In Anti & Politica, Economia

DI GIACOMO PETRELLA

Chi conosce i dati sa che Berlusconi ha rappresentato una vera calamità per questo paese. Non solo per le promesse non mantenute e servite a nascondere un sostanziale aumento della pressione fiscale; non solo per quel sottobosco di clientele lasciato libero di ammorbare, in modo parassitario, il “patrimonio pubblico”. E non tanto per quella tipica ed italiota fissa del paraculismo sfrenato, dell’essere, a tutti i costi, demagogia per demagogia, l’uomo buono per tutte le stagioni.

No, Berlusconi è stato distruttivo, e rischia di esserlo ancora, quale pessimo, o meglio tipico, imprenditore del monopolio statale. Chi conosce, appunto, i dati dell’Istituto Bruno Leoni, più volte spiegati dal buon Oscar Giannino, sa perfettamente quanto i governi Berlusconi abbiano enormemente aumentato la spesa pubblica, causando, addirittura, più del 50% dello stock di debito italiano dal 1946 ad oggi.

Infatti, è solo in questi ultimi vent’anni di dominio berlusconiano che lo Stato passa dai 795 miliardi di euro di debito del giugno ’92 agli attuali 1931 miliardi. Dico di dominio berlusconiano tralasciando il vampirismo fiscale di Visco e Padoa Schioppa i quali, seppur limitando il deficit di spesa, hanno sostanzialmente e per due volte agevolato la farsa anti-recessiva del cavaliere liberista.

Ecco dunque cascare la più importante fola mediatica sulla quale il teatrino politico berlusconiano (destra e sinistra) intende ricostruire la sua più lurida verginità: “il debito non l’abbiamo fatto noi, ma lo abbiamo ereditato dalla Prima repubblica.”

Menzogna colossale, ribadita con estrema costanza mediatica da Angelino Alfano nel misero intento di salvaguardare il berlusconismo (ri-destra e ri-sinistra) dal clima antipolitico scatenatosi contro il governo del gabelliere Monti. Ciò che il mainstream del Pdl-Pd vorrebbe far credere, dunque, si riassume in un momento sospensivo della normalità causato da nemici invisibili (il passato e il mercato), destinato a durare a causa di nemici concreti (la Germania), ma di cui solo i professori che nessuno sostiene e ai quali nessuno vota mai la fiducia, dovranno prendersi le responsabilità.

Fascismo e viagra per tutti, in buona sostanza. Spruzzate di nazionalismo, di demagogia anti-plutocratica, in attesa di pompare liquidità in pilloloni, fra tasse e Bce, a copertura di un disastro annunciato, creato e lasciato senza colpevoli: oro alla patria, gridano con quanto più fiato in gola gli epigoni del nulla contro lo Stato. Mentre il Tycoon, all’ennesima presentazione dell’ennesimo libro di Vespa, si paragona, ancora una volta, al Mussolini senza poteri. Appunto.

 

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Showing 11 comments
  • Roberto Porcù

    Ce ne sono di tangheri che devono sparire !!

  • michele lombardi

    silvio deve solo sparire

  • Pedante

    Non per difendere il regime, ma dal 1922 al ’25, il ministro delle finanze de Stefani riformò l’economia, seguendo una politica economica di stampo liberale. Fu costretto alla dimissione da vari industriali vicini al governo, e dopo cominciò il corporativismo che ben conosciamo.

    • Pedante

      “alle dimissioni”!

  • maumen

    Non ho detto che l’alta inflazione cancelli il debito, anzi tuttaltro, sono uno dei sostenitori della sana economia sociale. Vedo che non mi conosci. Quando ero studente a Berlino, anni 70, allora separata dal muro e dove il confronto-raffronto con il comunismo reale era quotidiano portavamo un esempio che poi divenne una battuta: “Was ist der Unterschied zwieschen sozialismus und Kapitalismus? Im Sozialisumus werden die Banken verstaatich und gehen dann pleite, im kapitalismus ist es umgekehrt“( Qual è la differenza fra il capitalismo ed il socialismo? Nel socialismo le banche vengono statalizzate e poi falliscono, nel capitalismo è il contrario). Mai barzelletta è più attuale oggi in tempi di crisi finanziaria.
    Per fare il punto sulla situazione devo purtroppo escludere i dati italiani in quanto vecchi, inaffidabili e di difficile reperibilità e prendo in considerazioni le altre nazioni, Germania in particolare, tanto in Italia ci vedremo costretti a piegarci alle scelte di altri Stati (come al solito) in quanto la dipendenza che il debito pubblico ci impone (oltre il 58% è posseduto da investitori stranieri), la scarsa credibilità sui mercati finanziari internazionali (grazie Amato), non ci danno altra possibilità che dire “yes sir” .
    C’è la convinzione che uno Stato non possa fallire. Questa convinzione è falsa.
    Uno Stato fallisce quando i suoi debiti sono talmente elevati per cui un giorno non è più in grado di pagare gli interessi. Ecco perché uno Stato deve limitare il suo debito pubblico. Non può pretendere di salvare l’economia, altrimenti mette la sua stessa esistenza in pericolo. Sempre maggiori e gigantesche risorse lo Stato deve impegnare per salvare il sistema finanziario dal collasso. Sempre più drammatiche le conseguenze per l’economia reale, sempre più strane e dubbiose le proposte dei Governi per evitare il peggio.
    Biliardi (migliaia di miliardi) di Euro e Dollari hanno messo a disposizione i Governi alle loro banche, in forma di garanzie, crediti ed aiuti diretti. I soldi si sono polverizzati.
    Ora si ricomincia da capo. In Inghilterra si sta varando un secondo pacchetto (pacco per i cittadini) in quanto il primo non ha mostrato grande efficacia. Il nuovo presidente USA Barak Obama ci dirà questa settimana come intende sollevare le banche americane dai vecchi debiti che tuttoggi minacciano di distruggerle. Il governo tedesco, la sig.ra Angela Merkel è fortemente contraria alla creazione di una Bad Bank in cui far confluire e congelare i titoli spazzatura (grazie di esserci Angela, dillo anche a Tremonti). Gli istituti tedeschi hanno centinaia di miliardi di titoli spazzatura ancora in bilancio. Una ricerca del BaFin e Bundesbank conferma che gli istituti tedeschi siedono su una montagna di carta straccia. Il valore è di 101,9 miliardi di € e solo il 28 % è stato ammortizzato (scaricato dai bilanci mettendolo fra le perdite). I rimanenti titoli non hanno alcun valore in quanto momentaneamente invendibili. Lo stesso vale per i derivati collegati ai mutui americani. Compaiono in bilancio ancora 38,80 miliardi di € che rappresentano sempre il 94% della massa originaria al 30 agosto 2008. La quantità di rifiuti è solo parzialmente stata rimossa. Il sistema finanziario internazionale è come le strade di Napoli durante l’emergenza rifiuti.
    “Bailout” è la parola del giorno. Ciò significa che lo Stato libera le banche dai loro crediti inesigibili ma non significa che i debiti siano spariti: cambiano solo di proprietà vanno a carico dello Stato il che significa a carico del contribuente.
    Lo sdebitarsi dello stato invece è una cosa un attimino più complessa. Nel modo più semplice lo Stato rimborsa i titoli e con ciò il debito è saldato. Ma questo caso è estremamente raro. Di solito lo Stato non rimborsa il suo debito semplicemente lo rinnova. Così finisce per accumulare debiti su debiti. Già oggi lo Stato italiano paga 80 miliardi di €, la Germania 43 miliardi d’interessi all’anno. Gli interessi sono al secondo posto come posta di bilancio solo dopo la sanità. Ma tutte le situazioni cambiano. Ammettiamo che gli interessi tornassero i livelli del 1995 per lo stato italiano vorrebbe dire aggiungere 50 miliardi, per lo Stato tedesco 20 miliardi di € all’anno. Questo senza fare nuovi debiti. La conseguenza della crisi finanziaria accentua queste tendenze. Nessuno è ora in grado di dire fino a che punto e in quale maniera gli Stati possono liberarsi del debito prima che li strangoli. Il sistema più difficile è risparmiare, il più amato è l’inflazione. Lo Stato stampa carta moneta fresca con cui saldale sue fatture. O la banca centrale stampa nuova carta moneta e lo pompa nel sistema economico. Chiaramente il valore reale della moneta si deprezza. Cosa che allo Stato interessa poco. Deve saldare i suoi impegni. In qualsiasi maniera lo Stato si sdebiti è sempre il cittadino a pagare. In fase di boom lo Stato rimborsa i suoi debiti o aumentando le tasse o riducendo la spesa.

    Berlusconi ci aveva promsso mare e monti.
    Bene a mare ci sono finito;
    ora sono arrivati i Monti;
    è stato di parola!

  • Giacomo Petrella

    Caro Maumen, l’illusione che l’alta inflazione cancelli il debito si chiama, appunto, “illusione monetaria”…prima o poi qualcuno paga…eccoci al punto.

  • maumen

    Secondo la mia opinione è ininfluente il tasso d’interesse, in qanto il 20% veniva compensato con l’inlfazione, il montante vero e senza ritorno venne creato nel periodo 82-84 che restò sottaciuto essendo il DP quasi completamente finanziato dal mercato interno degli italiani. I problemi veri nascono quando il transatlantico del debito pubblico venne spostato dal golfo italiano alle ben più marose acque della finanza globale.

  • Giacomo Petrella

    Dexter, l’Ibl e Giannino hanno calcolato lo stock di debito in euro. Nei tuoi passaggi ti sei dimenticato che con l’euro (marco forte) non pagavamo più il 20% di interessi ma il 4 come tutti…quindi mi confermi che in epoca seconda repubblica il debito effettivo è più che raddoppiato.

  • Andrea

    Vorrei solo ricordare che il “buon” Oscar Giannino che, non dimentichiamolo, è un giornalista e non un economista, c’ha messo 17 anni a reperire questi dati, visto che per tutto quel tempo ha sempre supportato Berlusconi, nonostante la discrasia tra le sue sparate demagogiche e la realtà dei fatti fosse sotto gli occhi di tutti (quelli che volevano vedere).
    Cordiali saluti.

  • Dexter

    In 30 anni dal 1950 al 1980 il debito pubblico (rispetto al PIL) è cresciuto di 3 punti (passando dal 52% al 55%).
    In 13 anni dal 1980 al 1993 il debito pubblico è cresciuto di 65 punti (passando dal 55% al 120%).
    Tre punti di PIL in 30 anni e 65 punti di PIL in 13 anni: questo il risultato del compromesso storico DC-PSI-PCI.
    Oggi è al 119%, dunque il rapporto è rimasto stabile in 18 anni (con alti e bassi a seconda dei periodi di crisi internazionale: 2001; 2008-2009 soprattutto a causa della recessione che ha ridotto le entrate).

    • maumen

      Dexter, vero, verissimo quanto da lei puntualizzato. Dall”82 all’84 (Governo Craxi) il debito pullico è passato dai 400.000.000.000.000 (quattrocentomila) agli 800.000.000.000.000 (ottocentomila) miliardi portando il DP dal 64 al 126% del PIL.

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