DI ALESSANDRO DA ROLD e MARIANNA VENTURINI*
Per lo scomparso ex ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, pagare le tasse è «un gesto di democrazia bellissimo». Ma non tutti i cittadini italiani la pensano come lui. Anzi, si direbbe il contrario a giudicare dagli imprenditori e dai movimenti territoriali che hanno fatto dell’antistatalismo e della lotta ai contributi fiscali i punti di forza dei loro programmi. E che continuano a crescere come funghi in tutto il lombardo veneto, territorio di piccole medie e imprese per eccellenza e spina dorsale dell’ecomomia italiana.
IL FALLIMENTO DEL CAV E DI BOSSI.Dagli Anni ’90, le tasse non sono di certo diminuite, mentre la rivoluzione liberale di Silvio Berlusconi è ancora al palo e il federalismo fiscale invocato dalla Lega Nord di Umberto Bossi resta un’utopia.
A fine ottobre, dalla Banca d’Italia, è arrivato un nuovo avvertimento riguardante la pressione fiscale che potrebbe salire «dal 42,3% del 2010 al 42,7% del 2011 e dal 2012 si attesterebbe su valori intorno al 43,8%, un massimo storico (nel 1997 essa aveva raggiunto il 43,6% del Pil».
In attesa che si conoscano le «impressionanti misure» messe a punto dal governo di Mario Monti, le realtà territoriali si organizzano in chiave antipolitica per manifestare il loro disappunto e dare qualche suggerimento non richiesto.
IL TEA PARTY SCENDE IN PIAZZA. A scopo preventivo, sono scesi in piazza a Milano il 26 novembre i sostenitori del Tea party Italia. Il movimento prende spunto dall’omonimo americano per gridare «Meno tasse, meno Stato, più libertà».
E ha radunato 300 persone che non si fidano delle promesse del nuovo esecutivo e chiedono di non aumentare Iva, e non ricorrere alla patrimoniale preferendo un programma di liberalizzazioni e privatizzazioni. Ma i ribelli delle tasse agiscono giorno per giorno, con piccole cose, come per esempio non chiedere lo scontrino alla cassa di ristoranti o negozi.
Il Movimento libertario riunisce tutti i moviementi locali
Una realtà che si è consolidata nel tempo è quella del Movimento libertario fondato dall’editore Leonardo Facco e dall’imprenditore Giorgio Fidenato.
Il primo, ex leghista, fa un po’ da consulente per tutti i movimenti. «Continuare a insistere ha giovato, siamo in tanti e continuiamo a crescere», ha ammesso Facco.
RIDURRE LO STATO AI MINIMI TERMINI. Il loro scopo è quello di ridurre lo Stato ai suoi minimi termini per dare spazio alla libera interazione fra persone. Il tutto in una chiave movimentista: «Le proprietà sono un diritto naturale, le tasse sono un furto», registra lo slogan dei libertari.
GUERRA PER IL SOSTITUTO D’IMPOSTA. Senza dubbio, l’iniziativa che ha fatto più parlare è quella di Fidenato, imprenditore agricolo e presidente dell’associazione Agricoltori federati della Provincia di Pordenone.
Dall’inizio del 2009, l’uomo ha deciso di dare in busta paga ai suoi sei dipendenti il lordo dello stipendio. «Non voglio più fare il sostituto d’imposta», ha detto, «non sono schiavo dello Stato e non voglio lavorare per lui, nemmeno se mi paga».
LA BUSTA PAGA LORDA. Dopo di che si è autodenunciato all’Inps e all’Agenzia delle entrate per riuscire a portare alla Corte costituzionale quella che considera una «battaglia di libertà». La senatrice radicale Emma Bonino ha detto che Fidenato «poteva essere una bandiera per gli amanti della libertà». Ma il suo gesto è passato quasi inosservato ai più.
Rappresentanza per i contribuenti e iniziative di protesta
Nel 2010 è nata ConfContribuenti, creata per rappresentare gli interessi dei cittadini di fronte allo Stato e costituire un gruppo di pressione che spinga alla riduzione della pressione fiscale.
Durante le ultime elezioni regionali del 2010 e le comunali del 2011, ConfContribuenti ha fatto sottoscrivere un «impegno a difesa dei cittadini» perché i potenziali eletti s’impegnassero a non alzare la spesa pubblica.
«Delle 30 adesioni che abbiamo ricevuto, sette persone sono state elette alle ultime regionali. Come il consigliere della Toscana Marco Taradash», ha detto Gionata Pacor, presidente di Confcontribuenti.
GENTE PRODUTTIVA LA LOTTA CONTRO LO STATO. Carmelo Miragliotta, imprenditore di Alessandria, invece, nel 2001 ha fondato Gente produttiva che vuole un’identità «comune, forte e visibile» per «fermare l’arroganza e la miopia burocratica e amministrativa».
Lo stesso Miragliotta è stato rinviato a giudizio per aver scritto sui muri dell’Agenzia delle entrate di Alessandria: «Covo di estorsori». E su altri palazzi statali «Lo Stato ci massacra».
Il gesto lo ha trasformato in un «eroe locale» per qualcuno, disobbediente civile per altri. «È la rivolta pacifica di un cittadino che si sente oppresso», ha spiegato a Lettera43.it.
VENETO STATO E IL MONUMENTO AGLI EVASORI. Ma il fisco sta stretto anche a Veneto Stato, movimento indipendentista articolato attraverso coordinamenti locali, che già a settembre urlava tutta la sua rabbia contro le prime manovre.
La coalizione indipendentista coordinata dal segretario Lodovico Pizzati, ha da tempo deciso di dire «basta» e ha lanciato una sfida a Roma erigendo il monumento all’evasore durante la manifestazione di solidarietà alle imprese e ai lavoratori veneti, «ingiustamente attaccati e bollati come evasori».
Veneto Stato ha da poco effettuato una protesta contro la sede di Equitalia a Venezia. I toni sono battaglieri: «Quando Veneto Stato è entrato negli uffici di Equitalia, si è incrinato il potere di imposizione che Roma da 145 anni esercita sul nostro territorio. Il risultato ottenuto venerdì scorso è importantissimo. Noi da oggi, che lo vogliano o meno, saremo parte trattante in tutte le vertenze e le dispute che sorgeranno tra noi veneti e l’amministrazione pubblica italiana».
Le nuove leghe e i secessionisti locali
Ha una collocazione geografica ben definita anche il Fronte friulano, nato nel 2006 in chiave anti leghista per sostenere l’autonomia politica ed economica della regione.
Federico Simeoni del Fronte friulano e Facco hanno sostenuto il boicottaggio del censimento statale. «È una perdita di tempo», ha detto Simoni. «Le banche dati dello Stato hanno già tutti quei dati, quindi era inutile compilare il modulo».
LE NUOVE LEGHE. Ma c’è anche l’Unione padana, nata dall’unione della Lega Padana Lombardia, che da un decennio si contrappone al Carroccio, con altri esponenti ed ex militanti leghisti. Chiedono che il Nord si faccia carico del debito pubblico italiano per ottenere in cambio la totale autonomia fiscale.
Da una costola del partito bossiano è nata anche l’Unione federalista di cui Giancarlo Pagliarini, è il segretario generale. Per loro, l’obiettivo è «superare il federalismo fiscale della Lega» che è considerato «falso», per tornare all’idea di «un federalismo più vero, come era quello pensato da Gianfranco Miglio».
*LETTERA43.IT
Né le Venezie sono mai state invitate ad entrare in Italia.
Mi pare però che questo potere che Roma esercita da 145 anni ve lo siete cercato. Quando vi ha fatto comodo, romani e terroni sono andati a morire sul Piave per liberarvi dagli austriaci. Adesso che non vi fa più comodo avete cambiato bandiera. Forse l’errore lo hanno fatto proprio i romani, ma non quello che pensate voi.
Le guerre sono colpe degli Stati: mio nonno avrebbe preferito continuare a far il suo lavoro piuttosto che essere obbligato ad andare in guerra. OBBLIGATO…ed erano OBBLIGATI a sparare altriminenti le seconde file di carabinieri sparavano contro chi non eseguiva gli ordini.
Le guerre sono state imposte dallo Stato cialtrone.
Sostituire l’Austria con l’italia non è una liberazione, ma un cambio di padrone.
Nel 1866 veneti, friulani, triestini e istriani dimostrarono il loro “amore” per il Regno d’italia: nelle due battaglie di Lissa e Custoza gli italiani furono scconfitti clamorosamente, quindi lo Stato italiano non è mai stato invitato ad occupare le Venezie. Lo Stato italiano è un occupante straniero.
Grandi, ultima speranza.