“Bisognava evitare che livelli molto alti dello spread scoraggiassero alcuni Paesi a perseguire in modo risoluto le politiche economiche intraprese. Questo spiega perché l’Italia ha chiesto queste misure e perché l’Italia non fa domanda di aiuto: perché non si trova nelle condizioni in cui si trovavano Grecia e Portogallo.” (M. Monti)
Così parlò Mario Monti rispondendo alle domande dei giornalisti al termine del vertice bilaterale (l’ennesimo) con Angela Merkel tenutosi a Roma il 4 luglio. Gli scaramantici sono autorizzati a toccare ferro e anche altro, ancorché il gesto possa apparire poco elegante.
Quando fu evidente che la Grecia era sostanzialmente insolvente – eravamo a cavallo tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 – sulle prime i governanti greci tentarono di negare le difficoltà. I partner europei andarono a ruota, dicendo che la Grecia ce l’avrebbe fatta da sola. Poi a maggio divenne necessario un sostegno da parte della Bce, che prima negò che avrebbe acquistato titoli di Stato sul mercato secondario e che avrebbe allentato le regole sull’ammissibilità dei titoli da utilizzare come collaterale per ottenere liquidità da parte della banche, salvo poi fare inversione a U e iniziare a comprare titoli di Stato greci, continuando ad accettarli come collaterale a fronte dei finanziamenti concessi alle banche elleniche anche a seguito dei ripetuti declassamenti del rating di Atene.
Di lì a poco furono necessari i prestiti bilaterali da parte dei Paesi dell’eurozona, poi l’istituzione del primo fondo salva Stati (EFSF). Nel frattempo i governanti europei continuavano a ripetere che la Grecia non sarebbe fallita. Dopo circa due anni e 230 miliardi di aiuti, l’inevitabile non fu più evitato. Ciò nonostante, ancora oggi c’è chi sostiene che la Grecia non sia fallita, semplicemente perché la ristrutturazione non ha coinvolto i creditori governativi e sovranazionali.
Quando la Grecia iniziò a ricevere aiuti e fu sottoposta alle condizioni della cosiddetta troika (Ue, Bce e Fmi), gli altri Paesi traballanti cominciarono a dire che loro non erano la Grecia e non avrebbero avuto bisogno di aiuti. Però venne il turno dell’Irlanda (che nel 2008 improvvidamente pensò di farsi carico di tutti i problemi del sistema bancario domestico), poi del Portogallo.
Fu poi la volta di Italia e Spagna, con il debito spagnolo fino a qualche mese fa considerato meno rischioso di quello italiano e i governanti di Madrid che si spingevano a dire che loro non erano come l’Italia, e che subivano il contagio da parte di quest’ultima. Nonostante avessero un sistema bancario imbottito di sofferenze e di ipoteche su immobili che perdevano rapidamente valore, dalla Spagna hanno continuato fino a poche settimane fa a negare che avessero bisogno di aiuti. Nel 2010 pensarono perfino di risolvere il problema fondendo una serie di casse di risparmio putrescenti, in base al principio (che fa a pugni con il buon senso) secondo il quale unendo delle società con gli stessi problemi si ottiene una società senza problemi. Alla fine hanno dovuto prendere atto che si sbagliavano, e hanno richiesto (e ottenuto) uno stanziamento fino a 100 miliardi da parte dell’EFSF per salvare le banche, 30 dei quali arriveranno a breve.
Adesso Monti ha spinto per avere una sorta di scudo anti-spread, che dovrebbe soccorrere i Paesi virtuosi (ma se i Paesi fossero virtuosi, perché la “cattiva speculazione” dovrebbe dubitare di tanta virtù?). Però si è poi affrettato a dire e ripetere che l’Italia non ne ha bisogno e non chiederà nessun aiuto.
Visti i precedenti…
È stucchevole come la gente continui a credere alle balle dei politici. Di fronte a prove e riprove non hanno ancora staccato la spina della loro fiducia. Io resto ancora basito, ma così va il mondo!!!!