DI PETER G.KLEIN*
Gli scritti in inglese di Mises sono chiari e diretti, ma Ludwig non era stilisticamente e narrativamente dotato come Schumpeter, Hazlitt o Rothbard (o, per quello che importa, Keynes, il quale usava fraseggi “sonori” per nascondere pensieri tutt’altro che chiari). Nonostante ciò, alcune espressioni Misesiane – come “exploding the fallacy” (“screditare gli errori”, ndt) – rimangono impresse.
Una delle mie preferite è contenuta nell’addendum (1953) alla Teoria della Moneta e del Credito. Ne “Il Principio della Moneta Sana” Mises contrasta la visione della disoccupazione e della depressione da parte dell’economista competente così:
Il mercato è cattivo, dice il droghiere, poiché i miei clienti attuali e potenziali non hanno abbastanza moneta da spendere. Ha ragione. Ma quando afferma la necessità di rendere i suoi affari prosperi aumentando la quantità di moneta in circolazione, si sbaglia. Ciò che ha in mente è un aumento della quantità di moneta nelle tasche dei suoi clienti attuali e potenziali, mentre la quantità di denaro nelle mani delle altre persone resta immutata. Sta, quindi, chiedendo uno specifico tipo di inflazione (monetaria); precisamente, un’inflazione in cui la nuova moneta cadrà nelle tasche di un gruppo definito di persone, cioè i suoi clienti, permettendogli quindi di raccogliere i frutti del processo inflattivo stesso. Certo, ogni inflazionista è tale poiché egli presume di rientrare tra coloro che saranno favoriti dal fatto che i prezzi dei beni e servizi che vendono cresceranno prima e di più dei prezzi dei beni e servizi che essi comprano. Nessuno si augura un’inflazione che lo sfavorisca.
L’economia del droghiere fu confutata, una volta per tutte, da Adam Smith e Jean Baptiste Say. Ai nostri giorni rivive grazie a Lord Keynes.
Il Keynesismo, nonostante i suoi evidenti fallimenti pratici e teorici, è un tipo di bestia che non morirà. Analisi attente e scrupolose al fine di confutarlo sono necessarie, ma a volte un po’ di sarcasmo aiuta a mescolare il tutto. A Krugman piace parlare della “Teoria dei Postumi da sbornia”, quindi rispondiamo ricordando ai lettori le fallacie della “Economia del Droghiere”.
Articolo di Peter G. Klein per Circle Bastiat
* Link all’originale: http://vonmises.it/2012/04/13/leconomia-del-droghiere/
Traduzione di Luigi Pirri
Confutando Marx, Keynes diceva che sono le idee(per dirla con Popper, Mondo 3), più che i rapporti di produzione(Mondo1) a incidere sul corso della Storia: Aveva ragione, purtroppo! Le sue idee nefaste, peggiorate dai suoi dogmatici discepoli, più realisti del re e più papisti del papa, ci stanno portando nel baratro.
Nelle opere di Mises si trovano spesso passaggi come questo, in cui viene spiegato chiaramente il fatto che l’approccio della gran parte della gente ai concetti economici è di tipo emotivo, non logico-deduttivo.
Questo, unito al fatto che abbiamo costruito società in cui le scelte economiche non sono individuali ma imposte politicamente a tutti, ci ha portato alla situazione in cui ci troviamo.