Così Gianfranco Fini e Renato Schifani, presidenti di Camera e Senato, hanno tentato di placare le proteste che stanno montando sull’ennesima occasione nella quale i parlamentari stanno cercando di rimandare il più possibile la riduzione delle loro laute prebende.
Si tratta di una tecnica consolidata e che finora ha dato ottimi risultati (per i parlamentari, ovviamente): per alcuni giorni i mezzi di informazione ne parlano, sale un gran polverone, si sentono dichiarazioni tese a rassicurare la ggente che presto i sacrifici saranno fatti anche dai parlamentari e dai componenti delle alte burocrazie. Poi, passato qualche giorno, tutto torna nel dimenticatoio. E per almeno qualche mese il problema (sempre dal punto di vista dei parlamentari) è risolto.
Quando le proteste sembrano più vibranti del solito – magari perché, nel frattempo, si sta tartassando più del consueto la gente di cui sopra – arriva la trovata geniale: nominare una commissione che si occupi di individuare i parametri da utilizzare per ridimensionare indennità e altri emolumenti.
E’ quello che è successo in occasione della manovra estiva del precedente
governo: invece di tagliare, è stata nominata una commissione guidata dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, per fare uno studio comparato sul trattamento economico dei parlamentari degli altri Paesi dell’Unione europea. Lo studio, peraltro, non riguarda tutti i 27 Paesi aderenti all’Unione, bensì solamente sei di essi.
Uno si aspetterebbe di avere i risultati entro un mese, a stare larghi. E invece pare che siamo ancora in alto mare. Se non fosse stato per la manovra beffardamente definita dal governo “salva Italia”, la quale, tanto per cambiare, saccheggia le tasche degli italiani, probabilmente in pochi si sarebbero ricordati del lavoro della commissione Giovannini.
Ma la questione è tornata d’attualità, e allora si scopre che non sono stati ancora neppure raccolti tutti i dati. Giovannini dice che si tratta di un lavoro molto complesso. Il sospetto è che non si sia voluto procedere con molta sollecitudine.
E allora ecco i presidenti di Camera e Senato che intervengono per rassicurare tutti quanti che non c’è alcuna volontà dilatoria da parte del Parlamento. Però, non è mai l’ora…
Il dramma non è che lo dicano: è che qualcuno potrebbe ancora credere a quello che dicono.
Non è mai successo nella storia che una classe, o casta che sia, si sia volutamente ridotta i suoi privilegi. Quando il governo dell’emergenza “urgente” accenna a sacrifici, c’è un fiorire di proposte e tutti i leader politici avanzano astruse proposte su dove reperire quattrini. Poi tutto si sgonfia. Non è per cattiveria, è gente che vive in un altro pianeta e non si rende conto che vi sia chi non ha il pane per vivere. “Che diamine, mangino le brioches!” Prepariamoci che la storia sta per ripetersi. In Veneto si dice che “el tropo bon el xe un cojon”. Chi ancora la indossi, getti alle ortiche la casacca del “tropo bon”.
E, visto che stiamo parlando di sport, cos’hai contro il baseball?
Ci stanno forse prendendo per il culo?
Non l’avrei mai detto! :D
Tra un po’ li prenderemo noi per il culo, MA A CALCI!
Visto che la metti su questo piano, vado a prendere le antinfortunistiche.
Non vorrei mai far mancare il mio contributo per il bene della Patria.