In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Immaginate di acquistare una polizza assicurativa contro il furto della vostra auto. Immaginate che un giorno un ladro vi porti via la carrozzeria e un altro giorno i sedili, lasciando alla fine solo il volante e poco altro. Immaginate che la compagnia assicurativa non vi rimborsi il danno per mesi e mesi. Questo è più o meno quanto accaduto a chi aveva acquistato i credit default swap sulla Grecia. I Cds sono speciali polizze che risarciscono gli investitori nel caso in cui uno Stato finisca in default. Ebbene: nonostante le tante e dolorose ristrutturazioni del debito effettuate da luglio, solo ieri i Cds sono scattati.” (M. Longo)

Morya Longo scrive sul Sole 24 Ore e si occupa esclusivamente di questioni finanziarie. Ci si aspetterebbe, quindi, di non dover leggere inesattezze (tecniche) piuttosto grossolane come quelle che si trovano nelle parole che ho riportato.

Sui credit default swap si sente e si legge di tutto, e ben venga il dibattito sulla loro funzione, sui rischi ad essi associati e su cosa andrebbe fatto per gestirli meglio. C’è chi li vorrebbe eliminare, chi si limiterebbe a imporre l’uso di controparti centralizzate che agiscano da cassa di compensazione, e chi non vorrebbe cambiare niente.

C’è chi, inoltre, fa notare come l’International Swaps and Derivatives Association (ISDA), che autoregolamenta il vasto mondo dei derivati scambiati al di fuori dei mercati regolamentati, sia di fatto controllata dalle stesse grandi banche che fanno il bello e il cattivo tempo sui derivati stessi. Un argomento, in effetti, che merita di essere dibattuto.

Non lo farò in questa sede, anche perché credo che interessi a pochi.

Vorrei invece sostenere che se si scrive su un giornale economico-finanziario qualcosa sui Cds, credo sia almeno necessario non scrivere cose errate. La metafora dell’assicurazione sul furto dell’auto utilizzata da Longo per descrivere quanto accaduto nel caso dei Cds sulla Grecia mi sembra del tutto fuorviante.

In primo luogo, i Cds non hanno come sottostante solo degli emittenti sovrani, ma possono essere stipulati su qualsiasi emittente che abbia dei debiti; viceversa, se un’entità fosse senza debiti non avrebbe senso coprirsi dal rischio di una sua insolvenza.

In secondo luogo, non è corretto sostenere che da luglio scorso il debito della Grecia sia stato ristrutturato: da luglio c’erano trattative, ma la ristrutturazione vera e propria è in corso in questi giorni. I Cds non possono essere attivati semplicemente se diminuisce il valore di mercato dei titoli di debito dell’emittente di riferimento, ma è necessario che l’emittente non rispetti una delle sue obbligazioni (tipicamente pagare periodicamente gli interessi e rimborsare il capitale a scadenza). E finora la Grecia, grazie agli aiuti di UE e FMI, non ha ancora saltato alcun pagamento agli obbligazionisti.

Si può di certo ritenere che fosse ridicola la pretesa di definire volontaria una ristrutturazione che imponeva perdite effettive nell’ordine del 75 per cento del valore nominale – la scusa addotta dall’ISDA fino al 9 marzo per sostenere che quella ristrutturazione non fosse un evento di credito e quindi non avrebbe attivato i Cds. Sta di fatto che, con la decisione del governo greco di imporre le clausole di azione collettiva retroattivamente – con la conseguenza di rendere non più pienamente volontaria la ristrutturazione – anche l’ISDA ha decretato che i Cds saranno attivati.

Ne consegue che il pistolotto di Longo non ha tanto senso. Tra l’altro, chi compra un Cds non è obbligato ad aspettare che l’emittente di riferimento diventi insolvente per trarre beneficio dallo strumento. All’aumentare del rischio di credito, infatti, aumenta anche il prezzo del Cds; il compratore può quindi concordare con la controparte venditrice l’estinzione anticipata (incassando un profitto) oppure vendere a sua volta un Cds con caratteristiche analoghe a un’altra controparte (in tal caso, però, sostenendo il rischio di insolvenza della controparte, che può peraltro essere mitigato mediante accordi per l’utilizzo di collaterale in caso di variazioni del valore di mercato del Cds).

In definitiva, credo non manchino gli argomenti per criticare l’uso di certi derivati; per questo non è affatto necessario inventarne ricorrendo a metafore fuori luogo.

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