Questi difensori dell’insegnamento di Stato metterebbero se stessi in una cattiva trappola se potessero dimostrare la verità della loro dottrina. Perché che cosa s’intende col dire che il governo deve educare il popolo? Perché il popolo deve essere educato? Qual è il fine dell’educazione? Certamente di preparare il popolo alla vita sociale – di fare dei buoni cittadini. E chi ha l’autorità per dire quali sono i buoni cittadini? Il governo: non c’è altro giudice. E chi ha l’autorità per dire come possono essere formati questi buoni cittadini? Il governo: non c’è altro giudice. Quindi questa proposizione è convertibile in quest’altra: il governo deve trasformare i fanciulli in buoni cittadini, usando la sua propria discrezione per decidere che cos’è un buon cittadino, e in che modo il fanciullo può essere trasformato in un buon cittadino. Il governo deve in primo luogo elaborare una concezione precisa di un modello di cittadino; dopo aver fatto questo, deve elaborare un sistema di disciplina che appaia più appropriato a produrre cittadini sulla base di quel modello. Questo sistema di disciplina, infine, è tenuto a imporlo nella misura più grande possibile. Poiché se si comporta in maniera diversa, permette che gli uomini diventino diversi da quel che dovrebbero diventare a suo giudizio, e quindi fallisce nel compimento di quel dovere al quale è tenuto. Essendo in tal modo giustificato nel mandare a realizzazione quei piani che considera i migliori, ogni governo sarà tenuto a fare quel che fanno i governi (…).
Temendo inoltre gli effetti pericolosi delle innovazioni, non ammette che si insegni altro fuorché quel che viene deciso dal governo stesso. Allo scopo di produrre cittadini modello esercita un controllo rigidissimo sulla condotta di tutti.
E poiché non c’è un’autorità più alta che possa contestare o confermare le sue decisioni, si trova ad essere giustificato quando impone in maniera assoluta i suoi piani, quali che siano. Come dalla proposizione che il governo deve provvedere all’insegnamento della religione deriva l’altra proposizione che il governo deve decidere qual è la verità religiosa e come deve essere insegnata; così l’affermazione che il governo deve provvedere all’educazione implica l’ulteriore affermazione che esso deve dire che cos’è l’educazione e in che modo dev’essere praticata.
E così, in mancanza di provvedimenti della natura per soddisfare quella esigenza, i legislatori ci mostrano il piano e la specificazione di un meccanismo statale, composto di insegnanti, bidelli, ispettori e comitati, da finanziarsi con una opportuna percentuale delle tasse, e da rifornirsi abbondantemente di materiale grezzo, nella forma di piccoli bambini e bambine, dai quali deve essere prodotta una popolazione di ben addestrati uomini e donne, che saranno «utili membri della società»!