“Non è condivisibile l’ostentata affermazione di un presunto impoverimento del Comune di Pompei, in relazione alla legittima e ragionevole esenzione dal versamento dell’Ici. Sul punto, è bene essere chiari. Il Santuario, come ogni cittadino, adempie ad ogni onere legittimamente gravante sul medesimo, ivi compreso il versamento dell’Ici, nei termini e nei limiti in cui è dovuta secundum legem. E’ evidente la ragionevolezza legislativa circa l’esenzione dell’Ici a favore degli immobili utilizzati per fini caritativi, assistenziali, sanitari e comunque di pubblica utilità.” (C. Liberati)
Carlo Liberati è arcivescovo di Pompei. Di recente mi capita con una certa frequenza di leggere interventi di monsignori che preferiscono discettare di legislazione fiscale piuttosto che diffondere il messaggio cristiano. E dire che di lavoro da fare ne avrebbero, considerando il calo costante delle affluenze nelle chiese.
Liberati risponde a una critica, per la verità molto diffusa, relativa all’esenzione dal pagamento dell’Ici riservata ai luoghi di culto. Lo fa, a mio parere, con argomentazioni talmente deboli che, probabilmente, avrebbe fatto meglio a tacere.
In sostanza, secondo Liberati la Chiesa si attiene a quanto previsto dalla legge. E l’esenzione dal versamento dell’Ici è “legittima e ragionevole”.
Ora, credo che nessuno avrebbe di che lamentarsi se lo Stato prevedesse l’azzeramento delle aliquote fiscali. Il problema sorge quando si pretende di considerare ragionevole l’esenzione per sé stessi mentre agli altri lo Stato può chiedere quello che vuole, purché lo faccia per legge.
Contrariamente a molti di coloro che hanno criticato l’esenzione a favore della Chiesa, io non vorrei che anche a loro venisse chiesto di pagare. Al contrario, vorrei che le tasse tendessero a zero per tutti. Ovviamente dovrebbe tendere a zero anche la spesa pubblica.
Sulla necessità di ridurre la pressione fiscale c’è peraltro un consenso abbastanza diffuso. Purtroppo, però, molto di coloro che vorrebbero meno tasse sono ferocemente contrari ai tagli di spesa pubblica, il che dimostra che o sono in malafede, oppure non hanno la minima idea di come sia fatto un bilancio.
Qualcuno, poi, crede che non ci sia bisogno di ridurre l’estensione dello Stato (sociale), e penso che tale posizione sia sostenuta più per interesse personale che per altruismo. Altri, invece, sarebbero d’accordo con la proposta libertaria, ma spesso mi sento dire che sarebbe bello, eppure non praticabile. In effetti la strada da fare è lunga e non priva di ostacoli.
Ma se si ritiene che sia la strada giusta, perché non provare a seguirla?
ok, nessuno paga le tasse e i servizi con cosa si reggono? Chi li gestisce? Tutto ciò che ora è pubblico nelle mani di chi finirebbe? Chi dovrebbe vigilare che essi non siano gestiti dalle varie mafie? Io vorrei delle risposte a questi miei interrogativi. Non venitemi a raccontare la barzelletta che privato è meglio di pubblico. Dipende da chi gestisce il privato e da chi gestisce il pubblico. La gestione dell’acqua al mio paese è in mano a privati, ed è piena di calcare, quindi imbevibile…. giusto per fare un esempio.
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E alla fine, bella domanda. La risposta? Perché andare controcorrente è faticoso e ti pigliano per matto.
Siccome a me m’importa una sega d’essere considerato matto, ho deciso che vo avanti per la mia strada.