E il giorno dell’ira tanto attesa arrivò. Prigioniero di quel letto di Procuste che si sta rivelando sempre più il castello pericolante dell’unione europea e del suo moloch monetario, anche il governo italiano, il Tremonti-Napolitano se vogliamo chiamarlo con il suo vero nome, ha deciso di ottemperare senza nessuna esitazione ai diktat imperiosi provenienti da Bruxelles.
Pareggio di bilancio entro il 2014: questa la trincea per la quale, se necessario, morire dissanguati pur di raggiungere il miraggio di una nuova età dell’oro. O meglio della cartaccia spacciata per tale ed emessa in quantità astronomica dalla Banca Centrale Europea, degna sodale della FED americana nella bancarotta degli stati che furono un tempo i più industrializzati e prosperi.
Di fronte alla chiamata patria, simile, se vogliamo, all’ appello mussoliniano contro le inique sanzioni guai a dissentire : tranne la solita opposizione di circostanza nessuno proporrà di far saltare il banco rifiutandosi di proseguire in una folle corsa verso il baratro in puro stile greco. Perchè è chiaro che la mega-finanziaria da 47miliardi, da approvare in CdM giovedì, è solo la prima tappa del calvario nazionale sulla via di Atene.
Peraltro, anche se la nostra situazione non ha i connotati catastrofici di quella ellenica, l’insipienza e la mancanza di coraggio della classe politica romana supera grandemente quella dell’omologa mediterranea: lì, tagli draconiani, privatizzazioni e financo vendite massicce di patrimonio pubblico; qui, i geniali strateghi bizantini non sono stati capaci di escogitare che i soliti espedienti.
Come definire altrimenti l’ennesimo aumento alle accise dei carburanti, la stretta sulle transazioni finanziarie e la stangata su SUV ed auto di lusso? Delle misure da soviet supremo più che da ministero occidentale. La cosa più odiosa è quella melassa dal sapore giacobino sparsa sul piatto per edulcorare il suo sapore rancido e nauseante.
Aizzare l’invidia sociale ed additare i soliti demoni della speculazione internazionale sono comportamenti che un sistema corporativo ed antiliberale in sommo grado padroneggia con maestria, purtroppo. Rimangono fuori , per ora, l’aumento dell’ IVA e quello sull’aliquota contributiva dei lavoratori parasubordinati(si parla di un 33%, numero degno di un esproprio proletario). Ma nessun dubbio che saranno reintrodotti alla chetichella dopo che le cortine fumogene copriranno come si conviene questi vergognosi balzelli da Francia versagliese. E, come se non bastasse, lo spettro della tassa patrimoniale continuerà ad aleggiare per un bel pezzo finendo, magari, per concretizzarsi sotto gli auspici plaudenti dei padroni del vaporetto italico tutti.
Ultima disperata mossa di un caravanserraglio agonizzante prima del naufragio finale.
se qualcuno ha idea come uscirci,lo dica.
se qualcuno ha idea come uscirci,lo dica.
ENNESIMA PAGLIACCIATA SUGLI STATALI CHE CONTINUERANNO A FARE QUEL CACCHIO CHE VOGLIONO.
CORRIERE DELLA SERA: “STRETTA SUI DIPENDENTI PUBBLICI – Stretta sulle assenze dei dipendenti della pubblica amministrazione. Controlli immediati se la «malattia» si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative”. MADDAI!
ENNESIMA PAGLIACCIATA SUGLI STATALI CHE CONTINUERANNO A FARE QUEL CACCHIO CHE VOGLIONO.
CORRIERE DELLA SERA: “STRETTA SUI DIPENDENTI PUBBLICI – Stretta sulle assenze dei dipendenti della pubblica amministrazione. Controlli immediati se la «malattia» si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative”. MADDAI!