“Le stime della Guardia di Finanza parlano di 11 miliardi di euro fatti uscire dall’Italia con mille metodi e inesauribile fantasia, soprattutto tra agosto e ottobre scorso, quando grazie all’inerzia del governo Berlusconi la crisi ha iniziato ad aggravarsi. Non possiamo permettere che questo furto da parte dei più ricchi a danno dei più poveri continui. Il governo ha il dovere di intensificare al massimo i controlli, di adoperarsi per limitare la disponibilità delle banconote da 500 euro, quelle più usate da chi trasporta i capitali oltreconfine, e per aumentare la tracciabilità dei pagamenti. Ma soprattutto ha il dovere di ripristinare immediatamente la fattispecie di reato di falso in bilancio, senza la quale l’evasione e la fuga dei capitali all’estero diventano ancora più facili, e sottoscrivere un accordo con la Svizzera, uguale a quello già firmato da Inghilterra e Germania, dal quale si ricaverebbe un introito di 4 miliardi di euro almeno, per tassare i capitali lì nascosti. Se riescono a farla franca con qualsiasi governo, perché mai ladroni e disonesti dovrebbero smettere di derubarci?” (A. Di Pietro)
Con la sua solita foga, Antonio Di Pietro si scaglia contro gli esportatori di capitali, attribuendone la responsabilità a Berlusconi e invocando interventi da parte del governo Monti perché “non possiamo permettere che questo furto da parte dei più ricchi a danno dei più poveri continui”.
Considerare una persona che vuole evitare un aggravio del carico fiscale come un ladro è un espediente nel quale capita spesso di imbattersi. Nelle parole di Antonio Di Pietro sono impliciti almeno un paio di concetti, la cui inconsistenza è stata più volte evidenziata dai libertari, ma che puntualmente vengono utilizzati da chi fa della statolatria la sua religione.
In primo luogo, Di Pietro ritiene implicitamente che il reddito e il patrimonio dei cosiddetti contribuenti siano di proprietà dello Stato, dato che quest’ultimo può stabilire quanta parte pretenderne e quanta lasciarne ai percettori. Quindi, chi cerca di sottrarsi alla mannaia fiscale risulta essere un ladro. Già questo dovrebbe sembrare assurdo, ma una moltitudine di persone pare accettarlo come un fatto ineluttabile (e alcuni lo ritengono perfino giusto).
In secondo luogo, Di Pietro si riconosce nell’adagio tanto usato quanto falso “lo Stato siamo noi”. In effetti, nel suo caso non si tratta di un’affermazione del tutto fuori luogo, dato che ha sempre lavorato per e dentro lo Stato. Il problema è che lui fa riferimento a tutti gli italiani che non portano soldi all’estero per sottrarli a tassazione.
Ne consegue che se il reddito e il patrimonio del contribuente sono dello Stato e lo “Stato siamo noi”, se qualcuno cerca di sottrarsi alla mannaia fiscale ruba agli altri. Ma se uno non fa altro che trattenere per se stesso il reddito e il patrimonio che lui stesso produce e ha accumulato, il modo di ragionare sopra delineato finisce per essere compatibile solo con una società collettivista nella quale ognuno deve dare tutto ciò che produce e ricevere in base a una redistribuzione egualitaria.
Oltre a non essere desiderabile per via della soppressione del diritto di proprietà, il problema è che l’egualitarismo sarebbe irrealizzabile, perché, come nella fattoria degli animali di Orwell, ben presto diverrebbe evidente che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. In quel caso i più uguali degli altri erano i maiali…
La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale che per gli altri. Che il falso in bilancio sia un reato, mi può stare bene, ma deve esserlo anche per i bilanci pubblici, ed allora, se i controlli funzionassero, ci sarebbe da ridere.
Mi capita di vedere in Tv lo spot dell’evasore fiscale.
Mi capita di vedere anche su Striscia la Notizia opere faraoniche lasciate incompiute. Molto spesso ne danno la causa al fallimento dell’impresa che ne aveva l’appalto. Nessuno indaga mai sulle cause di questi fallimenti, così provo ad immagginarmeli io, da evasore, cinico e poco di buono quale sono.
L’impresario per avere l’appalto è in torta con l’amministrazione committente che deve foraggiare “in nero” secondo accordi. Poi, con l’avanzamento dei lavori è lui che bussa a quattrini ed iniziano le scuse ed i rinvii, sino a ché l’impresa defunge. Mia opinione è che le opere pubbliche non siano un volano di crescita, ma una causa di fallimenti.
A quando in Tv uno spot del tipo “se lo conosci lo eviti?”
cercasi hacker con i coglioni quadrati scopo?…..
Se non ci sarà a breve uno “SCOSSONE” contro questi parassiti e corrotti, credo che i “nuovi padroni delle ferriere” ovvero i politici di tutte le componenti, si arrogheranno altri e più corposi diritti e a noi ci imporranno altri e gravosi doveri! che fare? Non sarebbe un’utopia, 100 persone disposte a un gesto clamoroso!!! Perché non ora?
Dobbiamo acclamare un nuovo Garibaldi che provveda a guidare le truppe a DISfare l’Itaglia…
Qui noi poveri ospitati,.. acclamiamo il nuovo Garibaldi !
Ma cosa volete che dica uno come di pietro che è sempre vissuto di paga pubblica cioè alle spalle dei contribuenti?
Dopo la violenta risposta dello stato a Cortina, adesso ci si attende lo stesso effetto che segue sempre un aumento di tasse: minori consumi, minori risparmi, prenotazioni negli alberghi cancellate, senso di insicurezza.
Il governo ieri ha avuto il suo momento di gloria mediatica, da domani non interesserà più a nessuno l’economia di quella cittadina di montagna.
L’operazione Cortina, è stato tutto fumo, e niente arrosto, giusto per far vedere al popolino più ingenuo e ignorante che il nuovo governo sta combattendo contro l’evasione fiscale, e farà pagare anche i più ricchi.
Ma 40 agenti della Gdf, per beccare si e no 50 evasori, è una disfatta, una palese dimostrazione di inefficienza e incompetenza, altro che il trionfo che vorrebbero far credere i giornali.
Se per mancanza di supporti informatici adeguati, non riescono a scovare i finti poveri con Ferrari, semplicemente incrociando i dati della motorizzazione, con le dichiarazioni dei redditi, e le transazioni bancarie, significa che nella loro guerra all’evasione sono sconfitti in partenza, e al massimo sono capaci di incastrare 4 gatti ogni tanto!
Ci sono tutte le condizioni per vedere fra poco crescere un muro informatico e spionistico che non ha niente a che invidiare al muro fisico di DDR memoria.
IL fine è sempre quello, impedire alle risorse di evadere,.. finita la prima fase probabilmente inpediranno anche alle persone di circolare, in quanto assoldare per lavorare a sostegno del PIL utile per mantenere le cose come stanno.
Una bella galera insomma,.. la foto rende l’idea.
E noi diamo loro una mano a distruggere tutto: lavoriamo il meno possibile e, se possibile, chiediamo di essere sovvenzionati n qualche modo.
E cominciamo a fare i delatori.
Ci sono due metodi per metterla in quel posto a chi cerca informazioni.
Il primo è quello di non dargliene.
Il secondo è dargliene troppe: discreto sistema per nascondere l’ago nel pagliaio.
questi sono pazzi, io temo realmente per le libertà individuali
ANCHE IO, TEMO MOLTO!
Non è questione di timore, qui è questione di sicurezza: ce le stanno levando già da un pezzo.