“Le tasse sono un bene per tutta la comunità, di cui però non ci si accorge. Così come l’evasione è un danno che si fa in definitiva a sé stessi. La repressione dei reati di carattere fiscale deve andare di pari passo con l’educazione al rispetto delle regole. In questo senso, stiamo valutando l’ipotesi di istituire un attestato di ‘correttezza fiscale’ agli esercizi commerciali che risultino in regola dopo i controlli.” (A. Befera)
Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, pare stia pensando alla pagella del buon contribuente da assegnare agli esercizi commerciali che risultino in regola dopo i controlli. Prima di fornire questa “chicca”, però, sostiene che “le tasse sono un bene per tutta la comunità, di cui però non ci si accorge. Così come l’evasione è un danno che si fa in definitiva a sé stessi”.
Gli esseri umani devono essere davvero molto distratti, dato che, con rare eccezioni sul modello Tafazzi, in tutto il mondo e in tutte le epoche hanno avuto un atteggiamento tutt’altro che riconoscente e gioioso nei confronti della tassazione. Si può, infatti, distinguere tra chi, come i libertari, considerano la tassazione un’aggressione dello Stato alla proprietà dei soggetti tassati (una estorsione vera e propria) e chi, invece, la ritiene un male inevitabile, magari pure necessario.
Ma suppongo che non sia la felicità il sentimento prevalente tra coloro che guardano il cedolino della busta paga o si accingono a pagare un F24. Delle due l’una: o non si accorgono del bene per tutta la comunità; oppure non c’è nulla di cui gioire. Io propendo per la seconda ipotesi.
E che dire di quelli che evadono? Secondo Befera, in definitiva danneggiano se stessi. In sostanza, evitare di essere costretti a cedere una somma più o meno consistente di denaro allo Stato sarebbe un gesto di autolesionismo.
Solo confondendo ogni individuo con la società si può trarre una conclusione del genere. Ma mentre ogni individuo esiste, la società esiste solo in quanto esistono gli individui che ne fanno parte.
E tra tali individui, alcuni sono contribuenti netti, mentre altri sono consumatori netti di risorse altrui. Quando i primi mantengono i secondi perché sono costretti a farlo, non vedo differenze sostanziali fra i mantenuti e i parassiti che esistono nel regno animale.
Ciò detto, Befera parla con tono inquietante di “educazione al rispetto delle regole” e, senza alcun senso del pudore, dell’introduzione di un “attestato di correttezza fiscale” da attribuire a chi risulti in regola dopo i controlli. Al di là del fatto che non credo sarebbe di grande soddisfazione ricevere un attestato simile (sarebbe come riceverlo dopo aver subito una rapina), non mi risulta che ci siano casi in cui un contribuente risulta completamente in regola, anche se ha pagato aliquote stellari. Qualche contestazione, magari per pochi spiccioli, alla fine salta sempre fuori.
Ma se è sostanzialmente impossibile, anche volendo, essere del tutto in regola, probabilmente sarebbe meglio rivedere il sistema fiscale, più che introdurre improbabili attestati per i bravi somari fiscali.
QUESTA MATTINA A PADOVA, DALLE 10, IL MOVIMENTO LIBERTARIO SOSTERRA’ LA PROPOSTA CONTRO EQUITALIA
Un’altro ignorante burocrate.
Certo che dice che le tasse sono belle, sono il suo lavoro. Strano lavoro quello della sanguisuga.
Io le tasse non le voglio pagare e questo dovrebbe essere sufficiente per non pagarle! Che altro c’è da dire? Io lavoro anche per mantenere della gente di cui non me ne frega niente. Ma è vita questa?!?
Non capisco questo accanimento verso la tassazione. In fondo tutte le società del mondo hanno finito con l’aggregarsi in stati (grandi comunità volontarie) ed a pagare loro qualche cosa per farli funzionare.
Vorrei candidarmi anch’io in questo concorso per la pagella del buon contribuente proposta da Befera, avrei solo bisogno che lui mi dicesse chiaramente quanto devo pagare ed io lo farei fino all’ultimo centesimo pur di ottenere questa pagella. Ma se lui si ostina a non dirmelo e mi infila le mani in tutte le tasche, di tutti gli abiti, in tutte le ore del giorno, io quel che devo pagare, e sto pagando, faccio veramente fatica a capirlo. Penso che non siano gli italiani a voler essere evasori, quanto lo stato stesso, consapevole di depredare, a nascondere i prelievi che fa in modo che i Cittadini non se ne accorgano. Questo comportamento merita la pagella del gran ladrone.
Non ho detto che Gengis Khan ha trovato tutte le porte aperte, né che l’aumento della pressione fiscale sia stato l’unico motivo della caduta dell’impero romano d’occidente. Ovviamente ci sono state delle concause e forse di importanza maggiore, ma è un fatto che una delle concause alla devastante avanzata mongola nei regni persiani e turchi, fu la promessa di riduzione della pressione fiscale. Ragion per cui, molti aprirono le porte al Khan per paura e per speranza. Riguardo all’impero romano, fu l’eccessiva tassazione unita alla mancanza di mezzi di produzione (schiavi) che produsse un depauperamento dell’agricoltura nell’impero con successivo impoverimento di tutti i cittadini e l’abbandono delle campagne; per lo meno dalla dinastia dei Severi. Ovviamente i regni barbarici costituiti su base feudale, non avevano bisogno di un’imposizione fiscale esagerata come quella degli ultimi due secoli dell’impero in quanto non dovevano mantenere eserciti professionisti per controllare le frontiere. In ogni caso, la storia (e non solo quella moderna) insegna che l’aumento della pressione fiscale provoca sempre un impoverimento delle realtà geopilitiche in cui questo viene attuato
Riformulate così le tua frasi hanno senso. Ma nella prima formulazione ero rimasto colpito. Sembrava che dicessi che rispettivamente i cittadini dell’ impero romano e quelli asiatici preferissero i loro aguzzini o barbari o mongoli perché con questi avrebbero pagato meno tasse. Io non sarei così sicuro che in passato la gente avesse questa grande consapevolezza dell’ immoralità della tassazione. Semplicemente vi era una totale sottomissione, o quasi, a chi era più forte fisicamente. Oggi, invece, siamo noi ad accorgerci di quanto le tasse sono immorali, perché appunto siamo più consapevoli. Questo, nonostante accettiamo il fatto che il governo abbia un potere fisico sui suoi cittadini tramite l’uso delle forze armate.
Oggi, 25 Novembre, a Padova contro Equitalia con VENETO STATO, MOVIMENTO LIBERTARIO, ecc.
Domani, 26 Novembre, contro il SISTEMA FISCALE ESTORSIVO, con Tea Party Italia, ecc.
Domenica, 4 Dicembre, a Torino con IMPRESE CHE RESISTONO per difendere la nostra stessa sopravvivenza.
PRIMA O POI, QUALCOSA DI ESEMPLARE E DEFINITVO, CHE CI LIBERI DALLA SCHIAVITU’, DOVRA SUCCEDERE !!!!!!!!!
caro Carmelo, siamo troppo buoni, abbiamo sempre lavorato e abbiamo sempre pagato…
Non siamo come i centri sociali, i no Tav e i no ogm, i dal molin etc. etc. siamo gente che ha mantenuto tutti, gente per bene e fin troppo educata… e se non ci ribelliamo anche noi lo continueremo a fare il mantenimento di questi parassiti…
Anche nel loro piccolo le formiche si incazzano, ecco, fino ad ora siamo stati formiche ed esseri quasi invisibili calpestati e ricalpestati da cicale vestiti da statalisti e sinistri individui vari.
E’ ora che le formiche si armino e si incazzino sul serio,.. altrimenti finiranno sempre schiacciate.
Bisogna essere stupidi per affermare cose del genere. Stupidi o in mala fede. Le tasse sono un bene di cui non ci si accorge. Ma se non me ne accorgo vuol dire che non mi servono a niente. Oppure che non mi spiegano dove vanno a finire i soldi che mi prelevano con la tassazione. Alan Friedman, noto economista vicino alle posizioni della sinistra italiana, sosteneva che ‘…l’economia italiana si regge sull’evasione fiscale, cioè sui soldi che i ceti produttivi investono in attività produttive invece di darli allo Stato che è una macchina mangia soldi assolutamente improduttiva’. Forse il Signor Befera non ricorda (o non ha mai saputo) che l’impero romano è caduto quando le tasse sono diventate talmente alte che la gente preferiva i barbari agli esattori dell’impero. E che Gengis Khan ha potuto costruire il suo impero planetario perchè le città aprivano le porte alle sue armate in quanto i mongoli riducevano la pressione fiscale. Il prelievo fiscale di per se iniquo, lo diventa ancora di più quando i soldi servono a mantenere una casta di gente che vive sulle spalle di chi rischia il proprio capitale per creare ricchezza e posti di lavoro. Invece di premiare coloro che rischiano i propri soldi per creare lavoro, premiano coloro che si fanno fregare e conseguentemente impoverire. Ma la storia è vecchia. ‘La proprietà è un furto’ dicevano i sessantottini. Sono passati più di quarant’anni, ma la musica non è cambiata. Il guaio è che gli italiani sono daccordo con queste scemenze. Aveva ragione Socrate: quando ad un uomo tolgono la libertà, gli dei fanno si che perda anche il desiderio della libertà, così se non altro vive da schiavo, ma in pace con se stesso.
Caro Riccardo, forse tu hai studiato una storia leggermente diversa da quella reale del pianeta Terra. Forse hai studiato la storia del pianeta Terra ma in un’altro universo parallelo a questo nostro.
Infatti, affermi: “Forse il Signor Befera non ricorda (o non ha mai saputo) che l’impero romano è caduto quando le tasse sono diventate talmente alte che la gente preferiva i barbari agli esattori dell’impero. E che Gengis Khan ha potuto costruire il suo impero planetario perchè le città aprivano le porte alle sue armate in quanto i mongoli riducevano la pressione fiscale”.
Secondo te le città asiatiche che conquisto Gengis Khan gli aprirono le porte perché era buono e liberale?
O forse avevano paura di essere massacrati, stuprati o nel migliore dei casi schiavizzati e mutilati? Destino, questo, riservato a chi non appunto non apriva le porte.
Per quanto riguarda l’impero romano, la sua caduta è da attribuire a molteplici cause concatenate l’un l’altra. Tra parentesi, i barbari non chiedevano tasse, semplicemente rapinavano, rubando tutto ciò che ritenevano potesse essergli utile, dai tesori preziosi al cibo all’oro alle case. Certo, potrai dire che almeno i barbari erano coerenti, e non fingevano di farti del bene tassandoti, ma ciò non toglie che compissero un esproprio uguale se non peggiore della tassazione. La quale, comunque, nei tempi antichi era notevolmente più bassa che oggi.