Fingiamo che domenica scorsa Silvio Berlusconi abbia vinto le elezioni per la prima volta e il suo “superministro dell’Economia” Giulio Tremonti, alla prima conferenza stampa, si sia presentato con queste parole: “Credo che sia giusto un sistema con tre aliquote Irpef. Le aliquote più basse possibili sono il miglior investimento per ridurre l’evasione fiscale”. Di più, colpo di teatro finale: “È possibile ridurre il nostro sistema fiscale a cinque imposte”!
Quelle tra virgolette, non sono un’invenzione di chi scrive, ma sono le parole pronunciate ieri da Tremonti all’assemblea di Confartigianato. Non fanno una piega, perfette, sembra quasi che il contabile valtellinese abbia finalmente deciso di prendere in seria considerazione Laffer e la sua curva.
Però, cari lettori, c’è un però grande come una casa da aggiungere a quanto sopra: vogliamo far finta che questi ultimi diciassette anni di promesse di riforma fiscale e abbattimento delle tasse non ci siano mai stati? Vogliamo dimenticarci che la promessa di abbassare le tasse – tra Lega e Forza Italia e PDL – non sia stata avanzata almeno una cinquantina di volte?
Invece, le parole di Tremonti arrivano – guarda il caso – dopo due batoste micidiali: prima quella delle elezioni amministrative poi, quella dei quattro referendum per i quali sia gli elettori del PDL che i leghisti sono andati alle urne nonostante l’invito dei loro leader a restare a casa. Non è un particolare di poco conto!
Leggendo il Corriere online scopriamo anche che quella del fisco è “una riforma, ha ribadito Tremonti, che non si può fare in deficit. Risorse possono essere recuperate dalla riduzione della spesa assistenziale, togliendo a chi non ha diritto. ‘Molti assegni assistenziali – ha aggiunto il ministro – ce li hanno quelli che hanno i Suv. È un enorme bacino da cui derivare risorse per fare la riforma fiscale e correggere le finanze pubbliche. Anche la politica deve fare la sua parte, dando l’esempio e portando le proprie remunerazioni nella media europea’. Il prelievo fiscale, in Italia, ‘può essere modificato in funzione di tre logiche fondamentali: i figli (la natalità), il lavoro e i giovani’ ha aggiunto Tremonti. E su alcune voci – ha ribadito – si può essere meno conservativi”.
Non è un parlare da libertario, ma le affermazioni di “Voltremont” sono nel solco di un liberalismo accettabile, degno di rispetto verrebbe da dire.
Il fatto di trovarsi di fronte ad una platea di artigiani (probabilmente l’ultima ridotta dell’antistatalismo in Italia) ha costretto Tremonti a dire che in Italia si pagano troppe tasse e che la burocrazia fiscale è degenerata al punto da essere insopportabile per chiunque (forse la manifestazione contro Equitalia di domani gli ha dato un’ulteriore scossa).
Tutto bene dunque? Ci aspetta un futuro roseo davanti? Non ne sono affatto convinto, per più di un motivo:
1- La scorsa settimana, l’Unione Europea ha detto in faccia a Tremonti, senza mezzi termini, che di abbassare le tasse in Italia non se ne parla. Anzi, entro fine anno ci sono altri 40 miliardi da recuperare da qualche parte. Tutti i dati macro e microenomici italiani sono peggiorati negli ultimi vent’anni!
2-Dal 2008 ad oggi, il governo Berlusconi – del quale Tremonti fa parte no? – ha, tra aumentato e introdotto, alzato la pressione fiscale di 25 nuove gabelle (http://www.movimentolibertario.it/index.php?option=com_content&view=article&id=11965:ecco-le-21-tasse-del-governo-berlusconi&catid=1:latest-news)
3- Bisogna essere dei bigotti per credere che quest’ennesima promessa non sia che la conseguenza logica delle pressioni politiche di Berlusconi (soprattutto) e di Bossi (che non farà mai saltare il governo, ma che ha la necessità di sedare il malumore del suo elettorato a Pontida, al quale racconterà solo qualche altra balla). Scurdammoce ‘o passato non mi pare plausibile signor ministro…
4-Non si può fare una riforma fiscale seria in Italia senza far saltare il tappo dello statalismo, ovvero senza conseguenze indolori. Ci sono milioni e milioni di persone (anche tra le partite Iva) che in questo paese vivono di Stato e parastato, ergo vivono alle spalle degli altri. In Italia ci sono professioni che esistono solo come logica conseguenza di norme e regole licenziate dal parlamento (si pensi ai consulenti per la sicurezza sul lavoro, agli ingegneri che vanno a far le revisioni alle caldaie nelle ditte, ai meccanici che chiedono 70 euro per la revisione dell’auto, ai consulenti pubblici vari, ecc. ecc.) A ciò si aggiunga un sistema pensionistico che è una bomba ad orologeria innescata.
Per usare una metafora, l’Italia è come una casa diroccata da ristrutturare. Più passa il tempo e meno probabilità ci sono che possa essere sistemata mantenendo in piedi qualche muro portante, pena il crollo durante i lavori. Molto meglio buttar giù il rudere e ricostruirci sopra un immobile nuovo di zecca.
In conclusione: Tremonti propone 3 aliquote, cinque imposte e tagli alla spesa? Bene, voglio plaudire alla sua iniziativa. Se verrà realizzata son pronto a credere anch’io che Berlusconi pensava per davvero che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak.