Che cosa può insegnarci una piccola matita di grafite in merito alla teoria economica?Tantissimo, specialmente se è la penna di Leonard E. Read a darle voce e farle raccontare la sua storia. Pare un oggetto semplice, la matita, eppure la sua produzione ha richiesto il lavoro di milioni di persone in tutto il mondo! Senza la fatica dei minatori di Ceylon, degli estrattori d’argilla del Mississippi, dei boscaioli della California e tanti altri, un bambino non troverebbe la sua bella matita in cartoleria.
Eppure nessuno di questi pensava al prodotto finale! Come mai allora le cartolerie abbondano di matite? Se lo domandò Adam Smith quasi 250 anni fa e trovò questa risposta:
Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio, che noi ci aspettiamo la nostra cena, ma dal loro rispetto nei confronti del loro stesso interesse. Noi ci rivolgiamo, non alla loro umanità ma al loro amor proprio, e non parliamo loro delle nostre necessità ma della loro convenienza.
Sia chiaro, non si postula che l’uomo descritto da Adam Smith sia un robot massimizzatore di profitto che pensa solo e soltanto al proprio tornaconto economico, tutt’altro! Ciò che si dice, piuttosto, è che nell’economia di mercato, laddove la libertà individuale si accompagna alla responsabilità, anche chi ricerca il proprio interesse è in qualche modo costretto, come da una mano invisibile, a promuovere l’interesse di chi gli sta intorno.
Per questo motivo i boscaioli della California, che abbattono i cedri per far trovare un pasto caldo ai propri cari a casa, indirettamente e involontariamente stanno beneficiando anche il bambino di New York che va in cartoleria alla ricerca di una matita.
Non è l’unico insegnamento che Read ci consegna attraverso questo racconto. Come fanno tutti questi individui sparsi per il mondo, a cui non interessa affatto fabbricare matite e che non comunicano tra loro, a coordinarsi in modo da rifornire le cartolerie di New York e non lasciare il bambino a bocca asciutta? Non sarebbe necessario ricorrere a un pianificatore?
La risposta, questa volta, ci viene fornita da un altro grande economista di liberto mercato: Friedrich Hayek. Nessun individuo ha la conoscenza di quale sia il processo completo per fabbricare una matita, ma ciascuno possiede solo una piccola conoscenza dispersa su quello che deve fare. Come si coordina la produzione allora? Hayek ci dice che è il meccanismo dei profitti/perdite derivante dall’economia di mercato a spingere la produzione nel giusto verso. Chi produce ciò che il consumatore desidera, infatti, verrà remunerato con un lauto guadagno e sarà incentivato a continuare in quella direzione. Chi invece valuterà male i desideri del consumatore, verrà “punito” con scarsi profitti o addirittura con perdite.
Questo semplice meccanismo, che agisce lungo tutto il ramificato e complesso processo produttivo, è proprio ciò che permetterà al bambino di New York di recarsi in cartoleria e trovare un’ottima matita di grafite a un prezzo abbordabile.
Non è straordinario? Buona lettura.
Io, la matita di Leonard E. Read
Sono una matita di grafite – la comune matita di legno familiare a tutti i ragazzi, ragazze e adulti che leggono e scrivono.
Scrivere è sia la mia vocazione che la mia occupazione; questo è tutto quel che faccio.
Potreste domandarvi perché dovrei scrivere una genealogia. Beh, tanto per cominciare, la mia storia è interessante. E, poi, io sono un mistero – più grande di un albero o di un tramonto o anche di un lampo. Ma, sfortunatamente, sono accettata come un dato da chi mi usa, come se fossi un semplice episodio senza antecedenti. Questo atteggiamento superficiale mi relega al livello del banale. Questo è un esempio del grave errore in cui l’umanità non può più a lungo persistere senza pericolo. Poiché, osservò il saggio G.K. Chesterton, “periamo per mancanza di stupore, non a causa di stupori”.
Io, matita, per quanto sembri semplice, merito il vostro stupore e rispetto, una rivendicazione che cercherò di provare. Difatti, se potete comprendermi – no, è chiedervi troppo – se poteste divenir coscienti del carattere miracoloso che io simbolizzo, aiutereste a salvare quella libertà che l’umanità sta infelicemente smarrendo. Ho una profonda lezione da impartirvi. E posso darvela meglio di un’auto o di un aereo o di una lavastoviglie perché – beh, perché sono apparentemente tanto semplice.
Semplice? Eppure non una singola persona sulla faccia della terra sa come fabbricarmi. Questo pare inverosimile, no? Specialmente quando ci si rende conto che ci sono circa un miliardo e mezzo di miei simili prodotti ogni anno negli USA.
Prendetemi e osservatemi. Cosa vedete? Non molto – c’è del legno, della lacca, la marca stampata, della grafite, un poco di metallo e una gomma.
Innumerevoli antecedenti
Proprio come voi non potete risalire troppo all’indietro col vostro albero genealogico, così mi è impossibile nominare e spiegare tutti i miei antecedenti. Ma vorrei suggerirne abbastanza perché su di voi si imprima la ricchezza e complessità dello sfondo.
Il mio albero genealogico comincia con quel che è proprio un albero, un cedro di quelli dritti che crescono nella California del Nord e in Oregon. Adesso pensate a tutte le seghe, ai camion, alle corde e agli innumerevoli altri attrezzi usati per raccogliere e trasportare i ceppi di cedro verso i binari della ferrovia. Pensate a tutte le persone e alle svariate competenze occorse alla loro fabbricazione: l’estrazione del minerale, la fabbricazione dell’acciaio e la sua trasformazione in seghe, asce, motori; la coltivazione della canapa e i vari stadi fino a ottenere una corda pesante e forte; gli accampamenti nel bosco con i letti e le mense, la cucina e la preparazione delle vivande. Diamine, migliaia di persone hanno avuto un ruolo in ogni tazza di caffè bevuta dai taglialegna!
I ceppi vengono spediti allo stabilimento di San Leandro, California. Riuscite ad immaginare gli individui che hanno prodotto i carri e i binari e i locomotori ed hanno costruito ed installato i sistemi di comunicazione che essi presuppongono? Queste legioni sono tra i miei antecedenti.
Considerate il lavoro a San Leandro. I ceppi di cedro sono tagliati in asticelle piccole, lunghe quanto una matita, meno di un quarto di pollice di spessore. Queste sono asciugate in un forno e poi tinte per lo stesso motivo per cui le donne si mettono il rossetto. La gente vuole che io sembri carina, non pallidamente bianca. Le aste sono incerate e di nuovo asciugate. Quante sono le competenze che concorrono alla tinta e all’asciugatura, alla fornitura del calore, della luce e dell’energia, delle cinghie, dei motori e di tutte le altre cose richieste da una fabbrica? Spazzini dello stabilimento tra i miei antenati? Sì, e vi sono inclusi gli uomini che versarono il calcestruzzo per la diga di una centrale Pacific Gas & Electric Company che fornisce l’energia agli impianti!
Non scordate gli avi vicini e lontani che hanno aiutato a trasportare sessanta carichi di aste attraverso il paese.
Una volta nella fabbrica – 4 milioni di dollari di attrezzature e costruzioni, tutto capitale accumulato da progenitori economi e avveduti- a ogni assicella sono date otto scanalature con una complessa macchina, dopo di che un’altra macchina sistema grafite in un’asta su due, applica colla e pone sopra un’altra asta – un sandwich alla grafite, per così dire. Io e sette fratelli siamo meccanicamente ritagliati da questo sandwich di legno.
La grafite stessa è complicata. Viene estratta a Ceylon. Pensate ai minatori e a chi fa i loro tanti utensili e i sacchi di carta in cui si trasporta la grafite e a chi produce le corde che legano i sacchi e a quelli che li portano sulle navi e che quelle navi costruiscono. Anche il guardiano del faro lungo la rotta ha assistito alla mia nascita – e il pilota del porto.
La grafite è mischiata con argilla del Mississippi di cui viene usato l’idrossido d’ammonio nel processo di rifinitura. Poi sono aggiunti agenti inumidenti come il sego sulfonato- grassi animali che hanno reagito chimicamente con acido solforico. Dopo il passaggio attraverso svariate macchine, la mistura si presenta infine come una lunga estrusione – come per una macchina da salsicce – tagliata su misura, seccata e cotta per molte ore a 1850 gradi Fahrenheit. Per aumentarne la forza e la levigatezza la grafite e poi trattata con una mistura calda che comprende cera del Messico, paraffina e grassi naturali idrogenati.
Il mio cedro riceve sei strati di lacca. Conoscete gli ingredienti della lacca? Chi penserebbe che coltivatori di semi di ricino e raffinatori di olio di ricino ne facciano parte? E’ proprio così. Ebbene, anche i processi attraverso cui la lacca assume un bel color giallo richiedono l’abilità di più persone di quanto se ne possa enumerare!
Osservate la marca. E’ una pellicola ottenuta scaldando nerofumo misto a resine. Com’è che ricavate le resine e, ditemi, cos’è il nerofumo?
Il mio pezzo di metallo – la ghiera – è d’ottone. Pensate alle persone che estraggono zinco e rame e a quelle che sanno ricavare lucidi fogli d’ottone da questi prodotti della natura. Quegli anelli scuri sulla ghiera sono nickel nero. Cos’è il nickel nero e come viene applicato ? Ci vorrebbero pagine per spiegare solo perché il centro della ghiera non è ricoperto di nickel nero.
Infine c’è il mio supremo motivo di gloria, cui nel commercio con poca eleganza ci si riferisce come al “tampone”, la parte che si usa per cancellare gli errori che si fanno con me. Un ingrediente chiamato “factice” è quel che cancella. E’ un prodotto simile a caucciù prodotto dalla reazione di olio di ravizzone delle indie olandesi e di cloruro di zolfo. Il caucciù, contrariamente a quanto si crede, serve solo a scopo di coesione. Poi ci sono ancora numerosi agenti di vulcanizzazione e accelerazione. La pietra pomice arriva dall’Italia; e il pigmento che dà il suo colore alla “gomma” è solfuro di cadmio.
Nessuno sa
Qualcuno vuol mettere in dubbio la mia precedente affermazione secondo cui nessun singolo sulla faccia della terra saprebbe come costruirmi?
Effettivamente, milioni di esseri hanno partecipato alla mia creazione, nessuno dei quali sa degli altri se non poche cose. Bene, potrete dire che vado troppo lontano collegando la mia creazione al raccoglitore di caffè nel lontano Brasile e ai coltivatori di cibo di altre parti, che questa è una posizione estremista. Devo ribadire quanto sostenuto. Non c’è una singola persona tra questi milioni, incluso il presidente della fabbrica di matite, che contribuisca per più di una piccola, infinitesima parte di competenza. Dal punto di vista del saper fare, la sola differenza tra il minatore di grafite di Ceylon e il boscaiolo dell’Oregon è nel tipo di abilità tecnica. Non ci si può dispensare né del minatore né del boscaiolo, non più che del chimico di fabbrica o dell’operaio nel campo di petrolio- essendo la paraffina un derivato del petrolio.
Ecco un fatto sbalorditivo: né il lavoratore petrolifero, né il chimico, né l’estrattore di grafite, né chi equipaggia o costruisce le navi o i treni o i camion, né chi manovra la macchina che rifinisce il mio pezzo di metallo, né il presidente della compagnia assolve il suo singolare compito perché mi voglia. Ciascuno mi vuole meno, forse, di un bambino nei primi giorni di scuola. In effetti, ci sono molti, in questa vasta moltitudine, che non hanno mai visto una matita né saprebbero come usarla. La loro motivazione è altra da me. Forse è qualcosa del tipo: ognuno di questi milioni vede che così può scambiare il suo piccolo saper fare con beni e servizi di cui abbisogna o che desidera. Io posso rientrare o no tra questi.
Nessuna mente pianificatrice
C’è un fatto ancor più sorprendente: è l’assenza di una mente superiore, di qualcuno che detta o con forza dirige quelle numerose azioni che mi portano ad esistere. Non si può trovare nessuna traccia di una tale persona. Invece, troviamo al lavoro la Mano Invisibile. Questo è il mistero a cui mi riferivo prima.
E’ stato detto che “solo Dio può creare un albero.” Perché concordiamo su questo? Non è perché capiamo che noi stessi non potremmo farlo? In effetti, possiamo anche solo descrivere un albero? Non possiamo, eccetto in termini superficiali. Possiamo dire, per esempio, che una certa configurazione molecolare si presenta come albero. Ma quale mente umana potrebbe registrare, non parliamo di dirigere, i continui mutamenti molecolari che avvengono nel corso della vita di un albero ? Una tale evenienza è assolutamente impensabile!
Io, matita, sono una complessa combinazione di miracoli: albero, zinco, rame, grafite e così via. Ma a questi miracoli che si manifestano in Natura s’aggiunge un miracolo anche più straordinario: la configurazione delle energie umane creatrici – milioni di piccoli saper fare che ingranano naturalmente e spontaneamente in risposta al desiderio e alla necessità umani e in assenza di ogni pianificazione umana! Poiché solo Dio può creare un albero, insisto nel dire che solo Dio potrebbe farmi. L’uomo non può dirigere quei milioni di abilità per darmi vita più di quanto possa riunire molecole per creare un albero.
Questo è quanto intendevo quando scrivevo: “se poteste divenire coscienti del carattere miracoloso che io simbolizzo, potreste aiutare a salvare quella libertà che l’umanità sta infelicemente perdendo.” Perché se ci si rende conto che queste abilità si organizzeranno naturalmente, sì, automaticamente, in modelli creativi e produttivi come risposta al desiderio e alla necessità umani – vale a dire, in assenza di qualsiasi dirigismo governativo o coercitivo – allora si possiederà un ingrediente assolutamente essenziale per la libertà: una fede nelle persone libere. La libertà è impossibile senza questa fede.
Una volta che un governo abbia avuto il monopolio di un’attività creatrice come, per esempio, la consegna della posta, la maggior parte degli individui crederà che la posta non possa essere efficacemente distribuita da uomini che agiscono liberamente. E questo è il motivo: ognuno riconosce di non sapere tutte le cose che concorrono alla consegna postale. Egli ammette pure che nessun altro individuo potrebbe saperlo. Tali supposizioni sono corrette. Nessun singolo possiede abbastanza conoscenze per effettuare la distribuzione nazionale della posta più di quanto possegga abbastanza sapere per produrre una matita. Ora, senza la fede nelle persone libere – nell’inconsapevolezza che milioni di piccole abilità si formerebbero e lavorerebbero insieme, in modo naturale e miracoloso, alla soddisfazione di questa necessità – l’individuo non può impedirsi di giungere all’errata conclusione che la posta può essere consegnata solo da una “pianificazione” governativa.
Testimonianze a profusione
Se io, matita, fossi l’unico articolo a poter dare testimonianza di quel che donne e uomini possono fare quando siano liberi di provare, allora gli scettici avrebbero un giusto motivo. C’è però abbondanza di testimonianze; sono dovunque intorno a noi. La distribuzione della posta è estremamente semplice se paragonata, per esempio, alla produzione di un’auto o di una calcolatrice o di una mietitrebbia o di una fresatrice o a decine di migliaia di altre cose. Distribuzione? Bene, nel campo in cui gli uomini sono stati lasciati liberi di tentare, essi diffondono la voce umana intorno al mondo in meno di un secondo; distribuiscono un avvenimento visivamente e in movimento in ogni casa mentre si sta verificando; trasportano 150 passeggeri da Seattle a Baltimora in meno di quattro ore; forniscono gas dal Texas al fornello o alla caldaia di New York a tariffe incredibilmente basse e senza sovvenzioni; forniscono ciascuno quattro libbre di petrolio del golfo persico alla nostra costa orientale – metà del giro del mondo – per meno soldi di quelli chiesti dal governo per consegnare una lettera di un’oncia dall’altro lato della strada!
La lezione che voglio darvi è questa: lasciate fluire liberamente tutte le energie creative. Organizzate solo la società perché agisca in armonia con questa lezione. Fate che l’apparato legale della società rimuova ogni ostacolo meglio che può. Permettete a questi saperi creativi di scorrere liberamente. Abbiate fiducia nell’obbedienza di donne e uomini liberi alla Mano Invisibile. Questa fiducia sarà confermata. Io, matita, per quanto semplice appaia, offro il miracolo della mia creazione come testimonianza di questa fede pratica, pratica come il sole, la pioggia, un cedro, la buona terra.
* Link all’originale: http://vonmises.it/2012/04/09/matite-e-mercato/
Traduzione di Marco Bollettino
Da questa fantastica narrazione si evince che “la transazione commerciale è esclusivamente scambio di mezzi. Le parti non devono pertanto accordarsi sui fini individualmente perseguiti. Ognuno ottiene dall’Altro ciò con cui cerca di raggiungere i propri personalissimi scopi. Non c’è un accordo sulle finalità privatamente decise.
L’interrogativo è d’obbligo: – com’è allora possibile l’ordine sociale? Delimitando i confini fra le azioni, il diritto ci garantisce la compatibilità fra i tanti atti individuali.
La cooperazione produrrà quindi un ordine sociale. Nessuno è però in grado di stabilire preventivamente quale ordine concretamente si realizzerà: giacché non è possibile sapere in anticipo quali iniziative saranno intraprese dai singoli attori.
Ne discende che si tratta di un ordine inintenzionale o “spontaneo”, non voluto da alcuno, ma reso possibile dal diritto. Esso è superiore a qualunque tipo di ordine “pianificato”, per la ragione che, rendendo ciascuno responsabile della mobilitazione delle proprie conoscenze e delle proprie risorse, istituzionalizza un estesissimo processo di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli errori. I risultati non dipendono dalla conoscenza limitata e fallibile di un qualche pianificatore” (L. Infantino).