“La sfida è mantenere inalterato il potere d’acquisto. Il giusto equilibrio di crescita di salari e inflazione offre stabilità al sistema sociale, garantendo ai lavoratori un inalterato tenore di vita. Ciò accade in occasione del rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, dove gli aumenti sono determinati sulla base dell’indice dell’inflazione programmata per il periodo di riferimento. Ma attenzione: un eccesso nell’aumento delle buste paga genera altra inflazione.” (M. Lo Conte)
Marco Lo Conte lavora a Radio24 e scrive per il Sole 24 Ore. Nell’intento di fornire al lettore delle indicazioni utili su come evitare che i propri risparmi perdano potere d’acquisto, Lo Conte scivola (come tanti) sul concetto di inflazione.
E’ vero che al consumatore/risparmiatore interessa per lo più valutare l’andamento dei prezzi al consumo (ancorché sia chiaro che gli indici utilizzati per misurare tale andamento sono inevitabilmente arbitrari), ma ciò non toglie che la crescita dei prezzi al consumo è una conseguenza dell’inflazione, e non l’inflazione stessa.
Questa confusione nella definizione porta molte persone a compiere ragionamenti del tutto errati sull’inflazione. Lo Conte ritiene che “il giusto equilibrio di crescita di salari e inflazione” garantisca “ai lavoratori un inalterato tenore di vita”. Quale equilibrio? A suo parere, quello degli aumenti delle retribuzioni basati sull’indice “dell’inflazione programmata”. Ma attenzione, aggiunge Lo Conte: “un eccesso nell’aumento delle buste paga genera altra inflazione”.
Suppongo che abbiate sentito spesso ragionamenti del genere, e non solo sui mezzi di informazione controllati da Confindustria. Sono semplicemente errati, e ciò per via del fatto che sono basati su una errata definizione di ciò che è l’inflazione.
Se l’offerta di moneta non aumenta più della domanda o – volendo schematizzare a costo di essere impreciso – se non aumenta in misura superiore all’aumento dei beni e servizi prodotti dal sistema economico, non vi è inflazione. Inoltre, se si interrompe la generazione di inflazione mediante l’aumento dell’offerta di moneta, la spirale prezzi-salari-prezzi descritta da Lo Conte si interrompe a sua volta.
Al tempo stesso, basare la rivalutazione delle retribuzioni con riferimento all’inflazione programmata non è altro che un sistema per ridurre il costo reale del lavoro senza ridurre le retribuzioni nominali (essendo l’inflazione programmata costantemente inferiore a quella realizzata). Data la perdurante perdita di produttività del lavoro (e non solo di quello) in Italia, la competitività è via via diminuita, ma si è preferito camuffare la necessità di ridurre il costo del lavoro mediante l’espediente dell’indicizzazione all’inflazione programmata, salvando l’apparenza di retribuzioni in aumento nominale al passare del tempo.
Il fatto è che, in questo modo, per molti il tenore di vita è comunque peggiorato, anche a fronte di retribuzioni che non solo non calavano, ma tendevano ad avere aumenti nel corso del tempo. Sarebbe stato molto più onesto dire le cose come stavano: ossia che era necessario lavorare di più e meglio. Ma alle varie organizzazioni sindacali evidentemente conveniva salvare le apparenze.
Finalmente trovo persone che capiscono e sanno che l’inflazione altro non è che la trombatura del cittadino comune,il povero operaio,l’impiegato,il pensionato.
E’ normale che che la classe lavorativa chieda gli aumenti di salari e stipendi,già fà fatica a vivere,figuriamoci se non chiedesse gli aumenti.
Il piccolo imprenditore come me,con il problema degli studi di settore non vive più,perchè oltre al danna,c’è anche la beffa che potresti avere qualche sgradita sorpresa della finanza se non rispetti i parametri.
La mia domanda che faccio da anni è ” Perchè non si fa una politica del valore dell’euro”?
Quando c’è stato il passaggio dalla lira all’euro,tutti gli italiani hanno dovuto comprare l’euro al parametro stabilito da Maastrich. Ie cose sono andate im modo completamente diverso,subito dopo,il valore di un euro è sceso al valore di 1.000 lire,perdendo in termini di potere d’acquisto il 93% circa del suo valore nominale.
Io lavoro nel campo edilizio,(agente immobiliare) e così ho visto il costo delle abitazioni passare da 2.500.000 al mq a 2.500 euro. Il mercato nel giro di qualche anno si è letteralmente collassato,non perchè non ci sono le richieste,perchè su quei costi non rientrano più nei parametri di mutuabilità gli acquirenti.
Non parliamo poi delle amministrazioni pubbliche,confindustria compresa,loro si salvano sempre,perchè oltre ad avere le grosse aziende sono anche i padroni delle banche.
Vorrei portarvi a conoscenza di un fatto avvenuto dalle mie parti,e cioè alla Maddalena.
Si e costruita una struttura favolasa ” Conference Senter” un albergo sul mare 5 stelle con porto turistico annesso. Per l’affidamento di detto albergo è stato fatto un bando dalla protezione civile (Bertolaso) che ha potuto partacipare una sola società ”Mita Resorts” del gruppo Marcegaglia,costo dell’appalto 30.000.000 di euro per 50 anni,allo stato,alla Regione Sardegna vanno 60.000 euro l’anno,ma essendo questa struttura di proprietà della Regione Sardegna,questa deve pagare 460.000 euro all’anno di I.C.I. al Comune della Maddalena,questi sono gli affari della nostra amministrazione pubblica.
Ci consola il quarto di ”sega” di Brunetta,che va a dare del cretino ai precari.
Sarà tutto un sistema di malaffare,a partire dalle tangenti della politica per arrivvare agli evasori,machi evade? Non certamente io,ho chi è nelle mie condizioni,evadono sempre i grandi industriali e banchieri.
Grazie dell’ospitalità, e cordiali saluti a tutti.
Eraclio.
E’ invero incredibile vedere che gli imprenditori italiani, invece che produrre di più e meglio, si accontentino di lavorare per vivere. Dico io, ma perché mai il nostro meraviglioso Paese si è ridotto così?
Sarà forse per il fatto che lo Stato ladro ti toglie tutto, dai guadagni alla voglia di lavorare?
Eh sì, perché se c’è il fancazzista che facendo appunto un cazzo, vive meglio di te, chi te lo fa fare?
Oggigiorno lo sceriffo di Nottingham leva a chi produce per dare a chi lo elegge.
Ovviamente la produttività cala se ti levano il frutto dei tuoi sforzi.
Lo sa anche Confindustria, ma quella associazione di bravi ragazzi è un assembramento di tizi che del sistema si giova. Assieme alle banche e ai politici.
In via marginale, visto i vizietti dei rappresentanti del popolo, se ne giovano anche spacciatori, mignotte e trans. Ma questi almeno col sudore del loro sedere,
La “storia” dell’inflazione è semplice: chi è più vicino alla macchinetta per stampare gode dell’inflazione, gli ultimi ci scapitano e basta.
I falsari legalizzati non diranno mai “L’inflazione è dovuta al fatto che stampiamo troppi soldi per trasferire la vostra ricchezza nelle nostre tasche”
Ma questa è la realtà.
Buongiorno Giorgio,
replico per affermare anch’io che la produttività è diminuita .Evidentemente sono stato poco chiaro,io stesso ho ridotto la mia efficienza .L’ho ridotta perchè esiste un’ elite di “ingegneri sociali” che usa la leva fiscale per mantenerci TUTTI sotto ad una certa soglia ,rotta la quale ,sarebbe facilissimo spazzar via loro e le loro sciocche teorie!
In altre parole ,desidero col mio intervento ,suscitare in Matteo Corsini ,lo spirito di osservazione tale per cui si accorga ,ancora una volta,che i dati sulla produttività ,
rappresentano un sintomo e non la causa della malattia. Così come ben argomentato parlando d’inflazione.
Per finire, bene si fa a scrivere articoli come quello sopra, ma a mio avviso gli insegnamenti di Usemlab,North,Mises,Hayek,non possono ,rimanere confinati all’inflazione e la riserva frazionaria,
dobbiamo esplorare l’applicazione delle loro teorie anche ai comportamenti quotidiani ,per una “politica sana e onesta”.Il vuoto (quasi)non esiste in natura ,se il castello di norme e privilegi dei politicanti ,dovesse cadere e noi, non ci facessimo trovare preparati, al loro posto arriveranno nuovi padroni del vapore e noi sempre a fare gli schiavi…Democraticamente.
Con stima
Mauro
Caro Matteo, bene sempre avanti così. A Mauro sono convinto quello che tu dici, ma quanto afferma Matteo penso sia vero. Non guardare solo te, ma penso nel complesso del sistema Italia la produttività sia diminuita. Quanto tu dici è sacrosanto e hai capito molto di più di tuoi colleghi che pensano di farcela rinchiudendosi sempre di più nelle fabbriche e lavorando ore e straore, quando invece bisoognerebbe uscire dalle stesse e pretendere di essere lasciati in pace dalle sanguisughe parassitarie dello stato. Lo dico sempre ai miei amici imprendiroi: non serve cercare un bravo commercialista, ma bisogna fare un’azione politica di liberazione del lavoro produttivo, che comporta ovviamente, la sparizione dall’orizzonte di tutto il ceto parassitario italiano.
Matteo Corsini,
mi permetta uno sfogo !
Ne ho le palle piene di sentire che la “produttività italiana” è diminuita!
Nel 1992 producevo 50 milioni di fatturato annuo e lavoravo meno di 100000 pezzi( di macchine tessili) in dodici mesi.Nel 2007 producevo 6.000.000 di pezzi analoghi lavorando sempre da solo come nel 1992,con macchine più efficienti,investendo tutto il mio reddito e i miei risparmi, prendendo due “bastonate da studi di settore “che non mi hanno più fatto rialzare la testa.Mi hanno rovinato!
Oggi produco 400.000 pezzi anno e me fotto dei dati sulla produttività.Ho persino venduto delle macchine nuove e mai usate ,pur avendo ordini in portafoglio!!!!!!!!Che vadano a fottersi tutti ,in pompa magna.
La prego si sforzi di capire e se desidera ,di denunciare,il motivo per cui c’è crisi !
Esattamente come la propaganda di confindustria ,sindacati e governo, invertono le cause con gli effetti
quando parlano di inflazione,la stessa propaganda annuncia che non ci sono imprenditori capaci,che le nostre imprese sono nane,che abbiamo bisogno di aiuti di stato altrimenti addio tessuto produttivo….Keynesiani,ripugnanti inetti scribacchini privi di talento e spina dorsale.
Non è così, usando la leva fiscale si impedisce a gente produttiva ,efficiente e soprattutto LIBERA di afrancarsi e divenire un esempio!
Si fidi ! senza gli studi di settore oggi saremmo il primo produttore di componetistica pregiata per ogni industria,avanzeremmo in termini di prodotto interno di parecchi punti all’anno,la tecnologia a bassi costi prodotta in Italia ci consente da oggi pomeriggio,non fra decenni, di competere e vincere anche nei mercati più ostici e poveri.
Mercati emergenti e sufficientemente grandi da dar lavoro a milioni di italiani specializzati .
Ci pensi su e se lo desidera mi contatti.
Grazie
Mauro Bagarotti