In Anti & Politica, Economia

DI CLAUDIO ROMITI

Nel corso di una puntata di “Quinta colonna”, discutibile pollaio televisivo condotto da Paolo Del Debbio, è stata data voce ad un sedicente cobas sindacale di una sorta di figura professionale del pubblico impiego che finora mancava alla mia personale collezione: gli insegnanti di ruolo inidonei.

In breve, trattasi di un piccolo esercito di circa 4.000 docenti, regolarmente stipendiati dallo Stato, i quali sono stati dichiarati inabili all’insegnamento per ragioni di salute, e destinati a mansioni, per così dire, inventate allo scopo di non lasciarli a casa a leggere il giornale. Mansioni che normalmente li vedono impegnati all’interno di biblioteche e laboratori scolastici, senza tuttavia subire lo “stress” della docenza.
Ebbene, in forza di alcuni provvedimenti del governo legati alla spending review, costoro dovranno essere ricollocati nell’ambito del personale amministrativo degli istituti scolastici o, laddove la pianta organica non lo consentisse, in altri settori della pubblica amministrazione, eventualmente nell’ambito della medesima provincia.

Ora, questa “terrificante” prospettiva ha letteralmente terrorizzato molti di questi soggetti, tant’è che alcune settimane orsono alcuni di essi hanno organizzato nella Capitale un lungo sciopero della fame per protestare contro quella che, evidentemente, ai loro occhi sembra una vera e propria deportazione.

Come commentare una vicenda che – soprattutto nei confronti di quel vasto ma invisibile popolo dei lavoratori indipendenti che spesso chiudono la loro impresa senza clamore e senza nulla chiedere – risulta a dir poco surreale? Simili fatti confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, che in questo disgraziato Paese esiste una impressionante quantità di sacche “lavorative” che si sono formate su una sinistra cultura che pone al centro di tutto i bisogni, prescindendo da ogni considerazione legata alla sostenibilità economica e finanziaria del sistema. Una spinta alla ricerca di un qualunque posto al sole garantito a vita che continua ad essere fortemente incentivato ed assecondato da una sovrastruttura politico-burocratica orientata ad usare le risorse per ottenere consenso: il famigerato deficit spending.

Un sistema fallimentare quest’ultimo, come dimostra l’enorme debito pubblico accumulato, che tende a dare cittadinanza a qualunque richiesta di sostegno o di sussidio pagato con i soldi del contribuente. Per questo, pur restando attoniti di fronte a certe rivendicazioni, c’è da aspettarsi di tutto all’interno di un regime che tassa e spende qualcosa come il 55% della ricchezza prodotta dalla nostra malandata economia. Purtroppo il problema non consiste solamente nella ridda di irresponsabili richieste di protezione provenienti da una società viziata da anni di statalismo altrettanto irresponsabile. Il problema è che nell’orizzonte politico di breve periodo, in assenza di valide alternative, si prospetta il trionfo proprio di quella sinistra che costituisce la base più solida per questa catastrofica tendenza. Vorrà dire che almeno noi liberali chiederemo di essere considerati inidonei ad un siffatto sistema. Ma è certo che nessuno ci verserà uno stipendio per questo.

 

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Showing 13 comments
  • Anemone

    Questa è ancora + assurda

    … L’angoscia che i quadri di Antonio Pettinicchi avrebbero provocato a due dipendenti della Provincia di Campobasso. Raffigurano scene dell’inferno dantesco e sono stati posizionati a fine agosto lungo le sale e lungo le scalinate interne. Con sommo orrore di due impiegate dal cuore debole, che hanno accusato quelle tele di farle deprimere e di causare tremilio alle gambe. Proprio così, e il problema dev’essere stato piuttosto serio se le due hanno scritto al responsabile della sicurezza nei luoghi di lavoro, Castagnoli, e al presidente della Provincia, De Matteis, per lamentare il disagio. …

    http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=11800

  • Anthem

    Il senso generale è questo: l’ictus, la sordità e altri danni che impediscono di lavorare sono eventualità che non riguardano solo gli insegnanti e i dipendenti statati, purtroppo. Come fanno gli altri comuni mortali? Lo stato riserva loro qualche lavoretto adeguato al loro handicap? No. Si arrangiano come possono: assicurazioni, famiglia, amici, enti caritatevoli, soldi messi da parte “per un bisogno”, vendita di immobili …e anche colpo in testa finale. Anche i dipendenti dovrebbero pensare che il bel meccanismo di “mangime garantito” può incepparsi: hanno provveduto ad aprire un’assicurazione infortuni? a mettere soldi da parte? Eppure con uno stipendio sicuro si può programmare il futuro meglio di quanto possa fare una persona con partita iva o negozio, con entrate sempre incerte. Conosco due insegnanti di questi che so ora essere 4000: il motivo per cui sono stati messi ad occuparsi della piccola biblioteca scolastica è il famoso “esaurimento nervoso”. Non ce la fanno più a relazionarsi con gli studenti. Hanno scelto di fare gli insegnanti perché è un ottimo lavoro “che lascia tempo libero”, ma se non ami insegnare alla lunga ….eheheheh. Sarebbe interessante sapere di quale problema soffrono i 4000. Cordialità e che “Dio ci mantenga la salute”, come si dice.

  • hughich

    “In breve, trattasi di un piccolo esercito di circa 4.000 docenti, regolarmente stipendiati dallo Stato, i quali sono stati dichiarati inabili all’insegnamento per ragioni di salute”

    Ma scusate, se davvero i problemi di salute di queste persone sono inabilitanti al lavoro a voi sembra uno scandalo? E se un insegnante diventa sordo che fa si deve suicidare? Se gli viene un ictus ma, pure se leso, rimane in vita che deve fare spararsi?

    Francamente questo post, rispetto al mere di cose di cui davvero ci sarebbe da parlare, lo trovo inutile e basato sul nulla….ma forse sono io ad aver capito male il senso generale.

    • Fabio

      nel privato gli inabili al lavoro vengono licenziati appunto causa inabilità.

      nel pubblico sono intoccabili…. se fino a poco tempo fa ti rispondevano, con un’incredibile faccia da cazzo, ‘e fategli fare qualche altra cosa’ (come se i soldi piovessere dal cielo) , queste manifestazioni confermano che quelle affermazioni erano infami menzogne belle e buone! Non accettano neanche una ricollocazione -con stipendio sicuro- nell’ambito della provincia . ma vi rendete conto!!

      • pippo pg

        “Non accettano neanche una ricollocazione -con stipendio sicuro- nell’ambito della provincia . ma vi rendete conto!!”
        è proprio questo il punto
        la rovina del nostro paese non è stato lo stato sociale inteso come assistenza verso i malati o i disabili ma lo stato “socialista” – perchè di questo si tratta- volto all’asservimento di non ha voglia di fare un c….zo!!!
        Se stanno veramente male allora dategli una pensione sociale, se stanno abbastanza bene da fare altro mandateli in altre amministrazioni AL POSTO DI PERSONE CHE SONO ANDATE IN PENSIONE!!! e non ad ingrossare il numero degli impiegati gia presenti!

  • Nereo

    “Essendo malati di statalismo, e di collettivismo si rivolgono al padre-padrone-padrino per la soluzione di ogni loro necessità esistenziale”. Condivido. Ma la stessa logica, mi chiedo, non potrebbe essere applicata a coloro che oggi chiedono al padre-padrone-padrino (cioè allo Stato) di conferire realtà al cosiddetto “Partito degli evasori”? E se no, quale sarebbe la differenza fra i primi ed i secondi postulanti?

    • Albert Nextein

      Vero.
      E’ il medesimo approccio psicologico,forzato da un’educazione sbagliata e da esempi deteriori, che determina la richiesta collettivista.
      Per quanto riguarda coloro che vorrebbero aizzare di più ancora lo stato contro gli evasori, benemerita accolita, devi aggiungere un aspetto imprescindibile della natura umana.
      L’invidia in malafede patente.
      L’invidia per i soldi, per il capitale, per il coraggio, per la libertà.

  • Albert Nextein

    Lo so adesso di questa situazione.
    Ma questa gente potrebbe svolgere altre attività,fuori dall’ambito pubblico.
    Essendo malati di statalismo, e di collettivismo si rivolgono al padre-padrone-padrino per la soluzione di ogni loro necessità esistenziale.
    Appunto a spese della collettività.

  • Riccardo

    Toccava a noi cambiare le cose quando ancora si era in tempo, ma per decenni abbiamo fatto finta di non vedere e non sentire. Era chiaro che i binari su cui correva questo treno erano storti. Adesso che il treno è deragliato non c’è più niente da fare. Inutile illudersi. Tra al massimo un decennio, secondo le statistiche, quelle vere, s’intende, saremo un popolo di straccioni. In fondo, ce lo siamo meritato.

    • leonardofaccoeditore

      Già… Non è che ‘sto sistema l’hanno importato i marziani

    • Fabio

      sarebbe toccato a noi se ne avessimo avuto la possibilità, ma il meccanismo era allora com’è oggi fatto apposta per funzionare apposta per accrescere il potere statale.
      io non penso affatto d’essermelo meritato: ufficiale nell’esercito con la sicura possibilità di ferma, certa per via di parentele paesane, ho preferito invece rinunciare perché pensavo che le persone di valore potevano collocarsi nel mercato.
      Oggi io lavoro e persone con la terza media. idioti che pensaso solo a roma e lazio, incapaci in tutto e per tutto, vanno in pensione a 54 anni perchè firmarono per rimanere in una delle varie armi.
      Me lo sono meritato?? mavaffanculo!

      • Riccardo

        Forse Lei non se lo è meritato, ma molti di quelli che oggi si lamentano si.

    • Domenico

      Vero, ma è difficile cambiare le cose in un sistema che era stato già ereditato come centralistico e socialista dai tempi prima del fascismo.
      Fossimo stati un federalismo era molto più facile far vedere il giusto orientamento con certe realtà locali che avrebbero sicuramente camminato più spedite di altre.
      Chi ha potuto cambiare le cose lo ha già fatto emigrando all’estero, cosa che anche io essendo giovane farò.
      L’unica opportunità, e lo dico principalmente a Leonardo e gli altri del movimento libertario, ce l’ha il Nord. Qui al Sud dove vivo io, con molto amaro in bocca, dico che non c’è possibilità alcuna di riscattare questa terra facilmente.
      Al Nord la mentalità è diversa e se si riuscisse a fare leva sull’elettorato leghista o comunque di “destra”, quello al quale neanche Grillo è riuscito ad arrivare (avendo pochi consensi al nord a quanto so), beh c’è forse l’opportunità di lottare seriamente per una indipendenza da quelle parti. E con questa crisi secondo me far passare il messaggio è anche più facile.

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