Domanda molto semplice: cosa sta cambiando (in peggio) in Belgio? Fino all’inizio di quest’anno era uno dei pochi Paesi dell’eurozona promossi dalle agenzie di rating. Adesso la Fitch ha iniziato a declassarlo da AA+ ad AA (senza il +). Nel quarto trimestre del 2011, il Pil del Belgio ha iniziato a registrare una crescita negativa, con una contrazione dello 0,2%, che ne segue una dello 0,1% del trimestre precedente. Eppure, nel resto del 2011, la crescita andava bene, tanto che, complessivamente, tutto l’anno scorso registra un +1,9% del Pil.
Negli ultimi due anni, il Paese aveva dimostrato di saper evitare bene gli effetti della crisi finanziaria: la produzione aveva continuato a crescere, meglio che nel resto dell’eurozona. Fino agli ultimi mesi del 2011, dunque, non si era registrato alcun calo. Cosa sarà mai successo nel frattempo? E non è solo una questione di numeri. Che vi sia un peggioramento della situazione è evidente anche nella società. Negli ultimi due giorni di gennaio, infatti, si è verificato un fatto raro da quelle parti: uno sciopero generale paralizzante, il primo da 18 anni a questa parte. Proclamato in occasione del vertice europeo di Bruxelles, il blocco totale di 24 ore ha creato un notevole caos: stop alla produzione negli stabilimenti dell’Audi, bloccata la frontiera con la Germania, fermati i treni ad alta velocità che collegano Bruxelles con Londra, Parigi, Colonia e Amsterdam, a terra gli aerei nello scalo di Charleroi. Dunque, ancora: cosa è cambiato?
La risposta a questa domanda è semplice quanto disarmante. Prima il Belgio non aveva un governo centrale. Adesso ce l’ha.
Per 18 mesi il parlamento non era riuscito ad esprimere un esecutivo. Perché i socialisti avevano vinto nella Vallonia (la regione francofona) e nella capitale Bruxelles, ma nelle Fiandre (la regione fiamminga), motore economico del Paese, avevano trionfato i separatisti della Nuova Alleanza Fiamminga. Che sono diventati il primo partito in tutto il Paese. Questa situazione ha provocato uno stallo di un anno e mezzo, dopo il quale si è giunti a un compromesso per la nomina di Elio Di Rupo, socialista, alla guida di un nuovo governo.
La filosofia del primo ministro è ben riassunta in una sua risposta data al settimanale tedesco “Der Spiegel”, alla fine del mese scorso: “Il nostro futuro è in questo Paese, con le sue regioni che giocheranno un ruolo più importante rispetto al passato. Noi preserveremo l’unità nazionale, con tutte le opportunità che ne derivano”. Sicuro. Sono “opportunità” che iniziano a chiamarsi: recessione, declassamento, disordine sociale. Perché sono questi i primi effetti dell’azione del nuovo governo. “Dal momento che un partito separatista è diventato il gruppo politico più importante del Paese, è totalmente legittimo dire che stiamo lavorando per tenere assieme il Belgio. Lo stiamo facendo. E penso che un bilancio in pareggio e una riforma economica e sociale possa aiutare”. E puntualmente, le misure di austerity, annunciate da Di Rupo alla fine di gennaio hanno subito fatto scoppiare lo sciopero generale di cui sopra.
La diagnosi è chiara: in Belgio coesistono due realtà linguistiche, sociali ed economiche completamente differenti.
Il tentativo di tenerle assieme, con un’unica politica economica, sta iniziando a provocare una grande sofferenza. Quando il Belgio non aveva un esecutivo centrale, invece, lungi dal morire, era molto più prospero. In assenza di un governo a Bruxelles “…i treni continuano ad arrivare in orario, gli insegnanti si presentano puntualmente in classe, i musei sono pieni di gente, le tasse sono raccolte, lo stato sociale viene pagato”, come scriveva, in quegli incredibili 18 mesi, il giornalista Doug Sanders da Anversa. Lo scorso settembre 2011, molto prima che si formasse il nuovo governo Di Rupo, il Financial Times constatava come la crescita economica belga fosse spinta da una paralisi della politica. “L’unica lezione che possiamo realmente trarre dal Belgio – scriveva a settembre il libertario britannico George Vernon – è che aver meno governo o nessun governo ha un effetto benefico durante una crisi. (…) Speriamo che Regno Unito e gli altri prendano nota”. Adesso però l’eccezione belga è finita. Da due mesi è tornato un governo. E si vede.
Tratto da www.lindipendenza.com
X Borderline
Hai ragione, non è facile paragonare i sistemi sanitari europei, con quello americano. Però francamente un sistema che complessivamente(tra pubblico e privato) costa più del doppio(in proporzione la numero di abitanti ovviamente) di quelli europei (sempre sommando pubblico e privato), e nonostante una spesa nettamente superiore fa fatica ad offrire assistenza sanitaria a tutti, anche per quanto riguarda le malattie più gravi, mi sembra evidente che non sia il massimo dell’efficienza!
Probabilmente la causa è che quello della salute, non è un mercato qualsiasi, ma per sua stessa conformazione non può essere davvero libero e concorrenziale. Insomma mentre in europa la sanità è praticamente monopolio di stato, in Usa è monopolio di pochi privati che operano facendo cartello….e un monopolio in mani private, tende ad essere più costoso per i consumatori, di un monopolio statale
Il privato tende ad essere più efficiente del pubblico, solo dove c’è vera concorrenza, un mercato davvero aperto. Ma dove la concorrenza è quasi nulla, i privati possono essere anche molto più inefficienti e costosi dello stato!
La spiegazione è abbastanza semplice, se ne discuteva tempo fa: niente governo significa a occhio e croce impossibilità di aumentare le spese e di aumentare il prelievo.
Anche se in effetti una disamina sul perché con il governo Di Rupo sia ripartito il casino sarebbe auspicabile.
@Fabrizio Dalla Villa: crescita negativa è un termine molto più politically correct di decrescita.
Sai, la neolingua… serve a non spaventare il “poppolo” mentre lo sodomizzano con la sabbia al posto della vaselina.
Capisco comunque il tuo desiderio di sentirti dire le cose come stanno: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no. Il di più viene dal maligno.”
E, detto tra noi, concordo.
“Anche se in effetti una disamina sul perché con il governo Di Rupo sia ripartito il casino sarebbe auspicabile.”
Di Rupio ha imposto misure di austerità, e aumentato le tasse, per ripagare i debiti con cui i governi locali hanno “drogato” la finta crescita(che non c’entra niente con l’anarco-capitalismo!)
http://www.lettera43.it/economia/finanza/32414/crisi-standard–poor-s-taglia-il-rating-del-belgio.htm
“Per il 2011, l’agenzia prevede che «il deficit del Belgio sarà intorno al 3,6% del Pil» in considerazione di «una crescita economica di circa il 2%»”
Era come sospettavo, durante il 2011(senza governo), il deficit di bilancio è stato superiore alla crescita….cioè s’è trattato di “finta crescita” stimolata dalla spesa pubblica. Chi ha scritto questo articolo, non c’ha capito nulla!
Finalmente lo abbiamo detto: qualsiasi tipo di governo fa male all’economia, che sia locale o centrale. Infatti noi auspichiamo che il frutto del proprio lavoro resti nelle tasche di chi lo ha prodotto per pagarsi tutti i servizi che ritengono opportuni. Solo così si introdurrà efficienza, e miglioramento continuo del servizio.
Ok, facevo solo notare che una crescita del 2% di PIL, con un deficit di quasi il doppio, non è niente di eccezionale, e non ha niente a che vedere coi principi (giusti o sbagliati che siano, io sono abbastanza critico verso la teoria economica austriaca) della scuola austriaca, su cui basa (correggimi se dico una cazzata) il movimento libertario. La crescita stimolata dalla spesa in deficit, è molto più “keynesiana” che liberista!
Comunque credo che i governi locali, svincolati da un governo centrale, e lasciati liberi di spendere allegramente anche in deficit e senza limitazioni, possono fare anche peggio che sotto il controllo di un governo, indotto al pareggio di bilancio dalla BCE e dai mercati
più il governo è piccolo e locale, più deve rispondere agli elettori.
Per questo motivo stanno cercando di spostare il fallimento degli stati nazionali verso un ente più grande.
E nemmeno elettivo.
A me non risulta che i governi locali, perlomeno in Italia, rispondono più agli elettori(a parte che un governo dovrebbe rispondere a tutti i cittadini, non solo agli elettori)….anzi spesso le province sono feudi clientelari, spreconi, e totalmente deresponsabilizzati, che non rispondono a nessuno, e usano i soldi pubblici per barattare favori in cambio di voti
effettivamente ormai c’è una deriva politica in cui la gente vota senza sapere perché.
E uno vale l’altro. E nessuno che debba rendere conto, che se dovessero rendere conto dovremmo rimettere in funzione le ghigliottine.
Però, ad onor del vero, i politici non sono interessati unicamente a mangiare: bere, trans, mignotte e cocaina dove li mettiamo?
L’ultima preoccupazione dei politici è farsi rieleggere (l’ultima del mandato), perché dove stanno stanno troppo bene. In caso di trombatura si preoccupano della buonuscita, e così via.
Sì, meglio preparare le ghigliotine, fra poco sarà il caso di riutilizzarle.
Giorgio, c’è il rovescio della medaglia. Quanto costerebbero i servizi se a pagarli fosse un semplice fruitore… quando capita che abbia bisogno? Ovviamente alla collettività non costerebbero nulla, ma a chi ha bisogno… secondo me ci sono servizi che debbono rimanere pubblici e altri no. La sanità per esempio è un servizio che deve rimanere pubblico. Che senso ha pagare cifre esose per curarsi? Se una tac costa 300 euro e io sono povero in canna, non posso permettermela. Poi mi ammalo seriamente e crepo. I miei cari chi dovranno ringraziare?
Con il sistema attuale, il SSN è gestito da dei tizi messi lì dai politici.
I quali politici ogni tot anni devono farsi rieleggere.
E si pagano le rielezioni con i soldi nostri sprecando.
Le mutue sono invenzioni private, i cui manager non possono sprecare i soldi affidati loro;
non nella misura in cui viene fatto dagli attuali manager di nomina politica, almeno, in quanto devono fare i conti e farli quadrare. E se alla gente il servizio pare esoso ne sceglierà uno alternativo.
Oggigiorno, invece, la spesa sanitaria dello Stato è fuori controllo.
Certo, hai bisogno della TAC e te la fanno, non esattamente a titolo gratuito** però.
E se la ULSS ha una lista d’attesa di qualche mese e nel frattempo tu muori, la tua famiglia non sa chi deve ringraziare.
Il concetto libertario è molto più a favore del cittadino non abbiente rispetto a quello attuale, in cui le spese sono lievitate senza che si siano verificate strane epidemie o miglioramenti del servizio.
Le domande giuste sono: che potere abbiamo sulla nostra salute? E: dove cazzo finiscono tutti quei soldi?
** si paga tramite tassazione, a cui vanno aggiunti i ticket.
Il termine inglese, oltre che più figo di un più chiaro vocabolo italiano, ha inoltre la caratteristica di sviare l’attenzione del fatto che è una “ri-tassa”.
Sappi, peraltro, che ci sono degli esami il cui costo del ticket è superiore al costo dell’esame stesso fatto privatamente. Non so come nome le dia tu, ma a casa mia questa si chiama truffa.
Hai perfettamente ragione, i sistemi sanitari semi-privati, come in Usa o in Svizzera, sono molto più costosi e spreconi di un buon sistema pubblico efficiente. E il sistema Italiano è perfezionabile(niente è perfetto e non migliorabile), ma in rapporto ai costi è il doppio più efficiente di quello USA, se consideriamo come parametro l’universalità, cioè la copertura offerta a tutti per le malattie più gravi
@andrea Può essere, anche quei sistemi sono perfezionabili. Bisogna vedere per quale motivo le cose non funzionano come dovrebbero. Tieni presente che negli USA davanti agli ospedali ci sono gli studi degli avvocati per fare causa per ogni e qualsiasi minchiata.
Il nostro è meglio? Il nostro funziona perché non funziona: se vuoi una visita specialistica in tempi umani, te la paghi. Il dentista pubblico c’è, ma vai da quello privato. E così via.
Certo, il pronto soccorso in genere funziona bene, al Nord. Ma al Sud invece che Pronto Soccorso potrbbero intitolarli come quella trasmissione di Mike Bongiorno: Rischiatutto.
Poi quello che da fastidio per quanto riguarda la nostra situazione, è essere costretto a usare il SSN senza possibilità di scelta.
Inoltre da noi manca la trasparenza sulle spese, come spendono i nostri soldi? Per cosa?
Mistero.
Tempo fa su questo sito hanno messo il caso di una mutua privata in un paesino lombardo, pare funzioni da Dio e costi poco.
Comunque, caro andrea, a risentirci: è un piacere trovare una persona che la pensa in modo diverso ma civilmente.
Effettivamente, l’articolo continua ad insistere sul fatto che il Belgio, senza governo centrale andasse bene, e che, viceversa, con la formazione del governo le cose siano peggiorate. Tento io di fornire una spiegazione che a me pare logica, ma che non è BIbbia, ovviamente. Secondo me, a prescindere dal tipo di provvedimenti presi da ogni governo, il fatto che i poteri economici siano liberi di fare ciò che credono meglio, senza sentirsi imbrigliati, li fa agire positivamente. Viceversa, la creazione di un governo, per quanto liberale, liberista, permissivo possa essere, significa sempre e comunque un potenziale freno alla libertà. Forse sbaglio, però secondo me è così… un appunto: invece di crescita negativa, non sarebbe stato meglio parlare di decrescita o di calo? La crescita, per sua stessa natura non può che essere positiva!
Oppure i governi locali, senza il controllo centrale hanno speso in deficit un po’ troppo “allegramente” (facendo salire artificiosamente il PIL nominale), e adesso che c’è un governo centrale che impone rigore sulla spesa, il PIL “truccato” sta andando a farsi benedire
Non sono sicuro al 100% che sia così, ma visto che ho letto che il nuovo governo sta imponendo misure di austerità(tagli per 11 miliardi di euro), mi sembra l’ipotesi più probabile!
Il governo non è la soluzione ai nostri problemi.
Il governo è IL problema.
https://www.youtube.com/watch?v=6ixNPplo-SU
“Noi preserveremo l’unità nazionale”
Quale nazione?! Anche qui mi sembra sua usata la neolingua: lo stato è una nazione, senza lo stato non si ha una nazione unita.
per dimostrare la tesi, bisognerebbe elencare i provvedimenti che il governo ha preso e mostrarne l’impatto sulla società.
Quoto, questo articolo non cerca di analizzare i fatti, ma è un concentrato di ideologia. Un po’ come quei comunisti che dicono che a Cuba si sta benissimo, ma se ne guardano bene dall’analizzare la situazione concreta!