Fitch, terza in ordine di tempo, ha declassato l’Italia. Il governo, forse per via dell’abitudine, ci ha riso sopra, sostenendo che la borsa di Milano è comunque cresciuta, come se noi non sapessimo che Piazza Affari non è altro che la lavatrice dei soldi stampati dalla BCE e messi in circolo per tappare buchi.
Il paese vero, nel frattempo, langue. I giovani disoccupati aumentano sempre di più e salvano l’apparenza solo grazie ai soldi del risparmio privato lasciatogli da nonni e padri. Imprenditori, dipendenti del settore privato e commercianti faticano a vedere vie d’uscita, soprattutto quando dalle due manovre finanziarie approvate d’estate han percepito solo due cose: la casta pensa a salvare le proprie terga, la pressione fiscale è aumentata.
Un fisco più semplice è una missione possibile. Ma per arrivarci è necessario sfrondare radicalmente la giungla delle scadenze: 700 in un anno, 60 al mese, con una frequenza di quasi tre pratiche al giorno. Più che una pressione, un’oppressione fiscale, lamentano le aziende, considerando anche lo spreco di tempo e personale- per le Pmi un costo di 2,7 miliardi l’anno -impegnato a tenere dietro a questa valanga burocratica. Maledetto fisco.
Tempo fa, sul tema, la Confesercenti aveva pubblicizzato uno studio approfondito, del quale ben 16 pagine sono servite solo per l’elenco delle scadenze di natura fiscale che ammorbano chi fa impresa: nessun mese è esente, ma il picco massimo si raggiunge in luglio, con 74 adempimenti per imprese econtribuenti, di cui 45 concentrati in un unico giorno, il 16. Tutto ciò, mentre quel bell’imbusto di Giulio Tremonti continua a far credere che sta lavorando alla riforma fiscale dei nostri sogni.
La burocrazia di cui sopra, per le Piccole Medie Imprese (quelle che hanno evitato che rimanesse per strada un sacco di gente in più) il costo aggiuntivo è di circa 2,7 miliardi l’anno.
Come non bastasse, è passata la regola per cui se Equitalia ti piomba addosso, hai solo due mesi di tempo per pagare, oppure devi versare un terzo di quanto gli aguzzini ti chiedono per ricorrere in appello, dove la gran parte delle cause finisce per veder soccombere gli esattori.
Qualcuno, oggi, durante il convegno dedicato a Gianfranco Miglio, tenutosi a Bergamo, ha giustamente ricordato che il professore vedeva di buon occhio l’idea di “rivolta fiscale”. Oggi, più che mai, l’idea è assai buona, ma se si fa guerra allo Stato – seppur per legittima difesa – è necessario avere tattiche e strategie capaci di portare la battaglia fino in fondo.
Considerato che la probabilità che venga introdotta una nuova imposta patrimoniale a breve è alta, si potrebbe prendere la palla al balzo, senza “se” e senza “ma”, per mettere una volta per tutte la parola fine a questo stato di schiavitù fiscale nella quale ci hanno ridotto.
Cominciamo a ribellarci?
https://www.facebook.com/RivoltaFiscaleGiugno2012
Credo che si debba iniziare a “seminare” che il contribuente non deve essere né schiavo, né evasore, ma deve essere un contribuente rispettato e considerato. Per acquistare consenso fra l’opinione pubblica, secondo me è necessario denunciare tutta una serie di SPRECHI con riscontri certi e sicuri, che la CASTA compie ed ha compiuto in tutti questi anni. Mi chiedo se è giusto che debba esserci oltre UN MILIONE DI DIPENDENTI PUBBLICI, più del necessario. Noi abbiamo una tassazione da urlo ed abbiamo dei servizi da quinto mondo!! Lavorare su obiettivi credibili e sconfessare questi parassiti e corrotti che compongono LA CASTA di sx, dx, centro e lega. Non è una utopia, si può rischiare e, considerato il momento, affermare nuovi conceti etici per servire al meglio i cittadini.
Lo stato ha dalla sua parte gli scherani armati e la magistratura.
Qualsiasi rivolta fiscale finirebbe in una disfatta per i primi che la volessero mettere in atto!
Occorre prima coordinare le azioni su un piano politico ed aggregare il consenso diffuso e numericamente tale da impedire ritorsioni sui singoli.
…e comunque non e’ una cosa per “pacifisti” perche’ probabilmente dovra’ anche scorrere il sangue.
E per cosa credi che parlino di evasori fiscali? Per dividere la gente.
Se non facessero queste azioni mirate, il “poppolo” sarebbe già libero da questi delinquenti.
Per il resto… ovviamente più siamo meglio è, ma non credo che si possa aspettare molto. Ti faccio presente che loro hanno i mezzi, noi noi, per orientare l’opinione pubblica.
Eppure, ti assicuro, che tutti ne hanno le balle piene di essere tartassati dall’AdE.
Però gli argomenti che utilizzano gli statalisti sono apparentemente più logici dei nostri: volemose bbbène, semo tutti fratelli, semo tutti n’aa stessa bbarca, rigore ppa ‘a Roma!, ecc.
E quindi tali argomenti fanno più presa, specialmente con i cervelli ammaestrati che ci sono in giro.
Pensa un po’ l’altro giorno, quando anche Fitch ha declassato l’ItaGGGGlia, casualmente era a casa di amici e stavano guardando studio aperto.
Ovviamente quelli ti fanno un servizio sulle agenzie di rating. Agenzie che non si sa bene chi siano e cosa facciano. E che, si ricordava inoltre, ci hanno detto che Lehman era solida fino a microsecondi prima che questa andasse in fallimento.
Ovviamente i miei amici a ditre “Ehi, è vero! Non sono affidabili”
Al che io ho dovuto rispondere facendo un po’ lo gnorri “Già, se ci dicevano che Lehman era solida quando era un cadavere ambulante, e adesso l’Italia è stata declassata, chissà come siamo messi in realtà”
Credo di non aver mai sentito un terrore più silenzioso. Dieci secondi eterni.
Non è che la gente non è che non creda, semplicemente non vuole credere ai propri occhi.
Ricordo Bossi evocare la rivolta fiscale. Era la fine di agosto di molti anni fa. Poi rientrato a Roma, qualcuno lo ha preso in disparte e gli deve aver detto : ah berto !! che stai adì ? chiedi pure la secessione, invoca roma ladrona, prenditela con gli extra comunitari e con l’islam, tanto nun fai male a nesuno !! ma nun toccà er portafoglio nostro !! ah scemo che se no nnamo tutti a casa.
Credo sia stata l’unica volta in cui Bossi deve capito bene e definitivamente la predica dei compari di Roma.
AMEN
Giulio Tremonti in una intervista al quotidiano Avvenire dichiara:
.«L’Agenzia delle entrate – spiega il titolare di Via XX Settembre – ora può chiedere alle banche informazioni fondamentali e incrociarle con le dichiarazioni. Se qualcosa non torna scatteranno i controlli».(fonte Il Sole24ore).
Come dice Ron Paul diventiamo tutti veri patrioti usando l’arma della disobbedienza civile per difendere la nostra libertà.
SOTTOSCRIVO! E LA NOTIZIA, RIPRESA DA ALCUNI TG, E’ STATA ULTERIORMENTE AVVALORATA CON PAROLE DI QUESTO TIPO: IL SEGRETO BANCARIO QUI NON ESISTE