Vorrei porre alla vostra attenzione uno di quegli argomenti che fanno dello Stato il truffatore (proprio come il mascalzoncello del gioco delle tre carte) per eccellenza. Notizia letta oggi: “Il punto è, come spiega Mario Sensini sul Corriere della Sera, che il governo ha bisogno di 17 miliardi di euro. Una cifra che non si può ricavare solo dalla spesa per l’assistenza sociale. E quindi dove si andranno a prendere questi soldi? Si fa strada l’ipotesi di nuovi interventi sulle pensioni per evitare di pescare nel serbatoio delle agevolazioni fiscali”.
Ci risiamo, al solito sono le pensioni che finiscono nel mirino. Vi faccio una domanda: quante volte, sin dalla prima riforma Dini, vi siete sentiti dire “ritocchiamo le pensioni così saremo a posto una volta per tutte”? Ho perso il conto anch’io, ma vi ricordo che l’ultimo maquillage risale a meno di un mese fa, con la finanziaria che ha ritoccato verso l’alto l’età pensionabile delle donne. Non è passato che un mese e riecco che le sanguisughe (quelli che con due anni e mezzo di legislatura si assicurano una giubilazione cospicua) vogliono rimettere mano al sistema previdenziale.
Personalmente non mi stupisco che il governo torni a manomettere un sistema che non funziona. Non funziona, lo abbiamo scritto una miriade di volte, eppure c’è chi continua ad ostinarsi col credere che il proprio futuro patrimoniale debba essere affidato alla casta, nonostante sia lampante e risaputo che chi ha iniziato a lavorare tre, quattro anni fa andrà in pensione con uno stipendio da fame. Lo ha detto ufficialmente l’INPS!
Che fare allora? Di certo non continuare ad assecondare quella barzelletta patetica (ancor più patetica quando sono i liberisti cialtroni a sostenerla) del “è giusto andare in pensione più tardi perché l’aspettativa di vita aumenta”. Idiozie!!! Se lo Stato 35 anni fa vi ha detto: “Dai i soldi a me e andrai in pensione con questo assegno”, l’aspettativa di vita conta una sega, è la sua promessa che dovrebbe contare, promessa che però – come ogni canaglia che non merita rispetto – lo Stato non mantiene.
Sapete quando è giusto andare in pensione? Quando lo si desidera, purché ognuno di voi sia responsabile del suo futuro, quindi sia responsabile della sua retribuzione in vecchiaia.
Ribadiamo il concetto: il sistema pensionistico privato si basa su un principio molto semplice. Come ne La cicala e la formica di Jean de La Fontane, chi più mette a parte “d’estate” più si ritrova “d’inverno”. Cioè, chi durante il periodo di lavoro destina una parte dei suoi redditi alla pensione, quando lo riterrà opportuno, potrà andare in pensione e fruire del frutto dei suoi risparmi. Un sistema simile non richiederebbe né di essere spiegato né tanto meno di essere difeso.
Purtroppo, quando c’è di mezzo lo Stato, le cose non sono mai così semplici. Ancora una volta lo Stato si rivolge ai cittadini e dice “Dammi i tuoi soldi. Io so, meglio di te, come spenderli”. Come per la sanità i cittadini italiani sono costretti a dare una parte del proprio reddito allo Stato sperando poi, in vecchiaia, di avere indietro la “loro” pensione. Lo Stato però ancora una volta si dimostra inefficiente nel gestire i soldi del cittadino. Egli non solo utilizza questi soldi per altre spese, confondendo i risparmi dei lavoratori in un gran calderone previdenziale dove dentro troviamo pensioni di vecchiaia, pensioni di invalidità, cassa integrazione, ecc… ma tende discrezionalmente a privilegiare i suoi dipendenti, cioè i dipendenti pubblici.
Categorie privilegiate come manager di stato, parlamentari, magistrati ottengono condizioni impossibili per chiunque (un parlamentare ha diritto all’altissima pensione pubblica dopo una sola legislatura, cioè dopo mezza legislatura più un giorno). Questo può avvenire perché ancora una volta lo Stato non risponde a logiche di mercato e non deve rispondere ai singoli cittadini-risparmiatori ma “alla comunità”. Lo Stato che dovrebbe, semmai, limitarsi semplicemente a controllare i fondi assicurativi privati ponendo attenzione a ché rispettino i contratti con i loro clienti, ancora una volta vuole essere giocatore oltre che arbitro e quindi ancora una volta perde quella imparzialità che, almeno sulla carta, prima aveva.
Chi scrive ha avuto il piacere di conoscere ed intervistare José Piñera, responsabile di una vera e propria rivoluzione nel rapporto tra lo Stato e le pensioni dei cittadini. Il modello che Piñera ha introdotto in Cile nel 1980, in alternativa a quello pubblico tradizionale, oggi viene scelto dal 93% dei cileni ed è il modello a capitalizzazione personale. Ogni cittadino versa almeno il 10% dei suoi primi 25.000 $ di reddito.
Se guadagna di più potrà scegliere se versare o no una quota aggiuntiva. Dopo 20 anni di versamenti può scegliere di andare in pensione. Ovviamente egli potrebbe continuare a lavorare per accumulare di più ma la decisione spetta al singolo individuo. Un lavoratore medio va in pensione dopo 35 anni di lavoro con circa il 78% del suo ultimo stipendio, più di quanto prendeva con lo Stato (che pretendeva per questo “servizio” non il 10% ma il 25% del suo reddito). I fondi pensionistici vengono amministrati dai privati che non avendo la proprietà dei risparmi ma solo la titolarità ad amministrarli, non possono perdere i risparmi del lavoratore a seguito di un fallimento. Il lavoratore può invece cambiare amministratore ogni volta che lo desidera spostando la titolarità tra i 15 AFP (Amministratori di Fondi Pensione) accreditati. Il sistema di Piñera dopo oltre 25 anni di applicazione ha creato 25 miliardi di dollari di capitali che vengono reinvestiti dagli AFP sui mercati creando così ricchezza per il paese. Oggi viene copiato da tutto il Sud America, dalla Cina e persino la statalizzata Svezia ha cominciato ad applicarne, seppur parzialmente, i principi.
Allo stesso modo in Cile, ma anche in altri paesi più liberali, è possibile assicurarsi contro la disoccupazione. Da una parte, poiché la rata dell’assicurazione è più alta per i lavoratori più a rischio, questo è un incentivo alla formazione continua del lavoratore (più un lavoratore è esperto e meno rischia di perdere il posto di lavoro o comunque più facilmente ne troverà un altro) e dall’altra questo trasforma le assicurazioni in veri e propri uffici di collocamento (poiché esse devono pagare ogni mese l’assegno di disoccupazione al lavoratore esse saranno incentivate a trovare lavoro in fretta al loro assicurato).
Tutto questo avviene ovviamente senza alcun costo per la collettività. Ancora una volta invece qui da noi troviamo il monopolio statale (INPS) e solamente i ricchi (cioè coloro a cui, dopo aver pagato l’INPS, avanza qualcosa in tasca) possono usufruire di pensioni private.
Ciascuno, nella vita, deve essere responsabile del suo destino. Aiutati che il ciel t’aiuta, insegnava un proverbio finito nel dimenticatoio.
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[…] se si esclude a priori che i cittadini possano rivolgersi ai fondi pensione privati (come fanno in Cile), allora ne deriva che la spesa pubblica debba gravarsi dell’onere pensionistico. Tuttavia […]
quindi non vorresti alcuna pensione? ahaha… scherzo. Comunque io sto versando l’intero importo della pensione più quella integrativa (per ogni euro che verso io, il mio datore versa 1,55€ , non so se rendo l’idea, ma, indipendentemente da ciò che verso, quando riscuoterò, la cifra sarà più del doppio). Anch’io preferirei non pagare un centesimo di tasse, ma poi? quanto mi costerebbe ogni servizio di cui avessi bisogno? Fin che non si ha bisogno della sanità, di ospedali e quant’altro, fin che si scoppia di salute, si ha un lavoro, ecc… allora sembra tutto facile. Però, in caso di necessità, cosa faresti, se non avessi i fondi necessari? Io non so se quello che si vede nei film americani sia realtà o meno, però che un’assicurazione mi dica che non ci sono più fondi e magari crepo… beh questo non mi piacerebbe proprio. Quando ero piccolo, i miei genitori non avevano certo delle grosse disponibilità economiche, anche perché metà stipendio di mio padre se ne andava puntualmente per le mie medicine. A 6 anni fui ricoverato in un istituto per la riabilitazione motoria. Lasciando perdere la mia esperienza personale (che non auguro nemmeno ad un cane), faccio solamente notare che il Comune dove abito non voleva firmare l’autorizzazione al ricovero, per paura di doversi sobbarcare le relative spese. Come fosse possibile che i miei genitori sapessero che l’autorizzazione del ministero era in arrivo, mentre il Comune no, questo non lo so. Di fatto, dopo la sfuriata che fece mio padre, rischiando anche una denuncia, non passarono nemmeno 24 ore che mia madre si presentò in Comune con la tanto sospirata lettera, facendo giustamente dell’ironia….
La pensione integrativa ce l’ho anche io.
Però io vorrei non dover integrare un bel niente ma poter disporre di tutti i miei soldi come meglio credo.
Ed io, come milioni di altri italiani, non lo posso fare.
beh, un momento, mi pare che da qualche anno esista la possibilità di pensione integrativa un po’ per tutte le categorie (io faccio parte del commercio, ma so che, per esempio i metalmeccanici sono arrivati prima di noi in questo senso), e la conseguente possibilità di dirottare tutto sul fondo integrativo. Io l’ho fatto, perché non mi fido di chi fa tanto baccano per aver scoperto le false pensioni di invalidità, senza tener conto che i propri dipendenti firmano tutto, anche la carta igienica!
Beato te che puoi abbandonare il carrozzone inps.
Io, come lavoratore dipendente, sono obbligato a veder dilapidare i soldi della mia futura (?) pensione.
mi piace, perché parti lancia in resta affermando che non ho capito io, saldisaldi, e poi finisci auspicando di essere stato chiaro. Io stesso ho aderito ad un fondo di categoria, abbandonando il carrozzone INPS.
@ Fabrizio Dalla Villa:
non hai proprio capito.
Certo che privatizzando solo le invalidità non si risolve un bel niente (o quasi…).
Io parlo di privatizzare tutto il sistema di walfare, partendo proprio dalle pensioni dell’INPS (tutte).
Vedrai poi se non ci sarebbero soldi sufficienti per quasi tutti : per il quasi dovrebbe occuparsene la società civile volontariamente.
Spero adesso di essere stato chiaro.
Campa cavallo….saldisaldi, se pensi che togliendo le pensioni di invalidità ci siano più soldi a disposizione, vivi di illusioni. Chi mangia alle nostre spalle, lo farebbe in ogni caso. Quanto guadagna un dirigente INPS? In quanto all’associazionismo, credo sia abbastanza difficile al giorno d’oggi, il ripetersi di ciò che accadeva nell’800. Non ci sono più le stesse condizioni. Comunque: mi tolgono la pensione di invalidità? Ho in tasca 3000 euro in meno all’anno e quindi posso spendere di meno. Ribadisco: con questi politici e questo sistema, ogni euro che l’Italia risparmia, finisce nelle loro tasche. Il problema primario quindi sono loro!
@ Fabrizio dalla Villa:
Come lo risolveresti questo problema ?
Semplicemente prendendo una pistola e puntandola alla tempia di un tuo prossimo forzandolo a pagare per la tua invalidità.
Questo , almeno da un punto di vista libertario, non è eticamente accettabile.
Se i cittadini fossero padroni dei loro soldi, quasi tutti avrebbero la possibilità di tutelarsi; per quella piccola percentuale che non ne avesse comunque la possibilità non sarebbe giusto pretendere, solo per essa, uno stato sociale dispendioso e sprecone: se la società fosse abbastanza civile, sarebbe la società stessa a farsene carico volontariamente (io per primo sarei ben disposto a farlo) ed io credo che lo farebbe, basta vedere ciò che accadeva prima della creazione del walfare con l’associazionismo (e parlo del 1800).
Circa 5 anni fa intervenni alla radio dicendo che i conti dell’ INPS erano allo sfascio : intervennero almeno tre idioti a dirmi chi i conti erano IN EQUILIBRIO , frase scopiazzata dal grande Luciano Cazzola .
A parte che un conto è essere in equilibrio sull’ orlo di un precipizio e un conto è esserlo su una comoda poltrona , mi piacerebbe vederle ora tutte quelle teste di cazzo che hanno visto cambiare 4-5 volte il sistema pensionistico e ancpora oggi pensano che siano vere le frasi rassicuranti del cretino di turno.
Ma se il sistema fosse in equilibrio , perchè lo cambiano ?
Ah , già : per garantire le pensioni ai CIOFANI !
Già, e mi spieghi come fa a tutelarsi da eventuali invalidità, chi ad un anno di vita, deve fare i conti con una paralisi cerebrale, oppure chi nasce con malattie congenite invalidanti? E’ evidente che dovrà pensarci qualcun altro. Chi? A parte il fatto che, ridendo e scherzando, ho 32 anni di lavoro sul groppone, fatti di versamenti per previdenza, assistenza, ecc… quindi, forse non rubo niente se mi pagano la pensione di invalidità. Se poi vogliamo tirare fuori la “barzelletta” dei falsi invalidi, senza considerare che sono figli delle false dichiarazioni di invalidità, allora facciamolo. Però sappi che è una barzelletta. Un cieco che percepiva da oltre 20 anni la pensione di invalidità (di cieco totale!), guidava la moto e lavorava in un carcere. I medici della commissione che lo hanno dichiarato cieco totale, non possono essere perseguiti perché il fatto è avvenuto oltre 20 anni fa! Per non parlare di quello “appena pizzicato” in Puglia, che nonostante fosse cieco, riusciva a leggere un comunissimo giornale, a potare le piante e a fare la spesa, leggendo attentamente ogni cartellino informativo. Chi gli ha concesso l’invalidità?
A parte questo, per ciò che concerne la pensione sono d’accordo sulla privatizzazione. Un po’ meno lo sono sulla sanità. Per esempio, se si scoprisse che le crisi convulsive che mi hanno provocato la paralisi cerebrale, 52 anni fa, sono state causate da esperimenti nucleari (di cui non si è saputo nulla per decenni), a chi dovrei chiedere il conto? D’altro canto se si leggono le statistiche delle paralisi cerebrali, si scopre che tra il 1957 e il 1961 (e io sono del 1958), c’è stata un’impennata. Dovuta a cosa? agli astri che si trovavano in posizioni strane? a qualche prodotto che andava di moda in quel periodo?
Insomma, ribadisco, ok sulla privatizzazione del sistema pensionistico, ma non mischiamo le carte e non colpevolizziamo chi non per sua scelta ha avuto una vita in salita e continua a faticare.
@ Fabrizio dalla Villa:
Non è assolutamente giusto ed equo prendere quei soldi dalle pensioni di altri cittadini che alla fine si troveranno con redditi da fame.
Chi dovrebbe quindi coprire la tua pensione di invalidità ?
In questo tipo di società non c’è altro modo che estorcere quei soldi a qualcun’altro.
In una società più libertaria e con meno stato, i cittadini avrebbero tutti quanti più risorse per se stessi e per sottoscrivere assicurazioni private anche per tutelarsi da eventuali invalidità.
In una socità libertaria molto probabilmente il settore privato avrebbe già trovato gli anticorpi per risolvere anche il tuo problema.
io sono invalido al 100% e, stando alla legislazione italiana, ho diritto alla pensione di invalidità, anche in funzione del mio basso reddito. Si tratta dell’esosa somma di 3000 euro l’anno! Caro saldisaldi, se togliamo la pensione di invalidità a chi ne ha veramente bisogno, che succede poi? La selezione della razza ariana, pura e priva di malattie? Per trovare i soldi per le pensioni di invalidità e per tutto il resto, si dovrebbe iniziare a cambiare il concetto di deputati, senatori, ecc…da affaristi abbuffini, a servitori leali dello Stato. Se le cose vanno male in una famiglia, prima mangiano i figli e poi mangiucchiano i genitori. Qui invece, si abbuffano i genitori,lasciando morire di fame tutti i figli, e il tempo per morire è inversamente proporzionale alla gravità della situazione. Io, stando alle leggi vigenti, dovrei andare in pensione dopo 40 anni di lavoro. Per mia fortuna ho una pensione integrativa, nel cui conto verso da qualche anno, tutto quanto: anche i soldi che dovrebbero andare all’Inps. Faccio bene o male?
Ho sempre ammirato la riforma pensionistica cilena di Pinera.
Da noi non verrà mai fatta perchè con i contributi pagati per le pensioni di vecchiaia ci vengono pagate le pensioni di ibvalidità e quelle assistenziali che, altrimenti, rimarrebbero scoperte e i burocrati nostrali sarebbero costretti ad aumenatare ancora la pressione fiscale già adesso a livelli insopportabili.
Quindi sono alquanto pessimista per il nostro futuro pensionistico.
GLI SCHERANI DI REGIME: “Il settimanale finanziario MILANO FINANZA consiglia le scadenze su cui posizionarsi mentre infuria la bufera. Con l’ultimo “eurocaos”, infatti, è cambiata la mappa dei rendimenti, con buone occasioni sui titoli italiani a 10 e 30 anni. L’articolo del settimanale fa un esempio su tutti: soltanto l’11 ottobre scorso il BTP a 10 anni pagava un rendimento a scadenza del 3,73%, mentre oggi viaggia attorno al 4,24% (quotazioni BTP). Buone occasioni, per chi ama il rischio, anche dai titoli di stato della Grecia”.
CONSIGLI IN STILE BOLDRIN!