“Meraviglia che si insista sul mantra sulla ‘costituzionalizzazione del pareggio di bilancio’. Non può sfuggire che una simile norma sarebbe nella sua essenza incostituzionale poiché porrebbe il problema della subordinazione ad una regola finanziaria dell’esercizio dei diritti fondamentali che la Costituzione garantisce. Penso soprattutto a diritti inviolabili previsti dagli articoli dall’1 fino al 6 della Carta, e alle azioni previste dall’art. 3 secondo comma. Diverso forse sarebbe tentare di ‘costituzionalizzare’ in modo incisivo il dovere di buona e corretta amministrazione del pubblico denaro, anche se la questione andrebbe analizzata molto in profondità poiché probabilmente si aprirebbero più complicazioni e problemi di quanti se ne vorrebbero risolvere.” (M. Bianconi)
Non sapevo chi fosse Maurizio Bianconi prima di leggere questa sua dichiarazione riportata dall’ANSA. L’agenzia di stampa dice che è vicepresidente dei deputati del Pdl (quasi tutti i parlamentari sono vicepresidenti di qualcosa).
Bianconi è contrario a una proposta presentata da alcuni senatori per introdurre in Costituzione il vincolo del pareggio di bilancio.
Considerando che finora l’articolo 81 della Costituzione è stato ampiamente aggirato nella sostanza, perché per coprire le maggiori spese che questo o quel provvedimento introducevano si è fatto abbondantemente ricorso al debito, non so quale efficacia potrebbe avere il vincolo costituzionale al pareggio di bilancio.
D’altra parte, e in termini più generali, a differenza dei liberali classici non ho alcuna fiducia nella capacità di qualsivoglia costituzione di contenere la tendenza all’espansione dello Stato. Ma non voglio soffermarmi sull’efficacia del vincolo al pareggio di bilancio costituzionalizzato, quanto sulle argomentazioni usate da Bianconi per respingere la proposta.
A suo dire, l’obbligo per il governo di mantenere in pareggio il bilancio dello Stato sarebbe incompatibile con l’esercizio dei diritti fondamentali, in particolar modo quelli previsti dai primi sei articoli della Costituzione (su ognuno dei quali credo ci sarebbe da discutere, anche se ciò in Italia è uno dei più grandi tabù).
Bianconi non fornisce spiegazioni (forse perché non ce ne sono) e a me pare che un’affermazione del genere sia solo un pretesto per giustificare la proliferazione perpetua dei deficit. Una cosa che sarebbe in ogni caso deleteria, e che ormai è anche insostenibile.
Insostenibile, però, è anche la pressione fiscale, che da parecchi anni strozza l’economia italiana. Ben venga, quindi, la crescita del consenso verso la sistemazione del bilancio dello Stato. Meglio sarebbe se il consenso fosse anche sulla via maestra da seguire, che dovrebbe essere rappresentata da tagli di spesa e da tagli di tasse (i primi superiori ai secondi, altrimenti non si risana nulla).
Molti sostengono che ridurre le tasse sia impossibile. Non è affatto vero: il problema è che manca il coraggio di tagliare a fondo la spesa, perché ciò equivale a un suicidio politico. E purtroppo è molto più probabile che si mettano tutti d’accordo per dare agli italiani una nuova mazzolata fiscale stile 1992, piuttosto che togliere il sostentamento a qualche parassita che sposta voti alle elezioni.
Non confido in alcuna riduzione fiscale. Per far calare le entrate lo stato deve ridurre le uscite inutili. Gli sprechi che tutti condannano, sprechi non sono, ma quattrini per chi con essi ci vive e voti per chi li gestisce.
Penso che le cose in Italia scivolino giù dolcemente e che un po’ alla volta ci si trovi in miseria quasi tutti. Lo stato affermerà infine di non essere in grado di pagare i dipendenti pubblici e le pensioni ed il crak sarà palese. Oggi si lamentano solo quelli che lavorano da imprenditori o da loro dipendenti, ma chi ha il culo al caldo in qualunque settore della burocrazia pubblica, non avverte crisi e riesce anzi a far acquisti sempre più convenienti. Quando la crisi toccherà anche loro, saranno anni neri, poi, un po’ alla volta, su basi decisamente capitaliste alla cinese, l’economia tornerà a rifiorire con gli investimenti di quei politici e sindacalisti che hanno oculatamente salvato i risparmi nei paradisi fiscali e che per quattro soldi allora compreranno tutto.
tu ottimisticamente pensi che i suddetti saranno ancora vivi (politici e sindacalisti).
Dipendesse da me sarebbe una strage a calci in culo.
@Stefano
Lo dico ormai da tempo,il default per quanto drammatico possa essere è comunque oggi il minore dei mali e in ogni caso l’unico modo per sbarazzarci una volta per tutte di questi parassiti sanguisughe che ci stanno affamando.
E certo che ci daranno una bella arata.
Ovviamente le spese sono incomprimibili, specialmente quelle parassitarie e quelle inutili.
Adesso: chi ha ancora dubbi sul fatto che sia al governo la sinistra o la destra non cambia nulla?
Quelli non mollano, l’unico modo è metterci qui buoni buoni e aspettare che la barca affondi.
A proposito ci barca che affonda, che ora è? Le 14.20 circa. Bene, mancano 40 minuti all’annegamento dell’Italia.
Finalmente morirà Lei, ma anche parecchi di quei parassiti che si porta addosso.
Non può sfuggire che una simile norma sarebbe nella sua essenza incostituzionale poiché porrebbe il problema della subordinazione ad una regola finanziaria dell’esercizio dei diritti fondamentali che la Costituzione garantisce.
Tradotto in parole comuni: la realtà deve essere subordinata ai “buoni intenti”