Un’accusa che spesso viene mossa a noi economisti e specialmente quelli che sono fautori dell’economia di mercato, è che a noi interessano soltanto, o comunque principalmente, i beni materiali. Questa idea fraintende totalmente l’economia e come gli economisti interpretano il mondo. In realtà, la verità è esattamente l’opposto. Per i bravi economisti il mondo materiale è secondario rispetto alle percezioni soggettive degli esseri umani e ciò che ci rende ricchi non è un “maggior numero di beni” ma piuttosto un incremento nella soddisfazione dei nostri bisogni, quali che essi siano.
Il modo più importante per dimostrarlo è ricordarci della storia della teoria del valore. I primi economisti, Adam Smith incluso, credevano che il valore di scambio di un bene (o prezzo relativo) fosse determinato dal suo costo di produzione, il quale a sua volta si basava sulle caratteristiche fisiche dei fattori produttivi. Era il mondo materiale che dava ai beni il loro valore. Sotto molti punti di vista l’apice di questa prospettiva è stata la teoria economica di Marx, che assegnava il ruolo di protagonista alla teoria del valore-lavoro, sia nell’analisi economica, sia nella dottrina etica in cui si affermava che i lavoratori venivano sfruttati dal mercato.
Teoria rivoluzionaria
È stato merito di Carl Menger (e in misura minore di William Stanley Jevons e Leon Walras) se la teoria del valore è stata rivoluzionata. Ciò che Menger contestò agli economisti classici è di vaer frainteso il verso del processo causale. Non erano i fattori produttivi a determinare il valore di scambio dei prodotti finali, ma al contrario il fatto che ci fossero delle persone che trovassero questi prodotti utili e che fossero disposte a dare qualcosa in cambio per ottenerli. Gli hamburger non si vendono a un certo prezzo a causa del lavoro speso nel cucinarli o del prezzo della carne, del formaggio e del pane. Sono al contrario questi ingredienti e i lavoratori di McDonald ad acquisire valore perché a noi piacciono i Big Mac. Il valore degli input deriva dalle valutazioni soggettive che diamo ai beni prodotti.
Quest’ultimo è ovviamente soggettivo. Ciò che rende un bene prezioso è che ci siano individui che lo ritengono utile a soddisfare alcuni loro bisogni. Siamo affamati e cerchiamo un mezzo per soddisfare il nostro scopo: sfamarci. È possibile che commettiamo degli errori nel giudicare che un certo bene sia adatto a soddisfare i nostri fini, ma questo non importa. Fintanto che lo riteniamo adatto, gli daremo valore e quindi anche gli input necessari per produrlo ne acquisteranno.
Notiamo l’implicazione che c’è in questo ragionamento: ciò che crea valore e fa star meglio le persone non è qualcosa di fisico ma la mente umana. Le persone stanno meglio non perché hanno un numero maggiore di beni, ma perché vedono i loro bisogni soddisfatti. Ovviamente abbiamo necessità che richiedono beni materiali per la loro soddisfazione ma anche altri bisogni che possono essere soddisfatti solo dall’amicizia, dall’amore o da un’esperienza religiosa. Alla teoria economica importa soltanto il fatto che le persone abbiano bisogni da soddisfare. Per l’analisi economica non è significativo in cosa consistano questi ultimi. I beni materiali sono un mezzo potenziale per soddisfarli ma non sono gli unici.
Crescita economica
La storia della crescita economica è il racconto di come siamo stati in grado di soddisfare meglio e sempre più desideri con un minor quantitativo di risorse, lasciandone quindi una parte disponibile per provvedere ai nuovi desideri che emergono via via. La crescita inoltre implica che siamo in grado di soddisfare più facilmente bisogni primari come il cibo, un tetto e il vestiario e ci rende più facilmente in grado di soddisfare altri bisogni meno materiali come l’istruzione. Pensiamo a quanto le persone che vivono nelle ricche economie di mercato spendano in divertimenti, istruzione e altri bisogni non materiali.
L’economia non è qualcosa di materialista. Non diamo la priorità ai beni materiali su quelli immateriali. Il valore è in tutto ciò che le persone ritengono sia in grado di soddisfare i loro bisogni.
Gli economisti comprendono che l’economia di mercato è ciò che meglio riesce a soddisfare i nostri bisogni e che ci rende in grado di godere di tutti quei beni immateriali che rendono la vita degna di essere vissuta.
Articolo di Steven Horwitz su Thefreemanonline.org
*Link all’originale: http://vonmises.it/2012/08/06/leconomia-non-e-materialista/
Traduzione di Marco Bollettino