È di ieri la notizia che l’export vinicolo italiano ha superato la quota di 4 miliardi di euro e che in questo panorama, che ha visto aumentare le esportazioni di vino di un +13% rispetto al 2010, una fetta importante è dovuta al notevole aumento delle esportazioni verso la Cina, che ha fatto segnare un +80%.
Ironia della sorte, a far uscire queste notizie è stata la Coldiretti, cioè l’associazione più rappresentativa del mondo agricolo italiano, che negli ultimi anni si è fatta riconoscere dall’opinione pubblica come la paladina dei prodotti a “km zero”, oltre per via dei feroci attacchi alle importazioni di produzioni agricole, in special modo quelle provenienti dalla stessa Cina.
Questa notizia la dice lunga sulla demagogia e sulla falsità delle rivendicazioni della Coldiretti, sbugiardate dai fatti. Di fronte ai dati di cui sopra, riportati da tutta la stampa, non possiamo fare altro che dire quanto sia ipocrita la campagna “ecologista” dell’associazione di cui sopra. Ve lo immaginate cosa succederebbe se veramente venissero posti dei dazi all’importazione delle produzioni cinesi? Io si: immediata sarebbe la ritorsione sulle esportazioni di vino verso Pechino. Vi pare che la Coldiretti, al di là di quello che pomposamente reclama, si prodigherà per far istituire dei dazi alle importazioni di prodotti agricoli cinesi? Penso che non serva alcuna risposta.
Questa notizia, però, offre un’altra banale verità. Certo è banale per chi condivide i principi economici della scuola austriaca di economia, non certo per gli innumerevoli statal-nazionalisti in salsa italiana. Infatti, negli anni passati abbiamo assistito alle numerose prese di posizione contrarie allo strapotere commerciale della Cina, che si spingevano fino alle conseguenze di chiedere l’istituzione di dazi nei confronti della stessa per salvaguardare l’industria locale, messa in pericolo, a loro dire, dalla vigorosa ed aggressiva concorrenza cinese. Mi ricordo che anche un partito del Nord, che era nato come forza rivoluzionaria e liberista, si era convertito al più bieco nazional-protezionismo. Io cercavo di spiegare – inutilmente – che gli scambi commerciali non sono mai a somma zero, cioè che non era vero che le produzioni cinesi portavano via spazio alle produzioni italiane (o che ciò poteva accadere in parte), ma alla fine gli scambi avrebbero favorito un’ulteriore espansione della ricchezza, grazie all’innovazione. Proprio come dimostrano i dati pomposamente lanciati ieri dalla Coldiretti a proposito di vino.
Questi dati, questi fatti, dimostrano che è proprio successo quello che io andavo predicando. Infatti, poiché in Cina, grazie agli scambi commerciali con il mondo intero, è aumentata la ricchezza, anche i cinesi, avendo maggiori disponibilità di denaro (sono circa 500 milioni i cinesi che oggi hanno un potere d’acquisto simile al nostro), hanno cominciato ad apprezzare il buon vino nostrano. Solo così si può spiegare il motivo dell’aumento delle nostre esportazioni verso quel paese.
Ergo, se domani per miopia politico-economica dovessero trovare applicazione le idee protezioniste dei leghisti, in un attimo i cinesi smetterebbero di acquistare vino, ma anche tutti gli altri prodotti agro-alimentari, oltreché Ferrari, abiti di lusso, prodotti di alta qualità manifatturiera italiana.
Non mi sto inventando nulla di nuovo, basterebbe leggersi un economista francese dell’Ottocento, tale Frédéric Bastiat, che ci ha insegnato, che laddove non passano le merci, alla fine passeranno i cannoni. Meglio continuare ad inviare bottiglie di Refosco e Barolo, no?
* Link all’originale: http://www.lindipendenza.com/vino-incina/
@ iano – Beh, diciamo che qualcosa hai detto di giusto e qualcos’altro di sbagliato. Sbagliato è, secondo me, generalizzare. Io penso di essere uno dei PADRONI, come dici tu, ma l’azienda me la sono costruita lavorando prima come dipendente, con il personale lavoro gomito a gomito e non faccio tutte quelle cose che tu addebiti ai PADRONI: penso di essere il comunissimo piccolo imprenditore tipico del Nordest. Poi, vorrei dire a te, come ho sempre sostenuto con i miei collaboratori, tutti di qui, che “il padrone ce l’hanno i cani”. Le differenze tra me e loro sono che io lavoro di più e, se le cose vanno bene, guadagno anche più di loro, ma se le cose, come ora, vanno male, sono loro a passarsela meglio di me. Giusto questa settimana, lunedì la moglie di un operaio (su quattro) mi ha telefonato per avvisare che il marito ha l’influenza e stamattina (mercoledì) un altro mi ha telefonato per avvisare che va dal dottore per problemi di sciatica e non sarà così presente al secondo turno. Io tutti gli anni faccio la vaccinazione antiinfluenzale e da stamattina ho tosse, abbassamento di voce e fiacchezza: la solita influenza che mi prendo ogni anno e che grazie alla vaccinazione posso passarmela in piedi “al fronte”.
Ennesima differenza fra noi è sì, che quando le cose van bene io guadagno di più, ma che i lavoratori dipendenti hanno (almeno con me) la certezza della loro retribuzione, con quote Inps, Inail, ecc. mentre io vivo nella consapevolezza che ogni mattina potrei trovarmi al cancello loschi figuri dello stato che esaminando tutto e non capendo un accidente del mio lavoro, mi elevino sanzioni tali da annullare il mio lavoro di una vita, sanzioni su cosa non posso immaginarlo, ma le norme sono talmente tante e talmente incasinate che sicuramente qualcosa troverebbero (del resto sono tante ed incasinate per quello).
Rileggendo il tuo commento, penso doveroso farti notare che io, da solo, lavoro spesso anche alla domenica per organizzare la settimana a venire e durante le ferie per particolari manutenzioni.
In altre cose hai ragione, ho sentito di un imprenditore che assume tutti extracomunitari che paga meno di quello che scrive in busta paga come retribuzione, … situazioni ce ne sono sicuramente a bizzeffe con il solo limite della fantasia, lo sbaglio tuo è quello di generalizzare. Ed hai ancora ragione quando sostieni che chi è giovane ed è certo della sua capacità lavorativa faccia meglio ad emigrare: l’Italia è un paese senza futuro, il parassitismo sindacale/politico/burocratico lo ha affossato senza possibilità che esso si riprenda né nel 2013, nè mai.
Di solito gli imprenditori non ragionano col cuore,ma con la calcolatrice !!!altrimenti sarebbe già “fallito”Però certo non si può fare di tutta un erba un fascio…,
@iano
non è vero. Dipende dalle dimensioni dell’impresa.
In quelle piccole generalmente c’è una grande vicinanza tra il datore di lavoro ed il dipendente.
Conosco imprenditori/trici che hanno perso tutto per l’azienda: se uno ragionasse solo con la calcolatrice in mano fatti due conti direbbe “Ehi, sto perdendo. Stop, domani chiudo e ‘fanculo tutti. ”
Uno che si fa finanziare dalla banca mettendoci anche la casa a garanzia non lo fa per il tornaconto, ma perché i “ragazzi” sono un po’ come la sua famiglia. Credimi che tantissime volte è così.
Poi è vero ci sono dei figli di mignotta da campionato mondiale, quelli ammazzerebbero anche i figli per i soldi.
Ne conosco che si fanno compatire da quanto venali; ho visto di tutto di più che neanche la RAI.
Spesso però non sono i soldi che muovo gli imprenditori. Perché, diciamocelo, fare impresa in Italia non conviene più da anni. A meno che tu non faccia parte di Confindustria o abbia qualche “amico”.
Avete fatto 4 $oldi,e siete convinti di comprare tutto (anche leggi e sindacati !!!)Le leggi bisognerebbe rispettarle non abolirle.L,art.18 serve per non rendere ricattabile il lavoratore,altrimenti gli si chiede di abbassarsi i pantaloni,o alle donne di offrire “prestazioni”o discriminazioni varie.E” stato introdotto perchè queste cose purtroppo accadono,e perchè non tutti i datori di lavoro sono onesti,tra di loro ci sono anche mafiosi ,disonesti,e….papponi !!!Se un lavoratore ruba o è lavativo,con le prove si può comunque licenziare come giusta causa,ma anche se è violento,o sgarbato col capo,soprattutto se “ruba”si può licenziare in tronco senza problemi.Ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere!!!La MARCEGAGLIA deve decidere o fa il politico o fa la presidente di confindustria..(ha la testa dura…come il ferro che produce !!!)la sua fabbrica !!!!!
LA COLDIRETTI E’ UNA DELLE TANTE ASSOCIAZIONI PARASTATALI ABITUATA A FARE IL GIOCO DELLE TRE CARTE.
POSTO UNA LETTERA SPEDITA AI GIORNALI QUALCHE MESE FA CHE LA SBUGIARDA SULLA NECESSITA’ DI ULTERIORE MANODOPERA STRANIERA.
” La vendemmia 2011 è salva grazie ai raccoglitori stranieri ! ”
Questo è il proclama trionfalistico ripetuto due giorni fa da numerose emittenti televisive italiane.
Secondo i dati della Coldiretti ben trentamila ( 30.000 )lavoratori stranieri hanno partecipato alla vendemmia.
Mi resta invece difficile capire perchè affermino che la vendemmia sia stata ” salvata ” dagli stranieri :infatti Domenica 11 Settembre ho aperto il Corriere Della Sera a pagina 27 ed ho trovato la stessa notizia descritta in maniera più precisa.
Su duecentodiecimila ( 210.000 ) lavoratori stagionali impiegati nella vendemmia solo trentamila ( 30.000 ) erano stranieri , pari al 15 % del totale.
Alla luce di questi dati sarebbe stato più corretto dire che la vendemmia italiana ha salvato le finanze di 30.000 stranieri anzichè il contrario.
La vendemmia 2011 è stata ” salvata ” soprattutto da 180.000 lavoratori italiani che , a quanto pare ,non hanno disdegnato di compiere un lavoro rispettabilissimo che ci vogliono far credere risulti ambito solo dagli stranieri.
L,Italia se la “godono”3 categorie di persone,I PADRONI,I COMUNISTI,e gliSTRANIERI.!!!!Tutti gli altri è meglio che lasciano Questo paese, perchè, perchè per loro non c,è più niente da fare,Infatti i padroni, preferiscono gli stranieri e snobbano gli italiani,loro sono più convenienti,pretendono meno,non vanno mai dal sindacato,si lasciano sfruttare facilmente,e lavorano anche la Domenica!!!!(non sarà mica concorrenza sleale!!)Poi dicono che gli italiani non vogliono fare niente!!E per forza ti pagano un tozzo di pane,e una bottiglia d,acqua !!!Per dei lavori di merda!!!Fanno anche comodo ai comunisti che grazie a loro “ci campano”..altro che buonisti vedi (ag. interinale,cooperative,ecc.speranza di raccolta VOTI…L,Italiano medio non ha più speranze.E” destinato all,estinsione,e..a morire di fame!!!
Che palle, Fidenato stai sempre a pensare ai soldi…ma infilateli su per il culo…
pensa, desidera, la libertà di coltivare quel che gli pare e come gli pare nel proprio terreno, per poi venderlo al cliente che, in assoluta libertà e sapendo cosa compra e com’è stato coltivato, sceglie di acquistarlo.
padrone a casa propria.
ma è ostacolato da persone ed organizzazioni come la coldireti che si rigira le cose secocndoil proprio comodo, in modo vergognosamente falso e doppio.
non si trata di soldi (semmai è lo Stato ad essere ossessionato dai soldi da sequestrare ed esorcere), questa è invece una delle occasioni in cui far notare la doppiezza di tali personaggi da gnente!!
Semo gente de borgata…..nun potemo magnaaaaa!!!!!HAOOOO ce l,hai li dietro casa ste Magnaccioni!!!Nun glie poi buttà le monetine ?????(MONTI se li prende e se li mette in tasca !!!)altro che Cracxi !!!!
Alla Coldiretti non glie ne frega niente dell’ecologia, la sta solo usando per creare barriere alla concorrenza estera.
Quando si renderanno conto che il mercato globale rappresenta più un’opportunità che una minaccia allora state sicuri che abbandoneranno tutti questi ideali ambientalisti.
Mentre mi radevo, ho sentito alla radio, il mattino di non molto tempo fa, un tale che mi pare fosse giusto il presidente della Coldiretti di Padova, ragionare sui prodotti biologici decantandoli e poi sugli altri che non fanno assolutamente male perché la legislazione è molto rigorosa in merito. Praticamente facendo a me arrivare il messaggio che “se hai soldi in abbondanza, usali con il frutto dell’agricoltura biologica anziché spenderteli alle Maldive, se non hai nulla che ti cresce, comprati i prodotti non biologici che è esattamente lo stesso”.
Io non gli do torto, sicuramente il tale della Coldiretti ha nell’associazione chi coltiva bio e e chi no, a lui probabilmente non gliene importa gran ché, ma deve operare pro domo sua. A livello nazionale ci sono i viticultori che esportano e quelli che producono pomodori soggetti ad importazione, la Coldiretti deve politicamente barcamenarsi e, diffondendo le notizie delle vittorie, far passare il messaggio che se le cose vanno bene, il merito è suo.
La terra è bassa e campare così è sicuramente più agevole che star a rivoltare le zolle.