“Il 21 dicembre 2012 sarà la fine dell’egoismo, della divisione. Quel giorno dovrà avvenire anche la fine della Coca-Cola e l’inizio del ‘mocochinche’.” (D. Choquehuanca)
David Choquehuanca è ministro degli Esteri della Bolivia. Ha fatto questo annuncio nel corso di una cerimonia pubblica a cui partecipava anche il presidente Evo Morales (uno dei Chavez boys).
Nel giorno della fine del calendario Maya, il prossimo 21 dicembre, secondo Choquehuanca non finirà il mondo, ma il capitalismo sì. A suo dire, quel giorno rappresenterà l’inizio di una cultura della vita. Ora, il capitalismo (del quale, peraltro, esistono definizioni difformi, ma su questo tema non entrerò in questa sede) potrà pure non piacere, ma metterlo in antitesi alla “cultura della vita” è spararla un po’ troppo grossa. A maggior ragione se la sentenza arriva da un socialista in salsa latinoamericana.
Lo sviluppo del capitalismo è stato accompagnato ovunque da un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita, da intendersi nel fatto che il livello di benessere materiale dei più poveri è divenuto superiore a quello delle persone più abbienti nel periodo pre-capitalista.
I socialisti contestano il fatto che con il capitalismo non si raggiunga l’obiettivo dell’egualitarismo, quindi auspicano una azione redistributrice da parte dello Stato. A parte il fatto che ciò è incompatibile con il rispetto della libertà di ogni individuo e che, come concluse Orwell nella Fattoria degli animali, qualcuno finisce sempre per essere più uguale di altri (generalmente chi si assume il compito di comandare per il bene comune), la storia insegna che i risultati sono ben lungi da quelli prospettati. Non sono mancati nell’ultimo secolo esempi di esperimenti socialisti, ma nessuno ha portato il paradiso in terra. Al contrario, ci si è avvicinati a condizioni infernali.
Nonostante l’anatema di Choquehuanca – anzi, proprio per quello – credo che il prossimo 21 dicembre, se davvero il mondo non sarà finito, brinderò a Coca-Cola.
Invidia è una brutta cosa.
Invidia per i paesi dove i Cittadini hanno la possibilità di cercare la loro felicità e realizzarsi porta ad infamie che, viste da lontano, fanno ridere, ma sono presentate come cose serie ai Cittadini del posto.
Nell’Urss affermavano che ci sarebbe stato un anno di pene infinite alle quali ero doveroso non sgarrare, poi ci sarebbe stato un anno nel quale sarebbero ricomparse le patate nei negozi e le si sarebnbe potute acquistare, pur se con la tessera, il terzo anno ci sarebbe stata la possibilità di mettersi in nota per una bicicletta, al quarto per una macchina e del burro ed al quinto anno tutti i Cittadini sovietici sarebbero stati più ricchi di quegli stronzi degli americani.
Poi per tanti motivi il piano slittava e ricominciava dal primo anno, ma quella che rimaneva costante era l’invidia per la vita dei Cittadini americani, senza che alcuno si chiedesse il motivo per cui da una parte del mondo si creasse il benessere e dall’altro la povertà.
L’invidia ha mille sfaccettature, una di queste se la prende con usi che, visti da lontano, paiono la stessa bandiera a stelle e strisce.
Uno sono i posti di ristoro della Mac Donald: possono piacere o meno, offrono rapidità di servizio, prezzo contenuto e garanzia di qualità e pulizia.
Gli illuminati che invidiano gli Stati uniti se la prendono con loro accusandoli di causare obesità o comunque di somministrare cibi poco sani non compatibili con le tradizioni gastronomiche italiane e con ciò che offrono i nostri ristoranti.
Li avessi io sentiti accennare anche una sola volta ai panini ed altro che vengono somministrati negli Autogrill, se non nei bar lungo le strade camionabili: inutile, lì manca l’odiato zampino degli americani.
Secondo è la società della Coca Cola che diviene un parafulmine in tutto il mondo.
Di imitazioni ne abbiamo viste molte, la bibita piace, ed allora per colpire gli americani, dove possono, arrivano a vietarla per sostituirla con un’altra a marchio locale.
Quand’è quella data ? Il 21 dicembre 2012 ? Sarò anch’io con Facco a brindare con Coca Cola all’invidia fonte di idiozia.