“In America banche e società finanziarie prestarono soldi a centinaia di migliaia di persone che volevano comprare una casa ma che non davano garanzie di poter pagare il mutuo… Almeno la lezione è stata imparata e oggi gli economisti e i politici stanno cercando di tirare le redini di un sistema finanziario che si era ingigantito sfruttando l’insufficienza delle regole… le cose non si aggiustano da sole. Ci vogliono delle regole. La lezione è stata severa, e l’abbiamo (speriamo!) imparata.” (F. Galimberti)
In una delle sue consuete pagine domenicali dedicate all’insegnamento dell’economia ai più giovani (sic!), Fabrizio Galimberti spiega ai lettori le cause della crisi che le economie occidentali stanno attraversando dal 2007.
Mi capita abbastanza di frequente di leggere spiegazioni della storia economica recente che fanno partire la crisi dal mercato dei mutui subprime negli Stati Uniti. Di solito la conclusione è quella a cui giunge anche
Galimberti: “Le cose non si aggiustano da sole. Ci vogliono delle regole”.
La cosa non mi stupisce, perché se le premesse sono sbagliate, difficilmente possono essere corrette le conclusioni. Che il mercato dei mutui subprime e delle cartolarizzazioni da essi composte siano un elemento all’origine della bolla immobiliare non intendo discuterlo. Ma non si tratta della causa primaria. Quei mutui e quelle cartolarizzazioni sono essi stessi una conseguenza delle vere cause primarie.
Le quali ritengo siano da ricercare nella politica fiscale e in quella monetaria che hanno caratterizzato gli anni precedenti la crisi. L’idea di rendere proprietari di case anche coloro non potevano permetterselo è stata perseguita in modo bipartisan dalle amministrazioni Clinton e Bush Jr. E la benedizione sui mutui subprime e sulle cartolarizzazioni su di essi strutturate veniva nientemeno che dalla Fed, che oltretutto ha costantemente mantenuto i tassi di interesse artificialmente al di sotto del livello al quale sarebbero stati senza il suo intervento.
E’ così che si gonfiano le bolle. Di volta in volta possono cambiare i dettagli, ma le cause di fondo sono sempre le stesse: manipolazione dei tassi di interesse da parte della banca centrale ed eccesso di credito da parte del sistema bancario (a cui corrisponde un eccesso di debito e di investimenti errati da parte di cittadini, imprese e/o Stati, ovviamente).
Galimberti dice che “almeno la lezione è stata imparata”, ma è vero l’esatto contrario. Se la lezione fosse stata imparata (sarebbe bastato leggere ciò che gli economisti di scuola austriaca avevano scritto durante la prima metà del Novecento per evitare tutto questo marasma), non saremmo ancora qui a sentire invocazioni di più Stato e più liquidità fornita dalle banche centrali.
E il problema è che chi non ha capito (o non vuole capire), pretende di insegnare ai ragazzini.
Che la crisi sia iniziata negli Stati Uniti, non lo metto in discussione, ma continuo a sostenere che alla nostra imprendialità ed alle nostre banche non avrebbe fatto un baffo, se non fosse per la situazione di profondo rosso nel quale si trova lo stato a causa di una pletora di politici onnipresenti in una economia pubblica protetta.
A Padenghe ho provato a ricordare che quello del pil è un dato fuorviante, si considera ricchezza prodotta anche quella fatta dalla P.A. in toto e per valutarla si fa rientrare nel valore pil la somma degli stipendi elargiti.
Per rilanciare l’economia (dalla finestra) il governo dei tecnici (?) prima aumenta di quel po’ le tasse, e poi incrementa il pubblico impiego: io non ci sarei arrivato ad incrementare il pil in questo modo, vedete cosa vuol dire essere bocconiani! Mi tolgo tanto di cappello.
Un’altra mente fine del governo afferma che in Italia gli stipendi sono bassi (ma va !) e ne auspica l’aumento, ma non accenna a chiedere la diminuzione di quello che la classe politico/burocratico lucra sulla busta dei lavoratori.
A due passi da me una grande società di porte automatiche chiude in Italia per trasferire la produzione all’estero e tra le bandiere rosse delle maestranze, i cartelli lamentano di novanta famiglie che si troveranno senza reddito.
Già tante ne ho viste e di più mi toccherà di vederne. Spero tanto che la gente capisca con chi prendersela.
Che la crisi sia iniziata negli Stati Uniti, non lo metto in discussione, ma continuo a sostenere che alla nostra imprendialità ed alle nostre banche non avrebbe fatto un baffo, se non fosse per la situazione di profondo rosso nel quale si trova lo stato a causa di una pletora di politici onnipresenti in una economia pubblica protetta.
A Padenghe ho provato a ricordare che quello del pil è un dato fuorviante, si considera ricchezza prodotta anche quella fatta dalla P.A. in toto e per valutarla si fa rientrare nel valore pil la somma degli stipendi elargiti.
Per rilanciare l’economia (dalla finestra) il governo dei tecnici (?) prima aumenta di qre le tasse “molto”, poi lo abbi
Ci è, ci è..
Se ci facesse avrebbe il pudore di non prendere per il culo dei ragazzini.
Ma Galimberti ci è o ci fa?