L’iva (imposta sul valore aggiunto) è l’imposta che, in generale, il consumatore privato, paga all’atto dell’acquisto di determinati beni e servizi. L’aliquota che paghiamo varia a seconda del bene acquistato.
Si va dalle spese esenti (ad esempio le spese mediche), al 4% (generi alimentari di prima necessità e poco altro), al 10% (la c.d. aliquota “agevolata”), fino all’aliquota ordinaria del 21% (dai carburanti alla servizi alla persona). Un panorama variegato e non sempre univoco di varianti e possibilità nel quale muoversi con cognizione di causa può servire per risparmiare qualche euro.
In pratica, sul prezzo di ogni bene o servizio soggetto ad iva, il prezzo verrà aumentato della percentuale indicata. Se il prezzo di un bene soggetto ad iva del 10% è di 60 euro, il prezzo al pubblico sarà di 66 euro. Va da sè che il recente aumento dell’iva “ordinaria” dal 20 al 21% avrà (anzi, ne sta già avendo) ricadute negative sul nostro portafoglio. Non eccessive, ma come dice l’adagio, nel bene e nel male, “tutto fa”.
Una opportunità di risparmio, di qualche decina di euro l’anno, è possibile per chi abita in un condominio fornito di riscaldamento centralizzato. La spiegazione sul come fare non è semplicissima, ma sfido il lettore a battere la nostra usuale pigrizia mentale e a seguirmi in dettagli un po’ tecnici e un po’ noiosi.
Le attuali disposizioni fiscali prevedono che l’utente finale, cioè l’uso per civile abitazione, possa disporre dell’aliquota “agevolata” del 10% fino ad un consumo annuo di 480 metri cubi (si parla ovviamente di metano). Definire “agevolata” un’aliquota del 10% suona assai ironico per chi sa che in un paese confinante al nostro, la Svizzera, l’aliquota “ordinaria” della locale iva è del 6,75%. Ma, si sa, ognuno ha l’iva che si merita.
A parte queste digressioni, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito con una circolare che tale “agevolazione” può essere usata solo una volta per famiglia. Ciò significa che nel caso di un condominio con impianto di riscaldamento centralizzato, si deve scegliere se l’aliquota iva al 10% la si vuole per l’impianto centralizzato o per il gas per la cucina.
Non molti fanno mente locale sul fatto che se per casa propria si spende mediamente X, per il riscaldamento centralizzato la spesa è assai più del doppio. Ancora meno, anzi, praticamente nessuno, sono consapevoli che nella quasi totalità dei casi pagano l’iva al 10% per il gas della cucina e dello scaldabagno a gas, per chi ce l’ha, e l’iva al 20% per il riscaldamento centralizzato.
Va da sè che questa è una situazione che va a favore del fisco e non del consumatore. Un rimedio c’è; non è semplicissimo, ma va tenuto presente che una volta seguita questa procedura, il risparmio si protrarrà per gli anni a venire, almeno fino a che non verrà cambiata la normativa in questione.
E’ necessario che tutti (o quasi) i condomini siano d’accordo, perchè è necessario, per avere il massimo beneficio, che tutti i residenti (escluse le ditte) chiedano che per le proprie utenze venga applicata l’aliquota iva del 21%, richiedendo contemporaneamente che per l’utenza condominiale venga applicata l’aliquota del 10%.
Per completezza, l’aliquota del 10% si applica fino ad un massimo, come ho detto prima, di 480 metri cubi l’anno di metano. Il consumo ulteriore sarà soggetto ad iva al 21%. Ovviamente, nel caso di impianto centralizzato, questo consumo andrà moltiplicato per il numero di appartamenti serviti. Se ci sono in un condominio 22 appartamenti, il consumo al 10% sarà 480×22=10.560 metri cubi.
La pratica presso il proprio distributore del gas potrà essere svolta singolarmente o collettivamente, con un incaricato designato dai condomini, magari l’amministratore, se presente; mentre per l’utenza condominiale, dovrà provvedere l’amministratore o il responsabile del condominio.
Come ho detto all’inizio, non è pratica semplicissima, ma se si cerca il risparmio, di deve anche essere pronti anche a romperci le scatole in questa cosa irta di ostacoli. Questo perchè in genere gli amministratori non sono molto sensibili a questi argomenti; i call center sono spesso avvilenti. Anche una volta definita la pratica, le aziende fornitrici ci mettono un po’ a capire come procedere, magari addebitano l’iva al 21% da tutte e due le parti e poi ti fanno vedere i sorci verdi per riavere indietro quanto versato in più.
Io però ho provato e ci sono riuscito; ne vale la pena. Lo stesso discorso, poi, in alcuni casi vale anche per l’energia elettrica.Chi fosse interessato a saperne di più può contattarmi su facebook o tramite mail [email protected] per avere delle indicazioni tecniche su come attuare questa procedura, laddove è possibile, sia per il gas che per l’energia elettrica.
nel nostro condominio, abbiamo unicamente l’acqua con contatore centralizzato e la corrente (lampioni esterni, cancello automatico, ascensore…). Il riscaldamento e gli elettrodomestici a metano, invece no. Quindi… dovremmo spingere per creare una sistema centralizzato?