In Anti & Politica, Libertarismo, Varie

DI ALBERTO MINGARDI

Ci sono libri che vanno portati sempre con sé. Gli eBook servono a questo. Da domani il Giornale consente ai suoi lettori di accedere in anteprima a una sorta di biblioteca essenziale del liberalismo.

Nonostante manchi, fra i titoli al centro di questa iniziativa, il discorso sulla Libertà degli Antichi paragonata a quella dei Moderni di Benjamin Constant, è stato giusto intitolarla, per l’appunto, «Le libertà dei moderni». Per Constant, la libertà dei moderni è la libertà individuale. È l’affrancamento dal potere arbitrario: «per libertà intendo il trionfo dell’individualità,tanto sull’autorità che dovrebbe governare con il dispotismo, quanto sulle masse che reclamano il diritto di asservire la minoranza alla maggioranza».

Di questa visione della libertà, i dodici titoli che verranno distribuiti, in formato elettronico, con il Giornale rappresentano un interessante compendio. Vengono dal catalogo della Liberilibri. Di Liberilibri,l’abitudine impone che si dica «piccolo e coraggioso editore di Macerata». Ogni tanto le abitudini vanno cambiate: la Liberilibri è un grande e coraggioso editore di Macerata. È una grandezza che non si misura sul metro del fatturato, ma su quello dell’influenza: che è poi quello con cui si confronta chi faccia libri non per vendere libri, ma per far circolare idee. Aldo Canovari, il fondatore, prese sul serio un celebre passo di Friedrich von Hayek: bisogna fare di nuovo della costruzione della società libera «un atto di coraggio», perché possano di nuovo conquistare le menti drogate dal collettivismo.

Canovari ha promosso un aggiornamento della cultura politica italiana impensabile, prima che Liberilibri nascesse. Non solo per la forza dell’egemonia: in Italia una persona colta conosce a menadito il catalogo della casa editrice Feltrinelli, e conseguentemente rimpiange i Tupamaros dell’Uruguay ( O bailan todos, o baila nadie ). Ma anche chi cercava di scavarsi un rifugio dal grande tsunami cultural- politico innescato dal combinato disposto di Feltrinelli ed Einaudi nel secondo dopo guerra, personaggi e case editrici diverse, raffinatissime e anticipatrici, e tuttavia chiuse in un recinto ideologico impenetrabile, si trovava in mano ben altro che libri pensati per fare della costruzione di una società libera un «atto di coraggio».

Una grande tradizione liberalliberista, per usare questa bizzarra parola che lascia intendere che la libertà sia un gelato a due gusti, «politico» ed «economico», tranquillamente servibili in coni diversi, era stata sepolta e dimenticata. Ferrara e Pareto erano diventati santini polverosi della scienza economica,Luigi Einaudi un’icona repubblicana cui rendere omaggi prudenti e sterili. Gli economisti con reale consuetudine con contemporanei come Friedman, Buchanan, Kirzner si contavano sulle dita di una mano sola.

Non dico che Aldo abbia rovesciato il tavolo tutto da solo: ma quasi. Con Liberilibri anche in Italia si aprivano le finestre. Si poteva leggere finalmente nella lingua che l’autore parlava con i suoi studenti e con sua moglie il capolavoro di Bruno Leoni, La libertà e la legge . Venivano tradotti Walter Block, Murray Newton Rothbard e David Friedman. Il libro di Block, Difendere l’indifendibile , è stato un piccolo oggetto di culto. Merito di un titolo fortunato e della paradossale ma efficacissima difesa sul piano «economico» di diritti considerati solo «civili» (forse la libertà non si può fare a fette).

Rothbard e Friedman accendevano anche da noi la passione per un liberalismo rigoroso, questo finalmente sì pronto a innestarsi su un atto di coraggio intellettuale. Vedere lo Stato per quello che è: la grande finzione, per citare Frédéric Bastiat, attraverso cui tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri.

Il catalogo di Liberilibri è grande, ma l’assaggio che viene proposto ai lettori del Giornale è stato ben pensato.

Rappresenta bene Liberilibri: editore che dosa grandi classici (Pareto e lo Smith di Stewart), classici contemporanei (Friedman, Kukathas), lavori d’ambizione schiettamente divulgativa. Sulla scia di Canovari si sono inseriti altri: in primis Florindo Rubbettino e Leonardo Facco. L’influenza sfugge alle misurazioni. Ma se esiste oggi, in Italia, un sentimento liberale incredibilmente più solido di quello blando che serpeggiava quando Liberilibri diede alle stampe il suo primo volume, è merito loro. Pian piano hanno contribuito a ridisegnare i confini del dibattito pubblico. Resta da fare moltissimo, e la politica ai loro lettori ha regalato soltanto delusioni. Ma i libri letti da pochi contribuiscono a ridisegnare la testa dei molti: e le pagine dei giornali ce lo ricordano costantemente. La meta è lontana, la rotta è giusta. Sosteneva Hayek: «finché i fondamenti filosofici di una società libera non verranno resi materia intellettuale viva, e la loro diffusione non diverrà uno sforzo che sfidi l’ingegno e l’immaginazione delle nostre menti più vivaci, il futuro della libertà sarà necessariamente oscuro». In Italia, Liberilibri ha acceso la luce.

Tratto da “Il Giornale”

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