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DI MATTEO CORSINI

“Io non credo che S&P’s abbia capito cosa stiamo mettendo in atto in Europa.” (W. Schaeuble)

Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco, ha così commentato la decisione presa da Standard and Poor’s alcuni giorni fa di abbassare il rating a nove Paesi europei, tra cui (non poteva mancare) l’Italia.

Schaeuble si è unito al classico coro più o meno unanime di politici e pseudo esperti che sono soliti inveire contro le agenzie di rating ogni volta che emettono un giudizio a loro sgradito. Non voglio fare l’avvocato d’ufficio di queste società, il cui operato credo abbia effettivamente più di un motivo per essere criticato.

Ma mi pare sia bene ricordare che la situazione di oligopolio in cui operano le tre principali agenzie di rating (Moody’s, Fitch e, appunto, S&P’s) è favorita dalla stessa regolamentazione a cui devono sottostare gli emittenti di titoli obbligazionari e gli intermediari finanziari.

La regolamentazione vigente rende tutt’altro che semplice entrare nel mercato del rating e, al tempo stesso, conferisce valore indispensabile a questi giudizi per effettuare una vasta gamma di operazioni. La stessa Bce, il cui presidente, Mario Draghi, giusto ieri sosteneva che dovremmo dare meno peso ai rating, continua a darvi invece grande peso nello stabilire cosa accettare come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento delle banche e come valutare il collaterale stesso.

Sono almeno tre anni che si alza un gran polverone ogni volta che un’agenzia di rating esprime un giudizio, ma le uniche due cose fa fare, ossia togliere il valore quasi sacrale attualmente attribuito ai rating e una maggiore apertura alla concorrenza, sono tutt’altro che all’ordine del giorno.

Per contro, si continua a straparlare di creare un’agenzia pubblica europea, la cui indipendenza e affidabilità lascio immaginare quali potrebbero essere. Un nuovo carrozzone burocratico chiamato a esprimere giudizi sugli Stati governati dalle stesse persone che ne nominano i vertici.

Non so se S&P’s abbia capito o meno cosa stanno mettendo in atto in Europa, come sostiene Schaeuble. Di certo temo non ci sia da aspettarsi granché di buono.

 

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  • Giuseppe D'Andrea

    “Io non credo che S&P’s abbia capito cosa stiamo mettendo in atto in Europa.” (W. Schaeuble)

    Devo dare ragione a Schaeuble, S&P non sta capendo cosa state per fare voi Eurocrati da quattro soldi, questa è solo la prima fase, il vittimismo, 24/7 di giornali e telegiornali che sparano proclami di politici e eminenti (?) economisti europei che insinuano il complotto verso la solidissima eurozona.

    Cosa stanno per fare gli Eurocrati dall’alto della loro saggezza:

    – L’Europa non lascia: in un periodo di crisi e di instabilità sarebbe il caso di essere più prudenti con i programmi di espansione, invece il cielo è sempre azzurro a Bruxelles, ora abbiamo accolto la Croazia nell’eurofamiglia!

    – Una stampante più veloce: Da più parti si sta alzando il coro che richiede una cura ‘americana’ della crisi, utilizzando massicce iniezioni di denaro per sostenere “i risparmiatori e i piccoli imprenditori” in teoria, in pratica per aiutare i banchieri che sorreggono con il loro continuo acquisto di titoli di stato la balla dell’economia statale di mercato. Inutile ricordare a questi tizi che l’economia americana non sta migliorando e che anche il supposto dato sulla disoccupazione scesa è da ridimensionare fortemente, nonostante due QE.

    – Abbio messo un Draghi a guardia del castello: ‘Bisogna vivere senza il rating’ ovvero investitori quando comprate non fatevi consigliare comprate a casaccio, il buon Draghi ha già calato due volte di 0,5 i tassi di interesse, seguirà anche lui la cura Bernanke con i tassi a 0 fisso.

    – Nuove idee, vecchie idee; dai dazi verso il resto del mondo di Tremonti, agli EuropeanUnionBond di Prodi (che pensa di impegnare tutte le nostre riserve auree a prezzo di mercato e le aziende statali a un prezzo più alto del mercato, per poi usare la leva finanziaria per fare più debiti di quelli che abbiamo già fatto.) Agli EuroBond classici, alla Tobin Tax (provata già dalla Svezia Socialista e rivelatasi un pacco), alla monetizzazione selvaggia del debito, alla creazione di un agenzia di rating vassalla (per mettere AAA a tutti quelli con la bandiera stellata senza strisce), all’armonizzazione della fiscalità europea, all’abolizione del contante (così il denaro si può manipolare con più agio), le idee in europa non mancano: A quando la Zwangswirtchaft di Hitleriana memoria e l’Autarchia fascista? Pian piano l’europa va verso il socialismo sovranazionale, nuovo paradigma dopo quello universale di stampo sovietico e quello nazionale di stampo nazi-fascista.

    – E’ arrivato l’arrotino anche al parlamento europeo: Nominato il socialista tedesco Schultz al parlamento europeo che ha subito promesso che si darà anima e core per salvare l’Europa.

    Insomma l’Europa va proprio alla grande è chi la pensa diversamente è proprio un reazionario.

    Si salvi chi può.

  • maumen

    La crisi dei debiti sovrani mostra ottima salute e da ottimi segnali di espansione. S&P ha declassato la qualità del debito francese e di altri otto Paesi euopei, cosa che ha creto notevoli paure fra gli investitori mondali ed indica che la crisi non è passata. Ci si preoccupa che forse i Paesi europei non saranno in grado di rendere il denaro loro prestato.

    Ma perchè mai qualcuno dovrebbe credere che un qualsiasi Governo del globo sia in grado di rendere i soldi prestati? Sarebbe come credere ad un uomo che si è già sposato cinque volte e che stavolta dice di aver trovato l’amore della sua vita.

  • mark

    Per quello che ne so, i loro giudizi sono dei segnali per gli operatori di borsa.
    Con questi rate S&P’s indica di vendere allo scoperto su certi titoli, comprare altri (es.vendere titoli italiani, comprare americani, giusto per chiarire il concetto).
    Ma il declassamento italiano era piuttosto prevedibile e logico.Basta vedere le statistiche ocse o di vari enti o organi preposti a raccogliere dati economici.
    Con un total tax rate al 68,5% (http://tellorenaissance.blogspot.com/2012/01/imprese-italia-total-tax-rate-al-685.html), disoccupazione lavorativa inferiore solo alla grecia (abbiamo superato anche la spagna), settore edile fermo, fallimento quotidiano di aziende (mi pare di ricordare qualche decina, secondo i dati confcommercio, se non ricordo male, cmq tanti), accanimento di equitalia contro chi produce, pensate davvero che siamo un paese da tripla A?
    Le tanto decantate liberalizzazioni saranno un inizio, ma nulla di rilevante per creare lavoro.
    Il giudizio di S&P’s è purtroppo veritiero, i dati sono oggettivi e la crisi negata dai politici per anni, ormai bisogna riconoscerla e non prenderci in giro.

  • Michele Biasi

    Ragazzi scusate l’ignoranza in materia (non so nemmeno se la mia domanda abbia un senso xD) ma volevo chiedervi se gli operatori di mercato si sono mai distaccati dai giudizi delle agenzie di rating.

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