L’Italia e’ ancora in una situazione di ”recessione profonda” e l’incertezza, anche a causa del contesto globale, rimane ”elevata”. Confindustria prevede dunque tempi piu’ lunghi per la ripresa, che non arrivera’ prima della prossima primavera: su questo scenario, tuttavia, pende la spada di Damocle delle elezioni, una scadenza che introduce ulteriori elementi di rischio, anche considerando i ritardi accumulati sulla legge elettorale. Per questo il presidente Giorgio Squinzi fa pressing per un patto politico, che vincoli anche i futuri Governo e Parlamento a rispettare l’agenda per la crescita. Nelle stime diffuse oggi il Centro Studi di viale dell’Astronomia traccia una sorta di bollettino di guerra: e’ vero che la stima sul Pil 2012 rimane invariata a -2,4%, come nelle previsioni di giugno, tuttavia quella per il prossimo anno peggiora da -0,3% a -0,6%. Particolarmente grave appare e’ l’andamento dei consumi, che nel 2012 crolleranno del 3,6%, vale a dire la flessione piu’ grave del dopoguerra, mentre nel 2013 risaliranno, ma ai minimi dal 1997. Non e’ questo, del resto, l’unico riferimento a un evento bellico: secondo il Csc, infatti, gli effetti di questa crisi hanno determinato un crollo del Pil del 6,9% dal picco del 2007 e sono superiori a quelli derivanti dalla Prima guerra mondiale.
Molto meno allarmante il confronto con le conseguenze della Seconda guerra mondiale (pil -45%), tuttavia allora ci fu una velocita’ di recupero che oggi appare piu’ difficile. A conferma che l’impoverimento del Paese e’ drammatico, il presidente Squinzi ha proposto anche un altro dato, che forse mette in evidenza la situazione in modo piu’ concreto: e’ quello del pil pro-capite, che e’ ai minimi dal ’97, ”come se gli italiani avessero rinunciato a oltre 4.200 euro all’anno a testa”. Italiani che, oltre tutto, vedranno la forza lavoro inutilizzata (disoccupati + cig) salire al 13,9% a fine 2013. ”Presenteremo l’aggiornamento delle nostre stime attorno al 20 settembre – ha detto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli – Stiamo riguardando tutte le stime coscienti che le condizioni macroeconomiche sono cambiate e quindi terremo conto di tutto”. Certo – aggiunge – ”non ci fa piacere sapere che c’e’ un giudizio di rallentamento dell’economia ma bisogna essere realisti e quel che faremo e’ guardare in faccia alla realta’ e rivedere i nostri dati”. Il calo del Pil, del resto, secondo il governatore di Bankitalia (che oggi ha diffuso i dati sul debito, per la prima volta in calo da febbraio scorso a 1.967 miliardi, e sulle entrate, in aumento del 3,6% nei primi sette mesi), Ignazio Visco, ”era prevedibile e previsto: si sapeva che l’insieme delle misure adottate avrebbe portato a ridurre il Pil”. Insomma, ”era la condizione necessaria per la stabilita”’. Infatti, concorda il Csc, sul fronte dei conti pubblici la situazione appare piu’ rassicurante: il pareggio strutturale di bilancio verra’ raggiunto nel 2013. Tornando ai dati diffusi da viale dell’Astronomia, di fronte a numeri tanto preoccupanti il presidente Squinzi ha parlato ancora una volta di ”situazione molto grave”, anche se gli imprenditori, per loro natura, ”sono ottimisti”.
L’agenda per la crescita, dunque, non puo’ subire alcun rallentamento, tanto che servirebbe ”un accordo che vincoli l’Esecutivo e il Parlamento attuali, ma anche quelli che verranno dopo le elezioni della prossima primavera”. Secondo Confindustria non si tratta di una perdita di sovranita’, anzi: ”Possiamo considerare – ha aggiunto spiegando che ”a un certo punto bisogna tirare una riga e decidere” – un programma di riforme deciso insieme e concordato con la Commissione Ue e la Bce” e ”sottoscrivere il memorandum d’intesa, far scattare lo scudo anti-spread e avere tassi di interesse molto piu’ bassi per lo Stato ma anche per le famiglie e per le imprese, diminuire i sacrifici imposti dalla crisi e accelerare i tempi di uscita”.