In Economia, Esteri

Mentre ieri abbiamo visto come la politica monetaria della BCE sia solo un trucco per “tirare a campare”, oggi vediamo come lo stesso trucco viene portato avanti dagli USA. Ma in ultima istanza, Europa e Stati Uniti vedono i loro guai cominciare da più lontano del 2010 (per la prima) e del 2008 (per i secondi). La politica espansiva della BCE nei primi anni del 2000 ha creato l’ambiente adatto affinché le varie nazioni dell’Europa ottenessero denaro praticamente gratuito da poter spendere creando eventi improduttivi, forti, inoltre, di un fattore: i governi in salute erano diventati la garanzia di salvataggio di quelli irresponsabili. In questo modo i PIIGS hanno potuto indebitarsi allegramente senza considerare le conseguenze, strizzando l’occhio al “guadagno” clientelare ed elettorale. Negli Stati Uniti, le politiche di espansione risalgono addirittura al 1995 e le correzioni sono state tutte affogate in tonnellate di carta straccia.

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DI RON PAUL*

Davanti la Commissione per i Servizi Finanziari della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti

Audizione su ‘La Politica Monetaria e lo Stato dell’Economia,’ 29/02/2012

Signor Presidente, la ringrazio per aver incentrato questa audizione sulla politica monetaria e sullo stato dell’economia. Credo che ora, più che mai, il popolo Americano voglia ritenere responsabile la Federal Reserve per la sua politica monetaria espansiva e voglia piena trasparenza sulle azioni della FED.

Mentre la FED ha certamente rilasciato una quantità senza precedenti di informazioni sulle sue attività, c’è ancora molto che rimane sconosciuto. E la FED ha combattuto ogni passo verso la trasparenza con denti ed unghie. Ci sono voluti i requisiti messi in atto dal Dodd-Frank Act affinché la FED fornisse i dati relativi alle sue funzioni di prestiti d’emergenza. Ci sono volute le cause intentate da Bloomberg e da Fox News affinché fornisse i dati sui prestiti della finestra di sconto durante i periodi peggiori della crisi finanziaria. E ci vorrà un ulteriore un’azione concertata da parte del Congresso, dei media e della popolazione per mantenere la pressione sulla FED affinché rimanga trasparente.

La trasparenza non è una panacea, tuttavia, poiché un’organizzazione completamente trasparente è ancora in grado di impegnarsi in ogni sorta di male, come la Federal Reserve fa su una base regolare. Ironia della sorte, una delle azioni recenti più eclatanti della FED, l’adozione di un obiettivo esplicito di inflazione, è stato salutato da molti come un altro meraviglioso esempio di trasparenza. Eppure, se si pensa a cos’è in realtà questa presunta inflazione-obiettivo al 2%, ci si rende conto che si tratta di una politica esplicita di svalutazione del dollaro e di riduzione del suo potere d’acquisto. L’inflazione nei prezzi al 2% annuo vuol dire che i prezzi aumenteranno del 22% entro un decennio, e quasi del 50% entro due decenni.

In effetti, se si guarda alla performance dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) sotto il mandato del Presidente Bernanke, i prezzi sono aumentati ad un tasso del 2.25% annuo. Molti, forse anche la maggior parte, economisti lo considerano un aumento modesto, un esempio di una sobria e prudente politica monetaria. Alcuni economisti come Paul Krugman potrebbero anche sostenere che questa è una politica monetaria troppo stretta. Tuttavia, 2.25% non è troppo lontano dal nuovo obiettivo del 2% della FED.

Ora guardate la performance dell’economia Americana dal primo Febbraio 2006, la data in cui il Presidente Bernanke ha preso il mantello da Alan Greenspan. Trilioni di dollari sono stati sprecati per salvataggi, pacchetti di stimolo ed altre spese irresponsabili. Milioni di Americani hanno perso il lavoro e hanno perso la speranza di riconquistare l’occupazione. Il debito pubblico è salito ad oltre il 100% del PIL, mentre il governo federale continua ad accumulare miliardi di dollari di deficit, aiutato e sostenuto dalle politiche della FED di quantitative easing e di tassi d’interesse allo zero percento. E noi dovremmo credere che un tasso di inflazione del 2%, simile a quello che ha prevalso durante la peggiore crisi economica sin dalla Grande Depressione, sia la cura per i mali di questa economia.

Questo obiettivo esplicito del 2%, inoltre, non tiene conto che qualunque misura venga utilizzata per determinare l’inflazione nei prezzi, sia essa il CPI, il core CPI, il PCE, ecc., sarà sempre scelta con un occhio che tenderà a sottostimare il vero tasso di inflazione e gli aumenti dei prezzi. Sarà esercitata pressione sul calcolo di quegli indici dei prezzi, in modo da non allarmare l’opinione pubblica quando i prezzi cominciano ad accelerare. Basti guardare a ciò che sta avvenendo oggi in Argentina, dove il governo pubblica un dato ufficiale del CPI che è spesso meno della metà di quello riportato da fonti private.

Una situazione simile esiste in questo paese, dove gli economisti che calcolano il CPI secondo il paniere di beni originale hanno determinato che l’inflazione dei prezzi è aumentata del 9.5% l’anno sin dal 2006, invece che del 2.25% come riferito dal governo. Anche i dati stessi del governo riportano aumenti dei prezzi di quasi il 7% l’anno sin dal 2006 su beni di consumo come la benzina e le uova. Il pane, il riso e la carne macinata sono aumentati di quasi il 6% l’anno, mentre la pancetta e le patate sono aumentate di quasi il 5% l’anno. Questo significa che in poco più della metà di un decennio, i prezzi dei beni di consumo sono aumentati del 30-50%, mentre tutti i salari hanno subito una stagnazione e milioni di Americani si ritrovano senza lavoro e senza stipendio. Naturalmente, i funzionari governativi sostengono che gli aumenti dei prezzi non pregiudicano l’Americano medio, perché può sempre comprare gli hamburger invece delle bistecche, o può sostituire la pancetta coi cereali. Ma il popolo Americano è cosciente di come stia soffrendo a causa della Federal Reserve. Le affermazioni del governo secondo cui le statistiche ufficiali non mostrano alcun motivo per essere preoccupati per l’inflazione è Marxista – come in Groucho, che notoriamente disse: “A chi hai intenzione di credere, a me o ai tuoi occhi”

La Federal Reserve continua a mantenere i tassi di interesse bassi, nella speranza di incrementare i prestiti ed il consumo. Ma tenendo i tassi di interesse a zero scoraggia il risparmio, in particolare col tasso di inflazione in continua crescita. Perché risparmiare denaro che frutterebbe lo 0.05% se è garantito che perderà almeno il 2% del suo valore ogni anno? E questa è una garanzia, poiché la FED ha promesso un tasso di incremento del 2% dell’inflazione nei prezzi, mentre al tempo stesso ha garantito un tasso allo zero percento per i fondi federali fino al 2014. I pensionati che vivono con redditi fissi, dipendenti dal risparmio o dagli interessi di investimenti vedranno i loro risparmi evaporare mentre saranno costretti a consumare il capitale. I giovani, colpiti dalla recessione e dalla fatica di trovare posti di lavoro, non riusciranno a vedere la virtù del risparmio. Risparmiare o investire è un esercizio di futilità, poiché il denaro parcheggio in banca garantirà una perdita, mentre gli investimenti in azioni, obbligazioni o fondi comuni di investimento al meglio renderanno guadagni miseri, e nel peggiore dei casi enormi perdite in questa economia sempre più debole.

Più a lungo la Federal Reserve mantiene bassi i tassi di interesse e scoraggia il risparmio e gli investimenti, più la società cambierà dall’essere orientata al futuro per essere orientata al presente. La Federal Reserve e le sue politiche sono già servite a stimolare e privilegiare il consumo rispetto al risparmio, a creare la più grande bolla del debito che il mondo abbia mai conosciuto. La politica del tasso d’interesse a zero serve solo a promuovere un maggiore consumo e debito, a scapito della parsimonia e del risparmio – i veri mattoni della prosperità. Questa mentalità orientata al presente è diventata pervasiva in particolare tra i politici, ponendo il governo in una situazione finanziaria triste poiché il Congresso ed i Presidenti nel corso degli anni hanno preso a cuore il famoso detto di Luigi XV: “Après moi, le deluge.” Se il popolo Americano segue la stessa strada nella vita, questo paese sarà rovinato. Il capitale si esaurirà, le infrastrutture cadranno in rovina, e gli Stati Uniti saranno una mera ombra di sé stessi. E’ tempo di porre fine ora a questa politica monetaria fallimentare che favorisce questa preferenza sbagliata del denaro a basso costo.

 

traduzione di Johnny Cloaca

* Link all’originale: http://johnnycloaca.blogspot.com/2012/03/la-pessima-politica-monetaria-sta.html

 

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Showing 3 comments
  • michele lombardi

    la moneta non e’ una merce altrimenti esprimerebbe solo prezzi relativi e non assoluti

  • Antonino Trunfio

    non ci sono ottime o pessime politiche monetarie, ci sono solo merci (monete comprese) prodotto e scambiate in mercati liberi o in mercati drogati e monopolizzati da Stati e Banche Centrali, radice delle instabilità di ogni epoca e causa primaria della crisi di questi anni, che non passerà fintanto che essi esisteranno. Come scrive Pascal Salin nel suo ultimo libro “Ritornare al capitalismo, per uscire dalla crisi”, questa non è la crisi del capitalismo come vogliono farci credere per rafforzare ancora di più il loro potere, mala crisi degli stati e dei loro apparati elefantiaci, banche centrali in primis.
    AMEN

  • michele lombardi

    basta tornare alle monete private
    tutto qui

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