In Italia il livello di pressione fiscale non accenna a diminuire, benché da tempo questa abbia superato i livelli di sostenibilità economica per famiglie ed imprese, incidendo negativamente sul bilancio degli investimenti, dei consumi e della crescita della Penisola. La tassazione muta a seconda dei parametri e delle categorie prese in considerazione, quindi per delineare un valore indicativo faremo riferimento ai dati forniti rispettivamente dalla Confcommercio, dalla CGIA di Mestre e da un calcolo realizzato dall’economista Samuel Magiar e aggiornato alla luce delle nuove tasse introdotte dall’esecutivo tecnico-bipartisan di Monti.
Lo studio Confcommercio presentato all’ultimo Forum di Cernobbio su Le prospettive economiche dell’Italia nel breve-medio termine mostra il trend di crescita della pressione fiscale apparente dal 43% nel 2007 al 45,2% nel 2012. L’Italia in cinque anni è passata dal 7° al 5° posto tra i Paesi più ad alta pressione fiscale in Europa (al 1° posto la Danimarca con 47,4%, poi Francia 46,3%, Svezia 45,8% e Belgio 45,8%); ma se si toglie dal Pil la quota di sommerso, la pressione effettiva fiscale sui contribuenti in regola nel 2012 è pari al 55%. Tale dato è confermato dalla CGIA di Mestre in vista di un ulteriore aumento dell’IVA previsto per il prossimo autunno. Il paese in cui viviamo è quindi al primo posto in Europa e nel mondo davanti a Belgio (48%) e Svezia (46-47%) come Paese ad alta estorsione fiscale di Stato.
Se nel 2011 la pressione fiscale “reale” che pesa sui contribuenti italiani ha sfiorato una ipotesi massima del 52%, con gli effetti dell’ultima manovra estiva di Berlusconi e degli interventi del Governo Monti, in relazione alle manovre correttive per il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, vi saranno ulteriori impennate di carico fiscale sui contribuenti che certamente prolungheranno la recessione del Paese. L’Iva contribuirà ancora una volta. Secondo le rilevazioni dell’economista Samuel Magiar, sommando alle tasse precedenti l’IMU e altre tasse minori (ma non marginali) locali e altre occulte, potremmo arrivare agevolmente alla soglia di tassazione al 75% (un modello imitato anche oltralpe dai socialisti) del reddito prodotto o forse più a seconda delle categorie interessate. A fronte di tali dati inquietanti, bisogna notare come nonostante tale livello di pressione fiscale lo Stato risulti in costante deficit spendendo comunque notevolmente di più di quanto incameri, a tal punto che il debito pubblico italiano continua ad aumentare (con tanti saluti a chi crede che il governo Monti stia risanando i conti e messo in sicurezza il Paese dal default con tagli alla spesa pubblica) e con esso il rapporto deficit/Pil all’8% ben al di sopra della soglia massima europea del 3% e dell’1,7% previsto dal governo Monti per fine anno.
E’ quindi da immaginarsi, a differenza della propaganda promossa dall’Agenzia dell’Entrate sulle tasse, come un eventuale aumento delle entrate o una tassa patrimoniale (caldeggiata oltre che dai sindacati anche dagli industriali) non permetterebbe nè maggiori servizi pubblici (oggi già onerosi e di pessima qualità) nè comunque un risanamento o un riequilibrio tra entrate ed uscite vigenti dello Stato. Befera e Monti potranno far credere che l’economia sommersa costituisca un tesoretto da scovare, un deficit per le casse dello Stato a causa del passivo di bilancio, ma in realtà non solo la lotta all’evasione costa più di quanto raccoglie (spendendo tale denaro non certo per i servizi), ma lo Stato non ha alcun diritto morale a porre i propri tentacoli anche su tal denaro. Appare evidente come il problema di bilancio statale non si possa risolvere inseguendo fantomatici evasori fiscali in montagna, nelle vie della moda o con accertamenti ed ispezioni della GdF presso le attività commerciali, il problema sta nella presenza di un sistema statale assistenziale redistributivo che predilige l’ottica dei tax consumers a detrimento dei tax payers produttori, il tutto per ragioni di interesse politico; la politica non vuole operare tagli alle spese, agli sprechi pubblici, in quanto ciò non si conforma all’ottica elettorale del voto di scambio e con la sua gestione partitocratica e lottizzatrice.
Con una simile situazione la disobbedienza fiscale diventa – come affermano molti studiosi, ma finanche l’ex ministro Antonio Martino – una forma legittima di resistenza civile a fronte di una tirannia statale predatoria; eppure nonostante tali evidenze logiche si insiste distopicamente per parassitismo e con finalità demagogiche sul bottino estorto, ad invocare lotte all’evasore e caccie senza quartiere ai “kulaki” che si rifiutano di sottostare a tale vassallaggio iniquo e tirannico. Il regime di Polizia tributaria ha raggiunto vette di criminogenità superiori a quelle descritte da Orwell in 1984 e la stessa propaganda goebbelsiana fatta di evasori-parassiti da porre alla gogna mediatica e di specchietti welfaristici da presentare come giustificazione del furto legalizzato perpetrato, trovano grancassa sulla rete in una serie di siti, promossi da sedicenti zelanti onesti cittadini patriottici italiani, i quali come all’epoca di Stalin e di Hitler o della rivoluzione culturale maoista si pongono al servizio del Grande Fratello nel ruolo di informatori e delatori ausiliari dello Stato, al fine di segnalare gli esercizi commerciali, i clienti o i presunti evasori fiscali, il tutto ai fini di una degenerato culto della legalità, il quale sottende giustizialismo ed invidia sociale.
Non tutti gli autori dei siti sono noti, molto spesso si tende a volerli presentare come iniziative spontaneiste nate dal basso o sulla rete al fine di dar loro un senso di populismo indignato e d’onestà, in realtà è assai probabile come dietro a tali siti e gruppi, si celino quelli che di tasse ci vivono, i tax consumers, ideologicamente legati all’Italia sprecona e al Pantalone che paga sempre (magari attratti da una qualche prospettiva di ricompensa o benefit sulle segnalazioni fornite), ma fors’anche qualche statale nella P.A (forse anche nel Ministero dell’Economia, nell’Agenzia dell’Entrate o in altri settori dello Stato direttamente beneficiati da tale lotta).
In quest’inchiesta metteremo sotto tiro questi portali, i cacciatori d’evasori fuori e dentro la rete e i social network, i quali invocano più tasse, più inasprimento delle pene nei confronti di chi difende solamente il frutto del proprio lavoro preferendo evadere al fine di pagar meno e non contribuire al sostentamento di un sistema iniquo, illiberale e vessatorio che sta drammaticamente impoverendo a suon di tasse il Paese e i portafogli dei cittadini.
Iniziamo parlando di un sito che fin dal suo dominio è tutto un programma: tassa.li.
Tassa.li è un progetto open data che renderà disponibile allo Stato italiano tutti i dati raccolti dagli utenti, il sito si basa su un’applicazione mobile che dà l’opportunià di segnalare gratuitamente ed in modo anonimo episodi di evasione fiscale. In pratica è un’applicazione gratuita per apparecchi iOS (iPhone, iPad, iPod) e Android disponibile rispettivamente su App Store e Android Market, che secondo gli ideatori dovrebbe essere usata ogni volta che non ti viene fatto lo scontrino o emessa la fattura per beni o servizi pagati. Unico requisito un «forte senso di integrità», ovvero l’adesione cieca, amorale e priva di scrupoli nei confronti dello Stato e alla sua causa anti-evasione al di là di ciò che essa realmente significa.
D’altronde gli autori del sito si credono filantropi dell’umanità, esattamente come credevano di esserlo i funzionari sovietici o i vopos della Germania dell’Est, nel porre risoluzione a problemi che ostacolavano la luminosa e progredita affermazione dello Stato e della sua élite di comando. Il progetto viene descritto come realizzato da «un gruppo di giovani ragazzi con la passione per la tecnologia e per l’imprenditoria con lo scopo di creare uno strumento utile per la collettività». La delazione e la promozione di segnalazioni alla pubblica autorità al fine di indurre alla chiusura migliaia di attività imprenditoriali è per loro un business utile ad una immaginaria “collettività”, dalla quale stanno fuggendo imprese e giovani in gamba. Tassa.li segnala gratuitamente ed in modo anonimo episodi di evasione fiscale, i suoi ideatori incitano ad usare il loro software ogni volta che «non ti viene fatto lo scontrino o emessa la fattura per beni o servizi pagati e contribuisci a combattere l’evasione fiscale». Il sito è un fans club degli amanti dello scontrino fiscale e si prefigge di dar la caccia a tutti coloro che non lo emettono, attraverso le segnalazioni dell’ammontare della spesa indirizzate via telefonino ad un software mappa in stile gmap con indicata la località precisa dell’esercizio.
Il software dà – in stile un po’ cubano – anonimato al delatore ma non all’evasore ovviamente (o presunto tale) dato che la località consentirà una sua successiva facile identificazione oltre a definire statisticamente i settori commerciali dove si evade di più. Nessuno garantisce che tale strumento segnali reali o effettive evasioni dato che il servizio gratuito potrebbe essere usato come forma di concorrenza sleale al fine di danneggiare con false segnalazioni delle oneste attività commerciali divenendo uno strumento per colpire determinate attività commerciali o zone produttive a beneficio degli anonimi delatori. Nel momento in cui scriviamo vi sono state 100.146 segnalazioni da parte di 51.916 delatori sopratutto a Roma, Milano e Torino.
Ma chi sono questi giovani ragazzi che scambiano la realtà per un enorme videogioco sul quale divertirsi e diventare famosi sulle spalle di delazioni e segnalazioni online? E’ un gruppo variegato di personaggi (nessuno avente qualifica d’economista) in cerca d’autore e forse di una qualche spintarella o segnalazione al fine di ottenere una collocazione fissa in qualche ambito pubblico.
L’ideatore del sito è Edoardo Serra (il primo nella foto a sinistra), ingegnere informatico di Torino trasferitosi a Parigi, il quale si descrive come un guru (forse illudendosi di essere l’erede di Steve Jobs) ricevendo spazio ed intervista sul TG regionale.
Gli altri membri della “banda dello scontrino” sono:
Riccardo Triolo (il secondo nella foto a sinistra) di Torino, ha lavorato come dottore commercialista, anche lui si dichiara businessman fautore di vari progetti online, peccato che non abbia fornito la propria partita IVA per trasparenza.
Ciro Spedaliere (il terzo nella foto a sinistra) torinese, si presenta come l’intellettuale del gruppo, pur non dichiarando la sua professione attuale (ammesso che ne abbia una…)
Matia Gobbo (il quarto nella foto a sinistra), dopo un passato da cestista nei campi della Venezia Giulia e aver studiato da architetto a Venezia è un graphic designer trasferitosi a Londra (è evaso pure lui dall’inferno fiscale italiano!) da un anno.
Bruno Bellissimo (il quinto nella foto a sinistra) napoletano, preferisce non dichiarare alcuna ulteriore informazione, forse non è fantasioso come i suoi compagnucci di gioco nel fornire mirabolanti profili, oppure pensa narcisisticamente che la foto e il suo cognome bastino e avanzino.
Infine, la ragazza della compagnia, Nicoletta Donadio (nella foto a sinistra) anche lei è attualmente all’estero (è residente a Santiago del Cile), dopo aver abbandonato la facoltà d’informatica all’università si è dedicata in attività ludico-ricreative.
Sul loro sito giustificano la “loro creazione” così: Per «la legge italiana, l’emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale a fronte dell’incasso di un pagamento per la cessione di beni o la prestazione di servizi è parte degli obblighi fiscali dei commercianti e di chi fornisce servizi al pubblico». Ancora: «Per quanto motivo di ridotto beneficio individuale, questi eventi danneggiano in misura importante il sistema fiscale e la collettività». E’ vero, il mancato rilascio dello scontrino danneggia il sistema fiscale ma non è altrettanto vero che ciò danneggi la collettività, come la propaganda pretenderebbe d’inculcare nelle teste di chiunque, a partire dai bimbi delle elementari. E ribadiscono: «Maggiore è l’evasione, maggiore sarà la pressione delle imposte su chi invece le paga e contribuisce così a finanziare il funzionamento dello Stato e i servizi che questo offre – anche agli evasori». Una storiella assolutamente non dimostrata, ma che – come ogni bugia – se ripetuta all’infinito finirà col diventare una “verità di Stato”.
In conclusione tale sito pare essere la versione mobile del sistema che Befera ha preparato a livello centrale, l’obbiettivo è senza dubbio quello di incutere un pizzico di terrore tra gli esercenti, nella sicumerica ma erronea valutazione che un simil meccanismo sia moralmente accettabile sia sul piano della libertà civile che in quella economica. Tassa.li, insomma, non è solamente il sottoprodotto di una profonda ignoranza/ingenuità economica sulle questioni fiscali in genere, ma risulta essere in primo luogo un pericoloso esperimento di ingegneria sociale partecipativa finalizzata a porre organicamente gli utenti quali strumentali occhi e orecchie del Leviatano, in un processo dove a fronte della responsabilizzazione coatta e collettiva a norma di legge, si assiste alla scomparsa della responsabilità morale individuale del singolo.
Purtroppo non è l’unico in rete, altro sito analogo al precedente è http://evasori.info/, apprezzato da circa 15.000 utenti (ma utilizzato da molta meno gente), attraverso google map mostra le segnalazioni (delazioni) anonime inviate quale evasione o tentata evasione da parte di lavoratori autonomi, dipendenti che fanno un doppio lavoro in nero, aziende che emettono fatture false o da chi affitta una casa senza contratto. La motivazione del sito sarebbe quella dell’«ingiustizia fiscale che costringe alcuni a pagare più tasse per quelli che le evadono. Le conseguenze sono tasse alte, disavanzo pubblico, servizi pubblici scadenti», ovvero una motivazione tipicamente statalista, il quale tra l’ottuso e il furbesco (a seconda dei casi), non si riconosce che l’ammontare fiscale versato con le tasse non dà automaticamente o necessariamente un equivalente servizio; in genere a livello di monopolio pubblico, questo non solo è utopico ma raramente possibile, in quanto, chi fornisce il servizio (lo Stato/ il politico) non ha alcun obbligo né volontà nel farlo, dato che costituirebbe un minor gettito fiscale ad uso discrezionale (di denaro pubblico) per sé, inoltre elettoralmente sarebbe per lui sconveniente adempiere a tali promesse, dato che venendo soddisfatte ne cadrebbero d’aspettativa, ergo metterebbero a rischio la sua successiva riconferma-rielezione.
L’ottica giustificazionista a difesa dell’operato del politico da parte del sito evasori.info è palesemente ipocrita dato che non pone nè un limite nè alcuna critica al sistema vigente basato sul dissennato deficit-spending da parte dei politici; se i servizi sono scadenti nonostante l’alta tassazione ciò dimostra non solo l’incoerenza dell’equivalenza ”più tasse uguale più servizi” ma anche come lo Stato sia inevitabilmente un soggetto fornitore di servizi di basso livello qualitativo, il tutto a causa della sua fallimentare pianificazione dirigista e del suo regime di monopolio discrezionale nell’uso del denaro.
Il sito, che il suo autore assicura svolgere una mera funzione statistica, vorrebbe «promuovere un dibattito su questa piaga sociale, e creare un movimento grass-roots per elevare la coscienza civica dei nostri concittadini»; non sarebbe collegato alla Guardia di Finanza, ma nonostante ciò al suo interno mostra, «per chi voglia far seguito alla segnalazione anonima con un esposto ufficiale, identificando l’evasore ma anche fornendo le proprie generalità, ci si può rivolgere al 117 della Guardia di Finanza, chiamando dal posto dell’evasione. Oppure, quando fai una segnalazione, Evasori.info ti fornisce anche un modulo pronto per essere stampato e portato ad un comando provinciale della GdF. Se hai fatto o hai intenzione di fare questo, ti invitiamo ad indicarlo nella segnalazione su Evasori.info, per poter tracciare la percentuale di segnalazioni che hanno o possono avere un seguito ufficiale. Infine, puoi condividere le tue segnalazioni su Evasori.info con chi vuoi tramite Twitter e Facebook, usando il link che ti forniamo, in modo anonimo o no». Anche in questo caso «poiché i dati non sono verificati, essi non hanno alcun valore fiscale, finanziario, o legale», vale il ragionamento in precedenza espresso circa l’aleatorietà di una simile iniziativa delatoria, la quale pone in atto, senza alcun riscontro di cifre e fatti certi, solo una pericolosa caccia all’untore.
Il sito ha una sua app per iPhone o Android, dove non c’è bisogno di immettere indirizzo,comune e provincia per la segnalazione dato che lo smart phone conosce già la posizione dell’utente, arrivando così di fatto a monitorare sia il delatore che l’”evasore”. Per notificare agli amici le segnalazioni tramite Facebook o Twitter al momento della segnalazione esiste l’applicazione Evasori.info per Facebook che permette, agli utenti Facebook che la autorizzano, di notificare le segnalazioni effettuate aggiornando il proprio stato, al momento di una segnalazione, qualora si voglia fare tornei di delazione con gli amici o aspirare al ruolo di futuro appuntato volontario delle fiamme gialle. Chi effettua la pubblica delazione può farlo mediante un nickname, registrato, al fine di poter risultare in unaclassifica per numero di segnalazione ed ammontare denunciato di denaro.
Nonostante ciò si afferma, «l’inclusione di tali dati non comporta l’approvazione o l’avallo da parte dell’amministratore del sito, il quale non registra l’identità degli utenti e non effettua alcun tipo di controllo dei dati». In realtà, «possono essere trattati dati relativi a persone identificabili.L’indirizzo IP (internet protocol) degli utenti che riportano dati viene registrato. Questo viene fatto in supporto di misure per la prevenzione o la limitazione di abusi del sito. Tali dati personali non vengono comunicati o diffusi. Ulteriori dati sugli utenti nel corso della loro navigazione del sito vengono loggati dal web server, tali dati potrebbero essere utilizzati per l’accertamento di ipotetici reati informatici. I dati forniti volontariamente, autonomamente, ed esplicitamente dagli utenti (compreso il nickname) sono utilizzati per fornire il servizio del sito, cioè per mappare i dati pubblici sull’evasione fiscale forniti dagli utenti stessi. Tali dati sono automaticamente diffusi al pubblico tramite il sito».
Il sito ha un suo database con raccolte per categorie professionali ed economiche basate sulla classificazione Ateco dell’Unione Europea, usata dall’Ufficio delle Entrate, con tutte le segnalazioni per provincia ed ammontare della cifra “evasa”, «le categorie vanno interpretate come settore del reddito sommerso e non dichiarato al fisco, piuttosto che come identificazione di una certa categoria di lavoratori autonomi; le tasse evase potrebbero includere diversi tipi di imposte, non solo l’IVA. Anche per questo il sito riporta l’ammontare del sommerso (cifre non dichiarate) piuttosto che l’ammontare delle tasse evase, che sarebbero difficili da stimare». E’ da notare, inoltre, come le segnalazioni su mappa tendano a tratteggiare un mitologico Nord evasore (in quanto secondo la vulgata ricco e produttore) a fronte di un Sud immune da tale fenomeno (tranne che in qualche città come Roma, Napoli e Bari). Una tesi destituita di fondamento, come sostenuto da diversi studi, tra i quali quelli del professor Ricolfi.
E’, invece, assai probabile che l’assenza di rilevanti segnalazioni dal meridione da parte degli utenti del sito sia anche dovuto a una maggior ritrosia da parte della popolazione verso la delazione, quale opposizione anti-fisco. Il sito apparentemente vuol far credere che lo scopo di Evasori.info non è la delazione, ma la collezione e mappa di dati sul fenomeno sociale dell’evasione, senza voler identificare nessuno, in realtà sebbene si affermi che nelle grandi città la risoluzione è più o meno quella di un quartiere (0.01 grado di latitudine/longitudine, o circa 1 km2) mentre nei piccoli comuni le zone diventano molto più vaste (0.1 grado, quasi 90 km2), appare evidente che la specifica tipologia del servizio commerciale segnalato sia facilmente riscontrabile ove le autorità pubbliche volessero verificare tali segnalazioni, in 1km o nei piccoli comuni, dato che difficilmente sono presenti numerose attività del medesimo tipo. Sempre secondo Evasori.info, l’inaffidabilità delle segnalazioni, in quanto sito sociale, è statisticamente trascurabile, il che è alquanto opinabile.
Il sito al fine di apparire senza macchia e paura punta anche sul filantropico (i proventi delle donazioni o del proprio merchandising vengono dati ad Emergency, che fa sempre molto radical chic terzomondista…), dichiarando che il suo amministratore, in quanto italiano residente negli Usa non paga le tasse al Paese che monitora. Sicché anche qua abbiamo un patriottardo in trasferta estera il quale pretende con somma faccia tosta di moralizzare a distanza i suoi compatrioti rimasti in Italia, benché egli paghi una media di pressione fiscale del 29,2% tra imposte federali, statali e tasse locali statunitensi, a differenza del 75% di pressione italiana! Qualcuno dovrebbe ricordargli che gli Usa sono nati da una rivolta fiscale.
Il professore di informatica autore del sito e lavorante in qualche università privata (ma ovviamente liberal), si crede addirittura un novello “eroe dei due mondi”, benché egli lotti da migliaia di chilometri di distanza in un Paese con quasi 1/3 di pressione fiscale rispetto all’Italia. Secondo lui, l’unico problema della Penisola sarebbe la mancanza di denaro versato allo Stato italiano, non l’alto livello di pressione fiscale al netto della bassa qualità dei servizi, né i costi e gli sprechi di denaro pubblico ad opera del governo e delle sue caste ad esse connesse. Ma se davvero questo zelante patriota ama così tanto l’Italia e il suo regime istituzionale come mai se ne è andato? Tale “supereroe” andrebbe doverosamente “premiato”, peccato che voglia mantenere l’anonimato per motivi di privacy, ma non disperatevi, lo potete “ringraziare” qui.
Altro sito contro l’evasione fiscale èNonevado.it realizzato da due ingegneri, il cagliaritano Ernesto Puddu e da Alessandro Cireddu, un altro sardo trasferitosi in Piemonte con la collaborazione di Marcello e Mariella. Il sito apprezzato da 2500 utenti, con tanto di applicazione per iphone, «nasce per fornire ai cittadini uno strumento per segnalare e trovare attività, professionisti, commercianti onesti, ossia che non evadono le tasse. Insomma gente che emette sempre lo scontrino/fattura. Più il sito sarà usato e maggiore risalto daremo al popolo dei “non furbi”, quelli che non penserebbero neanche per un istante a dire l’orribile frase: con fattura o senza? E’ arrivato il tempo di spendere responsabilmente, è ora di stanare gli onesti». La solita solfa: “L’evasore come un malavitoso qualsiasi”, volendo invece promuovere positivamente, sulla solita cartina italica, gli esercizi commerciali che effettuando scontrino e fattura garantiscono a politici e loro amichetti (ed amichette) il bottino da spartirsi annualmente; effettivamente un sito non certo per furbi.
Ma tanto basta come finalità politicamente etica per aver ottenuto da agenzie di stampa (Adnkronos), trasmissioni tv (Piazza pulita, Caterpillar) e giornali locali (Unione Sarda) e nazionali (il Fatto Quotidiano , il Manifesto) il pubblico plauso. Vi sono comunque delle perplessità inerenti a tale iniziativa, in primo luogo non si comprende con quale criterio d’attendibilità tali esercizi commerciali vengano scelti o possano dichiarasi onesti; nulla impedisce che anche questo sito possa promuovere una forma di pubblicità subliminale anche ingannevole; d’altronde gli autori del sito non sono né finanzieri né in grado di certificare il bilancio di tali attività (anche se la presenza tra i link amici dell’ Agenzia delle entrate può essere indicativa di chi esercita i controlli, in attesa del famoso bollino dell’onestà o della fedeltà al fisco…). La presunzione di Nonevado.it è inoltre legata alla sua autoreferenzialità, tanto che stando alla sua funzione solo chi compare sul sito è onesto mentre le imprese, i commercianti e gli artigiani non presenti sono considerati implicitamente come evasori, ergo disonesti, ergo da additare come anti-italiani.
In Italia, secondo Nonevado.it, solo 1.254 attività pagherebbero le tasse e farebbero scontrino e ricevuta, se così davvero fosse, lo Stato italiano sarebbe fallito da tempo e certamente i suoi abitanti avrebbero un tenore sociale di vita ben maggiore di quello vigente derivante dalle varie gabelle a loro imposte.
Passiamo infine brevemente in rassegna le iniziative anti-evasione su FACEBOOK, tra le pagine, gruppi tematici; segnaliamo il gruppo Amici dello scontrino e della ricevuta fiscale (collegato al sito Nonevado.it), dove i feticisti degli amanti del Grande Fratello fiscale amano rendere note le loro spese presso vari negozi ed attività professionali, nella speranza che Befera veda e provveda contro chi attua sconti o non dà la ricevuta al momento del pagamento.
Il gruppo non a caso pone come sua motivazione di scopo sociale una versione assai prossima a quella dell’ingannevole mantra-video spot dell’Agenzia dell’Entrate: “Se tutti pagassero le tasse vi sarebbero più servizi per tutti”; «Quante volte hai rinunciato a richiedere lo scontrino o la ricevuta temendo di passare per un velleitario e inattuale rompimaroni? E’ ora di vincere questa vergogna. Pensa per un attimo alle tue tasse, alle cinque ore di coda che hai fatto al Pronto Soccorso, alla Statale coi buchi che hai percorso per arrivare fin lì. Se quel furbastro che non ti fa la ricevuta pagasse le tasse… ecco, ci siamo capiti. Per cui chiedi e fa’ richiedere ‘sta cazzo di fattura. E quando ti chiederanno se ti serve, rispondi con la formula magica: “No, è che sono amico dello scontrino e della ricevuta fiscale“»
Si legge anche: «Il gruppo NON è politico, partitico e non è un blog di discussione sulla legittimità dell’imposizione fiscale. Chi non condivide gli obiettivi (pagare le tasse e fare in modo che le paghino anche gli altri) è pregato di non intervenire e non postare». Sul fatto che non sia partitico non abbiamo dubbi, dato che tutti gli attuali soggetti partitici sono favorevoli alla lotta all’evasione e a più tasse, ergo ogni distinzione identitaria appare superflua ed obsoleta; quel che è sbagliato è definire tale gruppo come “non politico” solo perché menziona episodi di vita quotidiana e non partiti o attività politiche. Pur non essendo politico in chiave partitica, esso è in realtà tre volte politico. In primo luogo, in quanto la funzione sociale e la finalità di scopo del gruppo è a favore di un atto funzionale allo Stato (lenone). In secondo luogo, in quanto tale gruppo si prefigge come suo messaggio di far pagare le tasse anche agli altri (addirittura la coercizione e l’intimidazione verso il prossimo non è neppure nascosta da parte dei suoi amministratori i quali non amano il confronto d’opinione con chi non la pensa come loro). In terzo luogo, le ricadute di tale pagamento di tasse essendo a beneficio dei politici, è chiaramente un atto politico.
C’è poi – personalissimo parere – un vero e proprio caso umano, quello del designer milanese Alessandro Rimassa (nella foto qua a sinistra) il quale è autore della seguente sua nota Facebook Io denuncio, e tu? Si chiama educazione fiscale, nella quale descrive la sua opera di delazione fiscale (lui però la chiama neolinguisticamente “educazione fiscale”) presso una panetteria del capoluogo lombardo all’alba del giorno dell’Epifania di quest’anno. Ovviamente anche costui è mosso da una presunta superiorità moralità civile ed etica, al punto da vantarsi di aver denunciato un panettiere che alle ore 4:13 del mattino, era intento a lavorare al forno e a servire pizze e focacce ai clienti.
L’occhialuto radical-chic uscito dalla discoteca assieme ai suoi amici, avendo voglia di pizza entra nella panetteria e nota che nessuno dei diciassette clienti davanti a lui ha ricevuto lo scontrino fiscale, il che per lui (non per gli altri clienti, felici di aver trovato qualcuno che lavora di notte per sfamarli e soddisfare il loro bisogno) è un crimine inaccettabile da denunciare alle forze dell’ordine (mettendosi addirittura a stimare l’ammontare evaso giornalmente, mensilmente e addirittura annualmente dal fornaio!) in quanto a suo dire tale evasione ha ricadute esponenziali sulla società (altro che moltiplicatore keynesiano…).
Sapete perché tal Rimassa ha fatto la denuncia all’autorità?
«Chiedo lo scontrino e se vedo un fatto grave lo denuncio. Perché amo l’Italia». Per lui bisogna «far sì che i servizi siano migliori ed essere davvero tutti l’uno uguale all’altro, dobbiamo chiedere e pretendere lo scontrino, la ricevuta, la fattura. Sempre, anche per pochi cent. Altrimenti è inutile lamentarci di questo o quel governo, di questo o quel partito, di questo o quel parlamentare: siamo noi i primi colpevoli del fallimento, culturale prima che economico e politico, del nostro Paese». Naturalmente per Rimassa (al quale forse conviene portarsi il cestino da casa in caso di spuntino post-disco) se i politici italiani spendono e sprecano soldi pubblici più delle entrate reali creando una situazione greca prossima al default a causa dell’enorme debito pubblico, il fallimento è culturale ma dovuto unicamente agli evasori (non della politica parassitaria e del suo paradigma economico tassatorio!), anzi, è tutta colpa del fornaio by night!
La propaganda di Befera genera mostri in una società catatonica, priva molto spesso di buon senso, raziocinio e di basilari rudimenti economici liberali.
Il caso di cui sopra è indicativo, ma non è l’unico, un altro esempio è quello fornito da Giammario Battaglia (nella foto a sinistra), il quale sul suo blog si descrive come mediatore professionista civile e commerciale ai sensi del DM 180/2010, Project Manager nel recupero crediti, avendo svolto (dal 1997 al 1998) il servizio di leva presso la Guardia di Finanza con il grado di Sottotenente impegnato in numerose operazioni di anticontrabbando ed antidroga presso la prima sezione operativa della 1^ Compagnia della Legione di Ancona. Nel 2004 è nominato Project Leader in un progetto finanziato dalla Regione Lazio con 500mila €, nel 2005 ha assunto l’incarico di Spin Doctor per l’on.le Massimo Nardi, responsabile della DCA della Regione Lazio, ha curato la stesura del programma politico di Governo 2006, per il raggruppamento Democrazia Cristiana per le Autonomie – Partito Socialista, denominato: Dal Lazio partono 20 sagge proposte per lo sviluppo dell’Italia ed il Programma politico 2006 per il Comune di Roma per il candidato alla carica di Sindaco del Comune di Roma l’ononrevole Mauro Cutrufo.
Nel 2006 è stato candidato alla Camera dei Deputati, frequentatore dei corsi della Fondazione Farefuturo, tuttora promuove un proprio programma politico favorevole alle energie rinnovabili, al salario minimo e al diritto alla salute e alla patrimoniale.
Battaglia è autore questa pagina evento Facebook: Vuoi aiutare lo Stato a dare la caccia agli evasori? ispirato dallo spot tv di Befera, al quale hanno aderito solo 87 persone, dove si chiede di indicare sulla mappa la località dove si è consumata l’evasione e l’importo, senza menzionare i nomi ed i cognomi degli evasori, per non incorrere in denunce per diffamazione. Una caccia ai soldi degli altri non certo disinteressata per l’ex fiamma gialla con ambizioni parlamentari e un curriculum legato a doppio filo con la politica.
Per concludere questa lunga inchiesta afferente il distopico mondo italico dei “piccoli Befera crescono”, vogliamo citare quanto disse il premio Nobel all’economia Milton Friedman – visitando l’Italia – nel 2001, in merito all’allora situazione italiana relativa al fenomeno dell’evasione fiscale, quale reazione all’alta pressione fiscale: «L’Italia è molto più libera di quello che voi credete, grazie al mercato nero e all’evasione fiscale. Il mercato nero e l’evasione fiscale, hanno salvato il vostro paese, sottraendo ingenti capitali al controllo delle burocrazie statali. E per questo che io ho più fiducia nell’Italia di quel che si possa avere dalle statistiche, che sono pessime. Il vostro mercato nero è un modello di efficienza. Il governo un modello di inefficienza. In certe occasioni un evasore è un patriota».
Chissà se gli eroi di cui sopra si sono accorti che undici anni dopo stiamo messi peggio, molto peggio!
A: questi siti non dovrebbero neppure essere nominati; così si fà il loro gioco.
B: se non erro esiste una cosa che si chiama concordato fiscale che libera dall´obbligo e dal patema scontrino.
C: molti di questi scemi se ne sono dovuti andare all´estero in cerca di fortuna e cercano di dare man forte al sistema che li ha mandati via…
D: probabilmente molti se non tutti aspirano al posto di vice befera, ma credo che quei posti di aiuto taglieggiatore siano già occupati.
Guest
A proposito delle somme astronomiche che si stanno spendendo per rinnocvare l’arsenale della nostra aeronautica militare, mi si consena un sillogismo: 1)finanziare un delitto è un delitto; 2)la guerra è un delitto; ergo 3) finanziare con il pagamento delle tasse la guerra è un delitto. Attendo la confutazione di qualche teologo sempre pronto a bollare l’evasione come peccato mortale (altro che la pedofilia:bazzeccole…)
Non ce l’ho fatta a leggere fino in fondo, mi veniva da vomitare..
Possibile ci siano in giro ancora dei deficienti che continuano a fidarsi di quelli che ci hanno messo nella merda fino al collo?
L’argomento è ovviamente molto complesso, oltre che attuale. Ma a una mia personale lettura non posso che evidenziare come l’articolo mi sembri steso più per screditare gli ideatori delle iniziative, che per ribattere in modo efficace sulle iniziative stesse. Mi ricorda purtroppo una certa strategia “del fango”.
In linea generale, ODIO chi continua a credere che evadere sia lecito. Dal grande industriale alla siùra che si fa ripulire il pozzo nero. E son ben felice si diffonda nel territorio una propensione alla segnalazione (in america, certamente non Cuba, come riportato dall’articolo, se si segnalano evasori si ha diritto a una % sul recuperato. Che paese comunista.).
Certamente non è il massimo della convivenza civile e tantomeno il migliore dei mondi, ma forse il migliore dell’attuale mondo possibile; chi è nel giusto è tranquillo, gli altri se la facciano pure un po’ sotto.
Giusto per chiudere, ovviamente non si vada off-topic riportando i vari casi Equitalia & Company a bilanciare la cosa (che ovviamente in larga parte ritengo assurdi e deprecabili), e chiarendo che parlo da imprenditore che non vede l’ora si proponga sul panorama politico/dirigenziale nazionale un VERO partito/movimento liberista che dimezzi le tasse e faccia capire che intraprendere e arricchirsi (in modo lecito) è giusto e aiuta la società.
Ma dire che l’evasione ha salvato l’italia.. vabbe..
lO HA DETTO UN PREMIO NOBEL…
Egregio signore. Tanto per cominciare, l’America non rappresenta, almeno per me, un modello da imitare in toto. Secondo: come diceva Hegel, non è vero che i popoli preferiscono essere liberi piuttosto che potenti. Gii USA sono la Nazione militarmente più potente del mondo e per mantenere questa posizione destinano alla spesa militare una quantità enorme di fondi statali. Va da se che le tasse siano piuttosto elevate. In Italia paghiamo molte più tasse dei cittadini americani per avere come controparte dei servizi sociali assolutamente scadenti e per non essere nessuno, non solo nel mondo, ma anche soltanto nella vecchia Europa. Questo perchè la maggior parte delle entrate fiscali vengono utilizzate per mantenere decine di migliaia di parassiti che vivono sulle spalle dello Stato, cioè dei cittadini italiani, quindi anche sulle sue. Gli esempi di dipendenti dello Stato che guadagnano centinaia di migliaia di euro l’anno quando i corrispettivi europei ne guadagnano un decimo, sono decisamente numerosi. Se Lei vuole continuare a pagare per mantenere questa gente e mantenere un sistema di parassitismo che sfrutta chi produce ricchezza, faccia pure. Ma non se la prenda con chi dice: “Adesso Basta!!!!!” Ci sono persone che di fronte all’ingiustizia di vedere girare per l’Italia decine di migliaia di dipendenti regionali, statali, provinciali e chi più ne ha più ne metta, perde la pazienza. Ci sono persone che quando vedono guardie zoofile, guardie carceraie, carabinieri, polizia provinciale, vigili urbani, polizia postale, guardia di finanza, polizia regionale, guardie forestali ecc. si pongono la domanda: “Ma questa gente serve davvero? Chi la mantiene?” E siccome la risposta è immancabilmente la stessa, qualcuno decide che i frutti del suo lavoro e della sua creatività non possono e non devono servire a mantenere gente che ha come unico obiettivo quello di vivacchiare alle spalle dello Stato. Quanto all’economia sommersa, Friedman o non Friedman, Lei pensa davvero che se non ci fosse stata, l’Italia oggi sarebbe più ricca? Forse la sua risposta è Si, la mia è sicuramente No!
Il risultato dell’azione di tutti questi ‘amanti dell’Italia’ lo vedremo tra qualche anno: fallimento totale dell’economia italiana. Ma tanto anche in quel caso diranno che la colpa è stata degli evasori fiscali. Non c’è pegior sordo di chi non vuole sentire né peggior cretino di chi non vuole ragionare. D’altro canto, anche quando Mao Tze Dong lanciò il ‘grande balzo in avanti’ e la ‘rivoluzione culturale’ ebbe l’appoggio di decine di milioni di poveri cinesi drogati e rincitrulliti dai Ta ze Bao di partito. I popoli in fondo sono tutti uguali. Ecco perchè non bisogna fidarsi della tanto osannata Democrazia. Perchè con l’appoggio dei cretini, i furbi fanno i loro interessi.
… e anche del mercato. Avete notato che tanti di loro hanno la barbetta, incolta. Sono tutti uguali, marxisti leninisti in erba, dediti a far del male agli altri individui.
A colui che si lamenta che qualcuno deve pagare tutto alla fonte, è bene che sappia che questi sporchi berluschisti o legaioli ( ma quando mai, hai mai letto con continuità i nostri attacchi al berlusca e alla Lega), stanno facendo una battaglia all’ultimo sangue contro il sostituto d’imposta, affinché tutti i soldi guadagnati da un dipendente vadano in tasca sua.
Noi, contrariamente a questi invidiosi di comunisti non sosteniamo la posizione di colui che, siccome sta prendendo delle frustate da un’entità e c’é vicino a lui un altro signore invece non le sta prendendo, si rivolge all’entità che lo sta frustando e gli dice: “E ora frusta anche lui”. No invece noi siamo coloro che essendo frustati da qualcuno diciamo:”Anche noi non dobbiamo essere frustati e ci incazziamo con l’entità che ci frusta!!!!!
Per quanto riguarda la marcia del mais e semplicemente da farabbutti cercare di arricchirsi sulla salute degli altri ed a vantaggio di multinazionali straniere (o al soldo?)
Chi le tasse le deve pagare per forza e non può detrarre auto, carburanti, libri, computer, scrivanie, viaggi ecc. ecc., avrà un pò ragione di invidiare chi lo può fare quando va a pagarli?
Del resto se però i soldi pubblici devono servire per pagare università e scuole private, caccia f35, portaerei, tav, ponte sulllo stretto che mai si farà, berluschisti e legaioli casinisti e bersanisti ecc. concessionari e cementificatori, e si taglia ai servizi pubblici, alle pensioni basse e si manteengono megapensioni e megaemolumenti ai boiardi e signori dello stato, non posso che convenire che evadere è giusto, ma solo se tutti potessero evadere.
Altrimenti o con i forconi a Roma o pagate anche voil ai ladri di stato come noi dipendenti.
Giovani idioti. Soldi sprecati per farli studiare e ritrovarci dei robot mossi da energia fecale.
il popolo dei nati stanchi …(il teronismo) imperversa inesorabile.
Peri prossimi 12 anni il piano di spesa del ministro della difesa per gli armamenti e di oltre 250 miliardi di euro, altro che scontrini fiscali.
E per forza, stanno rafforzando l’Esercito prima che gli Italiani capiscano che bisogna andare a prendere ministri, parlamentari, sindacalisti, magistrati, dirigenti di Stato e compagnia cantante per prenderli a calci in culo fino a fargli diventare le chiappe dispari.
Un gruppo di piccoli terroncelli sfaccendati.