato, e auspica la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono agli agricoltori di esercitare i loro diritti e libertà di scelta in merito alla semina di mais geneticamente migliorato in Italia, come previsto dall’attuale normativa comunitaria».
Le posizioni dell’opinione pubblica italiana, fortemente contraria agli Ogm, sono spesso dettate da fattori psicologici, che vedrebbero gli alimenti geneticamente modificati come possibile causa di malattie, seppure la stessa Commissione Europea abbia finanziato, con oltre 300 milioni di euro dal 1982, circa cinquanta ricerche sull’argomento, e seppure tutte abbiano affermato l’inesistenza di relazioni tra gli Ogm e i maggiori rischi per l’ambiente, l’alimentazione e la sicurezza alimentare rispetto alle coltivazioni tradizionali. Anzi, alcune varietà Ogm sono in grado di respingere naturalmente i parassiti senza l’impiego di pesticidi dannosi per la salute e per l’ambiente, nonché di crescere in ambienti aridi. Tra queste varietà c’è anche il mais M810 (chiamato YeldGard secondo il nome dello sviluppatore Monsanto).
Rimane invece urgente la problematica relativa all’applicazione delle coltivazioni Ogm nel nostro paese, fortemente orientato all’agricoltura biologica e tradizionale. Non è infatti possibile garantire che una coltivazione sia biologica o tradizionale se poco distante è presente un campo coltivato a Ogm: le contaminazioni accadono facilmente, e il costo di eventuali barriere e controlli sarebbe insostenibile per un settore già in difficoltà. L’Italia, insieme a Spagna e Svezia (e contro Belgio, Francia, Germania e Regno Unito), si è detta a favore di lasciare ai singoli Stati la libertà di adottare o meno gli Ogm sul proprio territorio. Ma la sentenza a favore della Pioneer rende necessaria il prima possibile una normativa nazionale che regolamenti il settore.
*Link all’originale: http://www.agrinotizie.com/articoli/news.php?id=1773
[…] saranno forse le multinazionali che hanno portato gli OGM anche in Europa e Italia a fare pressione perchè in un modo o nell’altro si arrivi a finanziare nuovi progetti […]