Gli ultimi due anni hanno segnato un cambiamento significativo negli atteggiamenti delle banche centrali verso l’oro. Dal 1988, le banche centrali sono divenute venditrici nette del metallo prezioso. In mancanza di convertibilità delle loro valute cartacee in merce, questo evento ha perfettamente senso. Perché possedere un bene fisico con spese di immagazzinamento costose quando non c’è il rischio che se ne avrà mai bisogno? Meglio tenere un asset fruttifero (e facilmente immagazzinabile) come un titolo governativo per ottenere nel mentre un profitto. Questa è la tipica spiegazione del perché le banche centrali caricano i propri bilanci con asset finanziari al posto di quelli fisici.
Eppure negli ultimi due anni si è verificato un drastico cambiamento negli acquisti di oro. Nel terzo trimestre di quest’anno, gli acquisti netti in oro delle banche centrali sono stati pari a 150 tonnellate — più del doppio della quantità totale annuale di tutto il 2010. Per la prima volta in oltre 20 anni, le banche centrali del mondo stanno comprando più oro di quanto ne stiano cedendo.
Ma se le banche centrali trattano esclusivamente in denaro non convertibile (e fiat), cosa spiega l’improvviso cambiamento di mentalità?
La convertibilità può portare costi ad una banca centrale, ma ha anche i suoi vantaggi. In particolare, ha risolto due problemi:
1. Come mantengono l’indipendenza dai loro governi le banche centrali?
2. Quanti soldi dovrebbero fornire?
Senza la convertibilità, questi due problemi diventano molto più complessi. In questo breve saggio, ci concentreremo solo sul primo di questi problemi.
L’indipendenza di una banca centrale deriva dal governo che concede i diritti di monopolio per la produzione di denaro nella sua giurisdizione. Il Congresso provvede alla supervisione della FED, ma nessun agente del governo determina specificamente giorno per giorno le operazioni della banca centrale. (Ciò è discutibile, certo, ma questa è una questione a parte.)
Questa indipendenza è ambita, e per buoni motivi. Un governo responsabile della sua stampante ha un incentivo a pagare per le sue spese non attraverso le tasse, o anche il debito, ma attraverso l’atto relativamente indolore di stampare il denaro necessario. Il problema è la conseguente inclinazione inflazionistica che ha un governo che controlla la stampante.
Una banca centrale indipendente emette moneta, che viene registrata come passività sul suo bilancio. In un’operazione di compensazione, viene acquistato un asset che bilancia la situazione contabile. Sebbene questo asset può essere qualsiasi cosa, è diventata la norma che sia un bond del governo relativamente sicuro. L’oro ricopre ancora una porzione dei bilanci della maggior parte delle banche centrali, ma perché ha le proprie spese e non restituisce alcun interesse, è un’opzione relativamente poco attraente.
Se una banca centrale vuole aumentare direttamente l’offerta di denaro, aumenta le sue passività (vende contanti) e aumenta di conseguenza i suoi asset (compra obbligazioni). Se vuole diminuire l’offerta di moneta, diminuisce i suoi asset (vende obbligazioni), che a loro volta diminuiscono le sue passività (diminuendo la quantità di denaro in circolazione).
Come esperimento mentale, immaginate cosa accadrebbe se una banca centrale non avesse venduto alcun asset, ma invece li vedrebbe perdere di valore. Per fare un esempio estremo, immaginiamo che i bond che possiede vadano in default a causa dell’insolvenza dei loro emettitori. Il denaro non deve aggiustarsi automaticamente diminuendo di un ammontare equivalente. Per mantenere l’uguaglianza contabile, la passività rilevante che cambia è il patrimonio della banca centrale. L’insolvenza contabile è definita come il momento in cui il patrimonio netto diventa negativo.
E’ difficile immaginare una banca centrale che diventa insolvente. Infatti, in linea di massima ciò non accade, anche se come abbiamo sottolineato io e Philipp Bagus nel nostro libro, Deep Freeze: Iceland’s Economic Collapse, esistono esempi recenti (vedi anche qui). Una banca centrale che possiede bond come suoi asset, mantiene la sua solvibilità fino a quando l’emettitore delle sue obbligazioni mantiene la sua solvibilità.
Il problema che sorge è che cosa fare se il patrimonio diventa negativo. Deve verificarsi una ricapitalizzazione, ma da parte di chi? In uno scenario estremo, il governo può direttamente ricapitalizzare la banca centrale. Questa azione non è senza conseguenze. Le banche centrali godono, almeno in alcuni paesi, di un alto grado di indipendenza, perché non si basano sui loro governi per il finanziamento. Infatti, visto che inviano i profitti al governo alla fine dell’anno, sono generatrici di entrate per il governo.
Ma un governo che sostiene una banca centrale è sempre più interessato a come viene gestita quella banca. Una maggiore vigilanza delle autorità monetarie sarebbe gradita da alcuni, ma aprirebbe anche il vaso di Pandora; forse con una supervisione crescente il governo inizierà anche ad influenzare i mandati operativi della banca centrale, o anche le sue operazioni quotidiane.
Gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono delle risposte completamente razionali dato questo dilemma dell’indipendenza. Con la solvibilità di alcuni grandi governi sempre più in discussione ogni giorno, gli investitori e le banche centrali stanno allo stesso modo dubitando del valore dei loro debiti. La Grecia ha da poco dato ai titolari privati del suo debito un taglio del 50%; potrebbe essere lo stesso per i governi ed altre organizzazioni? La solvibilità di un elenco crescente di paesi si allunga ogni settimana — Irlanda, Portogallo, Italia, Spagna — neanche gli Stati Uniti sono immuni a questa possibilità, come illustra la sua crisi del debito.
Possedere oro non elimina la possibilità di un patrimonio netto negativo per la banca centrale (anzi, potrebbe addirittura aumentarne le probabilità). Ma dato il recente passato è un’opzione attraente. Mentre i paesi dimostrano la loro difficoltà nel mantenere in ordine i loro debiti e deficit e migliorando così le loro prospettive di solvibilità, anche il valore del loro debito diventa discutibile.
Mentre il possesso di un qualsiasi asset reale non serve ad alcun uso diretto per una banca centrale, agisce come una sorta di polizza di assicurazione. La solvibilità di una banca centrale in possesso di debito pubblico è subordinata alla solvibilità dei paesi di cui detiene il debito. Visto che una banca centrale si preoccupata per il valore dei suoi asset, la diversificazione del proprio patrimonio in oro è un’alternativa razionale.
*Traduzione di Johnny Cloaca
OT, scusami l’ot leonardo.
vorrei segnalarti la questione della convertibilità lire-euro.
in un decreto di un fine settimana, il governo ha deciso di anticpiare di 3 mesi la data della fine convertibilità. lasciando un paio di giorni di tempo.
(in germania non vi è nessun limite temporale, in usa si possono cambiare dollari di oltre 100 anni fa).
il governo “recupera” così 1.3 miliardi di euro.
peccato che questi siano espropriati ai cittadini.
logica vorrebbe c he il governo avviasse una campagna di informazione prima della fine convertibilità e lasciasse qualche settimana di tempo.
così è come un ladro che si infila in casa il fine settimana quando il cittadino non c’è!
tra l’altro, il “professore” forse non ci arriva a capire che se avesse lasciato quei soldi agli italiani sotto natale invece di ingrassare le casse dello Stato, magari gli italiani facevano qualche spesa natalizia in più e l’economia reale girava.
ciao