“La cosa peggiore è che noi che avevamo lanciato l’allarme non siamo stati nemmeno contestati, ma semplicemente ignorati. Per qualche motivo, chi aveva in mano il potere decisionale si era convinto che il rigore di bilancio non fosse semplicemente un’opzione, ma la sola opzione possibile, e che chiunque la pensasse diversamente (anche persone come me e Joe Stiglitz, che abbiamo qualche credenziale abbastanza evidente) non fosse un interlocutore serio.” (P. Krugman)
Paul Krugman si riferisce alla situazione economica negli Stati Uniti, dove, a suo dire, “chi aveva in mano il potere decisionale si era convinto che il rigore di bilancio non fosse semplicemente un’opzione, ma la sola opzione possibile”.
Il deficit del bilancio federale resta in doppia cifra, il debito si sta per raggiungere le dimensioni del Pil (e se si includessero tutte le passività garantite dal governo federale, lo avrebbe già abbondantemente superato), ma secondo Krugman chi ha il potere pensa solo a ridurre il deficit.
Come minimo si dovrebbe osservare che a tutte queste preoccupazioni non sono finora seguiti atti veramente diretti a ridurre il deficit. Di chiacchiere se ne sono sentite tante, soprattutto durante il periodo della grottesca vicenda dell’innalzamento al tetto legale del debito federale. Ma di provvedimenti concreti per ora non se ne sono visti.
Ciò nonostante, secondo Krugman si tratta già di rigore di bilancio. Un rigore che sta facendo arrancare il Pil e non fa arretrare il tasso di disoccupazione. Tutto ciò, par di capire, si sarebbe potuto evitare se solo chi ha il potere avesse ascoltato l’allarme lanciato per tempo da persone con “qualche credenziale abbastanza evidente”, come lui e il collega idolo dei no global, Joseph Stiglitz.
Lo sfogo di Krugman mi induce a (ri)fare un paio di considerazioni.
1) Ancorché molto diffusa e semplice da usare, la misura del Pil induce ad abbagli tipicamente keynesiani. Quasi tutti ritengono che l’importante sia che il Pil aumenti (anche in Italia, il tormentone sulla “crescita” è pari solo a quello sulle “riforme”: tutti se ne riempiono la bocca), poco importa come. Se aumenta perché i consumi sono fatti a debito o perché la spesa pubblica si espande, va bene lo stesso. Salvo, poi, invocare altra spesa pubblica quando lo scoppio di una bolla porta il settore privato a spendere meno per ridurre i debiti accumulati durante l’espansione precedente. Considerare un aumento della spesa pubblica come un aumento di ricchezza credo sia uno dei peggiori errori impliciti nel concetto di Pil.
Murray Rothbard era molto critico al riguardo, ma era ed è, ahimè, un autore troppo poco conosciuto e apprezzato.
2) Krugman e Stiglitz hanno (almeno) tre cose in comune: la barba, l’alta considerazione per Lord Keynes e il premio Nobel. Quest’ultimo potrebbe essere considerato una “credenziale abbastanza evidente”. A mio parere, invece, le assegnazioni del premio Nobel per l’economia hanno esiti più grotteschi dell’assegnazione del Nobel per la pace. Il che è tutto dire.
Credo che Krugman farebbe bene a non lamentarsi perché non tutti pendono dalle sue labbra e, al tempo stesso, dovrebbe riconsiderare il suo concetto di discussione, dato che è solito apostrofare come incompetenti o imbecilli tutti quelli che la pensano diversamente da lui.
“Credo che Krugman farebbe bene a non lamentarsi perché non tutti pendono dalle sue labbra e, al tempo stesso, dovrebbe riconsiderare il suo concetto di discussione, dato che è solito apostrofare come incompetenti o imbecilli tutti quelli che la pensano diversamente da lui.”
Sarebbe come chiedere al gatto di abbaiare.