Gustave de Molinari(1819 – 1912) può considerarsi il più autorevole antesignano del libertarismo contemporaneo, colui che ha portato alle estreme conseguenze il liberalismo di Adam Smith e Frédéric Bastiat . Fondatore e per lunghi anni direttore della rivista Econimiste belge e del Journal des Economistes ,autore nel 1849 del saggio Les Soirées de la rue Saint-Lazare tradotto in italiano da Liberilibri) fu uno dei pochi economisti ed intellettuali-insieme a Bastiat-ad opporsi in modo tenace allo statalismo ed in particolar modo ad ogni idea di giustizia sociale che, al di là della retorica e della demagogie collegate a questa espressione, determina una visione implicitamente totalitaria della società (come sottolinea Carlo Lottieri nella postfazione del volume).
Infatti l’economista francese era persuaso che fosse lo Stato moderno-quello nato nel cinquecento in Europa-ad essere una costruzione artificiosa, una costruzione leviatanica che nel corso del tempo aveva dissolto il valore e il significato dei diritti naturali dell’uomo. Ribaltando un luogo comune- nel contesto della giurisprudenza europea- Molinari sottolineò come non fosse la norma a creare i diritti ma, al contrario,come fossero i diritti naturali oggettivamente presenti nella realtà a consentire agli uomini di costruire le norme. Coerentemente con questa lettura della realtà, l’economista francese sostenne la necessità di una completa privatizzazione dello Stato superando la concezione minimalista di questo che aveva condiviso Bastiat (e nel nostro secolo Robert Nozick). La graduale estinzione dello Stato avrebbe garantito una reale ed effettiva tutela dei diritti individuali.
D’altronde, per Molinari, la società è un fatto puramente naturale ed essa si fonda su leggi naturali che possono essere oggetto di studio da parte della scienza economica. La genesi della società è rintracciabile proprio a partire da queste norme naturali. Gli uomini, prima di costruire la società, obbediscono ad un impulso di socievolezza (come d’altra parte aveva sostenuto Aristotele). Grazie a questo istinto gli uomini si avvicinano gli uni agli altri in base all’interesse e attuano una precisa divisione del lavoro condizione indispensabile per costruire uno scambio economico e quindi una organizzazione sociale. La finalità principale della società è dunque la soddisfazione dei bisogni fondamentali dell’uomo e la divisione del lavoro e lo scambio costituiscono gli strumenti necessari per conseguire questo obiettivo. Ebbene, fra i bisogni più importanti, vi è certamente quello della sicurezza.
Fino ad oggi -rileva l’autore-questo bisogno è stato soddisfatto dal monopolio statale e dal comunismo. Il monopolio statale è nato da quelle razze che furono in grado con la forza di conseguire il monopolio della sicurezza;quanto ai comunisti questi sostengono che debba essere la maggioranza a decidere anche sul monopolio della sicurezza. Ebbene l’autorità della quale viene investita la maggioranza, per esempio nella interpretazione del socialista Proudhon e di Rousseau- ha una dimensione assoluta. Nel caso di violazione di tale autorità -violazione interpretata come un crimine -l’unico strumento adeguato sarà il ricorso al terrore. Al contrario l’economista francese sostenne la possibilità di privatizzare la sicurezza-facendo in tal modo venire meno uno dei fondamenti più rilevanti della concezione statalista e anticipando Murray Rothbard- attraverso presupposti ben precisi:
1. Il produttore di sicurezza deve stabilire determinate pene nei confronti di chi offende le persone e di chi distrugge le proprietà, pene alle quali i consumatori devono sottostare attraverso un contratto scritto;
2. I produttori sicurezza per coprire le spese devono essere remunerati e tale renumerazione sarà proporzionale non solo alla natura del reato commesso ma anche alla disponibilità economica del consumatore.
*Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis