In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Tra le interpretazioni della crisi della zona euro ha finora prevalso quello che potremmo definire il punto di vista del creditore… Sarebbe ora di riconoscere che il punto di vista del creditore deriva dalla risibile pretesa di applicare le banali regole di un bilancio familiare alla complessità delle relazioni macroeconomiche che intercorrono tra i bilanci degli Stati. In realtà queste relazioni seguono regole ben diverse, tutt’altro che intuitive. La prima consiste nel fatto che a livello macro il reddito dei creditori dipende in ultima istanza dalla spesa dei debitori, non dai risparmi di questi ultimi.” (E. Brancaccio)

Emiliano Brancaccio insegna economia all’Università del Sannio ed è uno dei tanti docenti che portano agli studenti come pressoché unico punto di vista quello di Keynes e dei suoi seguaci.

Non stupisce, quindi, che nutra scarsa “simpatia” per i creditori, considerando la posizione keynesiana sul ricorso al deficit spending da parte del debitore per antonomasia – lo Stato – e la soluzione tipicamente proposta per risolvere i problemi di eccesso di debito quando la tassazione non è sufficiente al raggiungimento dello scopo: stampare denaro e ridurre il valore reale del debito stesso. Ovviamente a danno del creditore.

Secondo Brancaccio è una “risibile pretesa” quella di “applicare le banali regole di un bilancio familiare alla complessità delle relazioni macroeconomiche che intercorrono tra i bilanci degli Stati”. Ora, certamente non voglio dubitare che il bilancio di uno Stato sia molto più complesso di quello di una famiglia, ma non vedo perché i principi alla base di una sana gestione non dovrebbero essere gli stessi.

Non dubito, inoltre, che analizzare i dati a livello aggregato sia più semplice, ma ciò rischia di indurre chi compie l’analisi a trarre conclusioni errate. Resta il fatto che ogni volta che qualcuno diventa creditore di un altro è perché il debitore ha compiuto una spesa. E questo vale tanto per le relazioni tra individui, quanto per quelle tra Stati (o, meglio, sistemi economici di diversi Paesi).

A mio parere il problema risiede nel voler intralciare e vincolare i meccanismi di mercato. Gli interventi volti a evitare il fallimento dei debitori ha conseguenze negative sia per i comportamenti dei debitori, sia per quelli dei creditori.

Contando sul fatto di essere considerato troppo grande per fallire, un soggetto (capita spesso con le banche, ma vale anche per gli Stati) è incentivato a indebitarsi senza badare più di tanto alla capacità di far fronte al rimborso del capitale e al pagamento degli interessi. Al tempo stesso, chi fa credito, basandosi sullo stesso presupposto, pone meno attenzione del necessario alla solvibilità prospettica del debitore. Tutto questo è possibile perché gli interventi effettuati nel tempo da parte di Stati e banche centrali a salvataggio di grandi debitori hanno dato motivo agli operatori di ritenere che ciò continuerà ad avvenire anche in futuro.

Si tratta di quel fenomeno definito azzardo morale.

A rimetterci sono coloro che non si indebitano eccessivamente (rinunciando a vivere al di sopra delle proprie possibilità) o non prestano soldi a debitori dalla dubbia solvibilità (rinunciando a tassi di interesse superiori). E ci rimettono perché il salvataggio (del debitore e del creditore che hanno fatto azzardo morale) avviene o aumentando il debito pubblico, il che crea le basi per un aumento della tassazione, oppure mediante aumento della quantità di moneta, che erode il potere d’acquisto di quella preesistente.

Purtroppo quando non si lascia agire il mercato a livello micro, diventa ancor più complicato il problema a livello macro. I comportamenti imprudenti o viziati da azzardo morale da parte sia dei creditori (a livello europeo per lo più tedeschi) sia dei debitori (a livello europeo per lo più appartenenti ai Paesi del sud) finiscono per avere conseguenze anche e soprattutto su coloro che non hanno agito in quel modo.

Questo significa che i provvedimenti che probabilmente verranno presi per evitare che oltre alla Grecia finiscano in default anche altri Paesi sembreranno beneficiare sia i creditori, sia i debitori a livello aggregato. Ma a livello micro, i beneficiari saranno coloro che avevano agito, creditori o debitori indistintamente, guidati dall’azzardo morale. A rimetterci saranno gli altri. Finché dura…

 

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