I tedeschi iniziano a preoccuparsi per il catastrofico crollo demografico : nel 2005 sono nati solo settecentomila bambini, il dato più basso della sua storia della nazione, e un terzo delle donne tedesche non ha figli (la media è di 1,3 figli per donna). Di questo passo, ha osservato il demografo Herwin Birg (nella foto) in un articolo pubblicato sul nuovo numero dell’Espresso (“Dove volano le cicogne”), nel 2100 la Germania avrà solo 32 milioni di abitanti, contro gli 80 milioni di oggi. Si tratta di un fenomeno che coinvolge tutta l’Europa: l’Italia, ad esempio, nel 2100 avrà 15 milioni di abitanti e la Spagna 11 milioni. Nel 1950, ricorda Birg, la popolazione europea costituiva il 22 per cento di quella mondiale, oggi la nostra quota è scesa all’11 per cento, mentre nel 2050 gli europei saranno appena il 7 per cento della popolazione del globo terrestre. I paesi europei sono dunque destinati entro la fine del secolo a diventare dei nani demografici.
Qual è la causa di questa catastrofe? A differenza di altri osservatori che puntano il dito sulle cause culturali, quali la secolarizzazione e l’abbandono del cristianesimo (come ha scritto di recente Ed Vitagliano sulla rivista dell’American Family Association), Birg ha studiato le cause economiche della denatalità, giungendo a questa conclusione: “Il Welfare impedisce lo sviluppo demografico”.
Dice Birg: “La domanda che mi sono posto è come mai proprio la Germania, fin dall’800 il paese che inventò il Welfare e dove oggi i genitori ricevono sussidi cospicui per ogni figlio, è la nazione meno prolifica d’Europa? Questo fatto è la conferma di una delle leggi di fondo della nostra disciplina, e che noi chiamiamo paradosso economico-demografico: più la vita in una società ricca e confortevole, più sicurezze e garanzie sul futuro del benessere si hanno, tanto meno il singolo opta per scelte così impegnative e durature come mettere al mondo dei figli.”
Ma attenzione: non è la povertà, ma è la mancanza di sicurezza a indurre le persone a creare famiglie e a moltiplicarsi. La prova? Un paese poco assistenzialista ma molto benestante come gli Usa, osserva Birg, ha il tasso di natalità quasi doppio rispetto al vecchio continente. Il Welfare State ha dunque ridotto l’orizzonte temporale degli individui, che non si sentono più responsabili del proprio futuro o della propria discendenza. Le coppie senza figli contano infatti in vecchiaia di essere assistite con le imposte pagate dai figli altrui. Per questo motivo il prof. Johann Eekhoff, direttore dell’istituto di economia politica dell’università di Colonia, ha proposto di dimezzare le pensioni a tutti coloro che non hanno figli.
Herwig Birg osserva poi che le idee di Malthus, secondo cui il miglioramento del tenore di vita avrebbe portato alla catastrofe del pianeta per sovrappopolazione, si sono dimostrate false e infondate, e hanno prodotto un vero disastro, ispirando le teorie delle specie di Darwin, le follie naziste e i timori sull’esplosione demografica del pianeta professati negli anni ’70 dai sedicenti demografi (così li definisce Birg) del Club di Roma.
Un altro studioso tedesco, Frank Schirrmacher, ha espresso analoghi timori sull’implosione demografica in un libro, Minimum che in Germania sta diventando un best-seller. In Italia è stato appena tradotto, da Mondadori, il suo libro precedente, Il complotto di Matusalemme, che analizza i problemi delle società invecchiate che ci aspettano nel futuro. In Minimum Schirrmacher scrive che, guardando i bambini di oggi, si prova per loro una gran pena. Non solo perchè si trovano in una situazione esistenziale anomala, con sempre meno fratelli e cuginetti con cui parlare e giocare, e sempre più circondati da fittissime tribù di adulti e di vecchi. Oltre a questi squilibri generazionali, i bimbi di oggi dovranno lavorare il doppio per compensare i pesi economici dello Stato sociale in crisi. Ce la faranno i più giovani, sempre più unici e viziati, a sopportare tante asperità? Quello che è sicuro, scrive Schirrmacher è che, se le società si riducono demograficamente al “Minimum”, le sfide del futuro saranno per molti di tipo estremo.
Oltre alla catastrofe economica degli stati assistenziali, i bambini di oggi dovranno vedersela in futuro con masse crescenti e aggressive di immigrati musulmani, che faranno di tutto per imporsi politicamente. Secondo Schirrmacher, solo chi potrà contare su un nucleo familiare forte passerà le forche caudine del XXI secolo: “Contro le avversità del destino, è l’unione famigliare una forza invincibile”.
Insomma, chi non costituirà forti e numerose famiglie, sarà spacciato.
*Articolo scritto nel 2005
Devo confessarvi che a me questi demografi hanno un pochino rotto i coglioni.
Questo Herwin Birg scrive che , avanti di questo passo , nel 2100 la Germania avrà solo 32 milioni di abitanti.
A questo signore rispondo che io ho 60 anni e scopo da quando ne avevo 18 : in 42 anni di trombate con una media di 30 all’ anno ho fatto 1260 trombate .
Ergo per i prossimi 90 anni a suon di 30 trombate all ‘ anno quando arriverò nel 2100 avrò fatto 1260 + ( 30 x 90 ) = 3960 TROMBATE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ma vaffanculo , signor Birg !
C’è qualcosa che non mi quadra, nel discorso. Può essere che i nativi europei si riducano come indicato nell’articolo, ma non dimentichiamoci che, per esempio l’Africa è in costante aumento e quindi i suoi abitanti, quando non ci staranno più nel continente nero, si vedranno costretti ad emigrare. A dire il vero già oggi accade ciò. Dove credete che vadano gli africani che emigrano? Provate un po’ ad indovinare? Probabilmente tra un secolo ci saranno meno europei e più africani, nell’Europa stessa. Forse la previsione di Nostradamus, secondo cui, dopo un certo numero di papi (ne mancano due all’appello) Roma cadrà, è da intendersi in questo senso?