Servendosi esplicitamente della riflessione marxiana e gramsciana (collocabili storicamente tra la seconda metà dell’ottocento e gli anni venti-trenta del novecento) l’autore rileva -seguendo implicitamente un cliché ideologico tipico del socialismo e dell’anarchismo ottocenteschi – che solo chi ha un’autentica coscienza etico – politica non possa non giungere, in merito al capitalismo, ad una evidente costatazione e cioè che la sua natura è quella di essere una struttura egoistica, competitiva, fortemente individualistica che ha come suo unico fine l’aumento del profitto a livello globale e che considera del tutto irrilevante la dimensione morale dei popoli. (Ancora una volta si confonde il capitalismo in quanto tale con l’uso distorto che di esso vieni fatto ed ancora una volta, secondo una logica moralistica ,si condanna la legittimità del profitto).
Una delle conseguenze strutturali del capitalismo – prosegue Dussel – è certamente la disoccupazione che costituisce un vero e proprio stato di annullamento dell’individuo poiché il disoccupato non essendo né un lavoratore né un salariato è un nulla sociale ed economico. (E’ significativo che Dussel non prenda neppure in considerazione la possibilità che l’analisi marxiana dell’economia sia del tutto errata ).
D’altronde secondo Dussel questo epilogo non deve destare alcuna sorpresa poiché il liberalismo che sta alla base del capitalismo ha una concezione dell’uomo secondo la quale il suo simile non è altro che un lupo. (Dussel dimostra da un lato -con tale identificazione – di non conoscere il liberalismo né classico né moderno e dall’altro assimila la riflessione di Hobbes – che liberale non è a differenza di Locke – con la tradizione liberale tout court).
Anzi, aggiunge l’autore, il liberalismo e il capitalismo hanno determinato insieme la modernità, la dimensione coloniale secondo un modello che è preso in prestito da quello hayekiano e friedmaniano. (In questo brano l’autore, ancora una volta, non discerne – poiché in malafade – tra il capitalismo e il suo uso ma soprattutto identifica il capitalismo attuale con la riflessione teorica hayekiana e di friedmaniana).
Uno strumento che contribuisce al rafforzamento del liberalismo è certamente quello mediatico che trasmette immagini allucinanti allo scopo di spezzare o comunque indebolire la volontà di resistenza attraverso l’edonismo felice del popolo di fronte alle ingiustizie sociali. (Secondo un’ottica interpretativa tipica dell’ideologia socialista Dussel dà una interpretazione manichea e unilaterale del ruolo dei media).
Quanto alle alternative rispetto alla società attuale,queste furono già in parte, secondo l’autore, prefigurate da Fanon, dal Fronte di Liberazione Sandinista e dall’Ezl e più recentemente dal Forum sociale mondiale di Porto Alegre. In modo particolare un elemento che l’autore sottolinea in alternativa all’individualismo attuale è quello della comunità intesa come attore collettivo o popolo inteso come blocco storico. Concretamente l’unica alternativa possibile sia per l’America Latina e per l’Europa ricca è dunque la costruzione di una democrazia rappresentativa ed insieme partecipativa che sia in grado di superare i limiti sia dell’attuale rappresentatività – che non è nient’altro che una vera e propria forma di feticismo del potere – sia dello spontaneismo anarchico del movimento alterglobal nel quale inevitabilmente cadrebbe una antagonismo senza organizzazione. In questa direzione la tecnologie informatica potrà sicuramente costituire un elemento indispensabile poiché attuerà una vera e propria trasformazione partecipativa della società civile. (Ancora una volta Dussel ,in questo breve pamphlet,da un lato non vuole o non sa individuare né i limiti storici della esperienza sandinista e dall’altro lato interpreta la progettualità di Porto Alegre di matrice terzomondista – profondamente antiliberale e anticapitalistica -in termini acritici e apologetici).
* Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis
Bibliografia:
* Enrique Dussel, Indignados, Mimesis, 2012
La sua perplessità è comprensibile.Tuttavia la visione del mondo di autori di tale natura ha contribuito ,soprattutto in Italia,a spazzare, via collocare a latere ,a marginalizzare il nostro modo di leggere il mondo e cioè quello libertario.La.credibilità e la notorietà di questo intellettuale è infatti molto elevata a livello internazionale.A dimostrazione del fatto che la visione libertaria è ancora lontanissima dall’affermarsi nonostante il lavoro titanico di Leonardo.
Mi domando solamente perchè uno deve perdere tempo prezioso a leggere e pure a criticare simili cavolate (mi riferisco al libro di tale Dussel), basta il titolo a suggerire di evitarlo