Il modo in cui noi usiamo le parole, il significato attribuitogli ha un profondo effetto sulle idee ed i giudizi che a loro volta circolando, determinano gli sviluppi delle società. Si pensi solamente all’iperabusato vocabolo “Democrazia”, con cui sono stati confezionati i regimi peggiori, immorali e violenti; sistemi in cui la maggioranza calpesta sistematicamente la minoranza.
Poi vi è il vocabolo “Capitalismo” che all’inizio non serviva per descrivere un sistema sociale ma veniva usato come parola critica verso quelle zone del mondo ove vigeva la libera concorrenza ed i mercati sono aperti. Oppure pensiamo alla definizione “liberale” nel contesto di una società collettivista. Vocabolo usato per descrivere tutto quanto avesse a che fare con il libero scambio, pacifici rapporti con l’estero ed un sereno approccio all’economia. Oggi significa esattamente il contrario. “Liberal” viene usato oggi in nord America per descrivere i socialdemocratici, che ritengono lo Stato debba prevedere, provvedere ed intervenire a regolare anche i minimi rapporti fra privati.
Ed ora veniamo alla parola “anarchia”. Sempre quando i rappresentanti dello Stato e gli organi d’informazione parlano d’anarchia l’associano e la fanno diventare sinonimo di distruzione e caos. Emma Goldman, la leader del movimento operaio della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo, vestì con la parola anarchia scioperi, assassini e piani eversivi. La Goldman dichiarò spesso pubblicamente di volere il crollo del capitalismo e riteneva che: “l’unica caratteristica, che la proprietà riconosce, è l’indomabile ed inarrestabile appetito ad accumulare ed aver sempre più patrimonio, il potere del patrimonio significa il potere di opprimere di distruggere di sfruttare, il potere di schiavizzare, di governare di degradare.”
Se ora guardiamo all’attualità ci accorgiamo che si tratta delle stessa identica tattica usata dagli autodefinitisi anarchici di oggi. In Grecia i provvedimenti di austerità –ridicoli tagli alla spesa pubblica, forte aumento della pressione fiscale, mentre non è stata attuata una vera riforma del mercato del lavoro- ha causato una lunga serie di proteste, atti di violenza e scontri con la polizia. Questi anarchici di sinistra protestano in fondo contro il rischio a cui sarebbero esposti se venisse tolto loro il privilegio e le garanzie che l’appartenenza statale gli offre.
Il 1 maggio negli USA con una sorta di celebrazione dal titolo “La battaglia di Seattle”si è ravvivato il ricordo delle proteste del 1999 contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio quando “anarchici” scesero in strada rompendo le vetrine nel centro di Seattle. Il “Seattle Times” scrive: “Atti di violenza martedì hanno attirato la nostra attenzione, dimostranti vestiti di nero hanno riempito il centro di Seattle di frammenti di vetro impegnando strenuamente la polizia e la città.
Gli atti vandalici erano diretti contro le istituzioni finanziarie e ci hanno ricordato le sommosse del 1999 contro il WTO. Il sindaco ha emanato un’ordinanza che autorizza le forze di polizia al sequestro preventivo di tutte le cose od oggetti che potrebbero essere usati come armi improprie.
L’ordinanza per il contenimento dell’ondata vandalica ha portato all’individuazione di 75 anarchici armati di bastone che sono stati sottoposti a fermo giudiziario e che in seguito è stato causa di scontri fra la polizia ed i dimostranti”
Questa guerra nel centro di Seattle è stata condotta da anti capitalisti vestiti di nero che indossavano giacche North Face e jeans Levi’s. Questo assomiglia moltissimo ed ha un’incredibile somiglianza con il Movimento-Occupy quando nell’autunno dello scorso anno numerosi socialisti cercarono di ridurre al silenzio l’economia di libero mercato con tutta una serie di marce organizzate con l’uso degli smartphone.
La violenza della Goldman, le manifestazioni greche e le proteste di Seattle non sono la conseguenza di aspettative anarchiche. L’anarchia ha come presupposto: nessuna costrizione. Chi aderisce all’anarchia riconosce lo Stato come illegittimo difensore di “diritti”, e come potere istituzionalizzato che minaccia la pace. Doug Casey descrive perfettamente il concetto con le parole: “Il fatto è che l’anarchia è il miglior modello dei sistemi politici possibili. Non chiede di istituzionalizzare la forza e la costrizione. E’ per così dire paragonabile al corso dell’acqua, ove tutte le cose sono permesse e secondo la loro natura galleggiano o vanno a fondo. Un sistema anarchico è necessariamente il capitalismo del libero mercato. Ogni servizio di cui si ha necessità o desiderio – come polizia o tribunali- viene offerto da imprenditori che lo fanno per voglia di guadagno.”
Abolire la proprietà privata e contemporaneamente auspicare il dissolvimento dello Stato sono due cose diametralmente opposte che vicendevolmente si contraddicono. A parte il fatto che le funzioni statali sono esclusivamente orientate al monopolio della violenza sia che si tratti dell’aggressione verso persone che non si sono rese responsabili di atti criminosi sia che verso cose che non appartengono ad alcuno e questo non ha altro nome che repressione.
Danneggiare o distruggere cose non proprie, bensì guadagnate e di proprietà di altri in nome dell’”anarchia” non si tratta di un atto di dissenso filosofico ma di semplici ed esclusivi atti criminali. In questo caso gli autori devono accettare e subirne tutte le conseguenze giuridiche che una società veramente giusta prevede per i casi di aggressione.
Fatto è che buona parte di questi pseudo anarchici sperano nell’abolizione del capitalismo della libera intrapresa e della proprietà privata. Il loro obiettivo è un mondo che possiamo definire comunitarismo e egualitarismo. Siccome il libero mercato consente a chiunque di essere proprietario dei frutti del proprio lavoro ed è di stimolo per un permanente e continuo miglioramento, questo è il nemico di questi rappresentanti sindacali.
In verità questi anarchici di sinistra non hanno ancora visto ne la fine del capitalismo e tantomeno il dissolvimento dello Stato – anzi proprio tutto il contrario, quanto loro auspicano, è un ulteriore aumento di potere da parte delle classi dominanti. Murray Rothbard indica: “Sì ed io temo che lo stesso si possa sostenere anche per gli altri tipi di anarchia di sinistra, che si tratti di comunitarismo, sindacalismo o qualsiasi altra forma essa prenda. Dietro questa sottile facciata di retorica libertaria si trovano i peggiori collettivisti dei campi di lavoro e di sterminio, con i quali, negli ultimi duecento anni, purtroppo troppo spesso ci siamo incrociati. Gratti la sottile vernice di un anarchico di sinistra, eccoti comparire un egualitarista sostenitore dei campi di concentramento e lavoro, che confrontati con i veri paladini della libertà fanno rimpiangere perfino Richard Nixon.”
Gli anarchici che distruggono la proprietà altrui non sono anarchici. Si tratta di vandali e teppisti della peggior specie. Il rischio di un imprenditore che decide di confrontarsi con dei consumatori sulla base di un libero rapporto di scambio, questo l’obiettivo da colpire che si sono prefissi questi manigoldi. Anziché distruggere senza pensieri la proprietà altrui il loro traguardo dovrebbe essere qualcos’altro. La rivoluzione americana –sia nei suoi lati positivi che negativi- non è successa dalla sera alla mattina. Una minoranza ha avuto bisogno di quasi un secolo per affermarla.
Questo sia di monito anche per i veri anarchici. La gente non si sveglia una mattina ed improvvisamente comprende quale vermaio sia effettivamente lo Stato. C’è bisogno di decenni se non di generazioni affinché la società civile possa afferrare e capire quali opportunità di sviluppo e ricchezza un simile nuovo ordine sociale possa offrire a chiunque.
I dimostranti di Seattle come i gambizzatori di Genova devono comprendere che l’unica cosa si ottiene quando si rompono i vetri delle finestre e si gettano mobili e suppellettili in strada è che il mondo li consideri come gesti inconsulti ed infantili che danneggiano e feriscono solamente delle persone che non hanno fatto loro mai alcun male.