“Sono pienamente convinto della necessità di una rigida disciplina delle scelte di bilancio. Ma la formula scelta dall’Europa, e da noi supinamente accolta, è sbagliata. Il vincolo del pareggio di bilancio va posto sulla spesa corrente… Ma questo divieto non può valere, e non deve valere in linea generale, per le spese di investimento. Esse servono a migliorare la produttività futura di un sistema economico: le strade, le scuole, le reti di comunicazione e così via.” (G. La Malfa)
Giorgio La Malfa, repubblicano figlio d’arte che oggi si autodefinisce liberaldemocratico, è contrario alla rigidità (che a mio avviso rischia di essere apparente) del testo sul vincolo del pareggio di bilancio che dovrebbe essere introdotto nella Costituzione.
A suo parere, il vincolo dovrebbe valere solo per la spesa corrente, ma non per gli investimenti. Si tratta di una posizione condivisa da molti, per lo più da coloro che propendono per l’adozione di politiche economiche di stampo keynesiano.
Se si ritiene che ci siano cose che può (o deve?) fare solo lo Stato, la posizione è coerente. Ma siamo sicuri che se non ci pensasse lo Stato non ci sarebbero strade, scuole, reti di comunicazione, e tutto quanto può rientrare nella voce “investimenti”? Io credo di no. Credo, anzi, che molte cose siano fatte oggi esclusivamente dagli Stati per via di monopoli imposti dagli Stati stessi. E i costi, che agli utenti appaiono inferiori a quelli che ci sarebbero in un sistema di libero mercato, sono il frutto dell’addebito di buona parte degli stessi alla fiscalità generale.
In ogni modo, da libertario ritengo che lo Stato non dovrebbe costruire né strade, né scuole. Dovrebbe tendere all’autoestinzione per inattività.
Tuttavia, essendo oggi tale obiettivo abbastanza fuori portata, l’idea di imporre il pareggio di bilancio senza distinguere tra spesa corrente e spesa per investimenti mi pare preferibile all’alternativa keynesiana proposta, tra gli altri, da La Malfa.
Per di più, sarebbe opportuno porre un limite alla spesa pubblica e, di conseguenza, alla pressione fiscale. Perché, a parità di saldo, non è indifferente il valore (in rapporto al Pil) delle entrate e delle uscite.
Se si pensa di raggiungere il pareggio senza abbassare drasticamente la spesa pubblica – ciò che è implicito nelle manovre sia del governo precedente, sia di quello attuale – ben difficilmente si raggiungeranno risultati strutturali.
E l’oppressione fiscale non avrà mai fine.
Il pareggio di bilancio è giusto, ma la Camera ha approvato il pareggio di bilancio in Costituzione senza la norma che impone un tetto alla pressione fiscale (= spesa pubblica). Era la proposta da Rossi e Martino, che è stata cancellata.
D’ora in poi per aumentare le tasse diranno: “Lo impone la costituzione”.
Cacchio ! che bello ! “ritengo che lo Stato non dovrebbe costruire né strade, né scuole. Dovrebbe tendere all’autoestinzione per inattività”. Pensiero breve ed incisivo, meriti un applauso. Lo stato deve fare quello che i Cittadini non sono in grado di fare da soli o unendosi liberamente da soli. Da noi non è lo stato che vuole fare tanto, ma i politici ché nel muovere “tanto” è maggiore la fetta che ritagliano per se. Ormai le carte sono scoperte ed il loro gioco lo vediamo tutti.
Mettere in Costituzione dei limiti di spesa non è difficile, è inutile.
La Costituzione viene invocata solo quando fa comodo, altrimenti ci si dimentica che esiste.
Leggetevela, e vi renderete conto di quanto non sia rispettata, in primis da coloro che se ne vanno all’apertura dell’anno giudiziario con una copia della stessa in bella vista stile “arbre magique ascellare”.
Fare una legge e poi non rispettarla è la normalità per lo Stato Italiano e le sue metastasi.
Forse sarebbe stato migliore imporre che uno Stato, per fare le opere che ritiene opportuno, non può finanziarle ricorrendo al debito, ma a tasse prelevate dal cittadino, cioè prima di fare qualunque cosa, dovrebbe avere già almeno l’80% dei soldi in saccoccia. In ogni caso lo stato dovrebbe non poter fare alcun debito!!!!!!
“Ma siamo sicuri che se non ci pensasse lo Stato non ci sarebbero strade, scuole, reti di comunicazione, e tutto quanto può rientrare nella voce “investimenti”?”
Be… per le scuole, gli ospedali, le reti, ecc. il discorso può valere, ma le strade sono un problema bello spinoso. Se non sono organizzate con un piano che ne limiti il numero/i chilometri e ne massimizzi la funzionalità (strutture a reticolo ed ad albero, con arterie principali e reti secondarie) si rischia o la ridondanza di strade (con conseguente minore territorio utilizzabile per scopi privati) o la penuria (dove non è economicamente conveniente fare strade).
E poi, un privato che volesse costruire una strada, vorrebbe anche remunerare il suo investimento: come? facendo pagare un pedaggio sul suo pezzetto di strada? solo alle auto o anche ai pedoni? Due o più strade che portano in uno stesso posto si farebbero concorrenza sulle tariffe (col rischio che una strategia di dumping da parte di un imprenditore stradale soffochi la concorrenza, o che troppa offerta non generi sufficiente reddito per ciascun offerente) o farebbero cartello (cioè prezzi da monopolio nonostante la pluralità di attori)? E poi, l’illuminazione, chi la paga? metti una gettoniera ai lampioni, 1 cent = 1 minuto di luce di quel lampione? E se mentre usufruisci della luce che hai comprato passa qualcun altro che gode della “tua” luce, pagata da te, ovviamente gratis? gli chiedi la sua parte di luce o lo denunci alla Guardia di Finanza Privata per “evasione luminosa”?
No sul serio.
Mostratemi un modello funzionante in cui le strade sono private, in regime di mercato libero concorrenziale, e che la gente sia disposta ad accettare come “giusto” e remunerare.
Mai sentito parlare dei condomini? Applica il regolamento di un condominio alle strade e avrai la risposta!!!
..project-financing per le opere pubbliche forse è più attuale del regolamento di condominio.
Peccato che quando vai in banca (direzione generale) per presentare un project, se ti va bene, a strento capiscono la differenza tra business plan e project-financing!
Si ma comunque un condominio
1) è costruito solitamente da un’entità proprietaria (l’impresa immobiliare) e gli appartamenti che la compongono sono venduti solo in un secondo momento a privati. Uno di solito non costruisce il proprio appartamento in un condominio
2) le parti comuni (corridoi, scale, ascensori, atrii, piazzale dei posti auto…), assimilabili a strade, piazze, parcheggi e trasporto pubblico sono comunque controllati da organi centrali (l’amministratore e l’assemblea di condominio, assimilabili a governo e parlamento).
3) I condomini pagano le spese di condominio in base a tabelle millesimali determinate per lo più dalla dimensione della loro proprietà: di fatto, una tassa patrimoniale.
Dimenticavo: in tutto questo dove sta la concorrenza e il libero mercato?
Puoi cambiare fornitori ed amministratore quando vuoi (circa).
Che le strade siano affare spinoso, sicuramente.
Che diventino ridondanti non credo, anzi. Se dovessero per sbaglio fare una strada inutile questa semplicemente fallirebbe. E verrebbe riconvertita in qualcos’altro. Sempre che qualcuno si mette in mente di costruire una strada con il rischio di perdere anche le mutande.
Secondariamente se vogliamo fare una disamina relativa alla situazione attuale, possiamo notare come il centralismo nelle decisioni abbia portato, in Italia, a spostare praticamente tutto il trasporto su gomma e nel contempo abbia messo un freno incredibile alla costruzione di strade e ponti; se non ricordo male è stato il SIlvietto a rimettere mano alle opere stradali (non parlarmi di Italia ’90 e delle infrastrutture connesse perche ti morsico)
Talvolta lo Stato non ha provveduto nemmeno alla semplice manutenzione dell’esistente: per pagare gli “stradini” non ci sonio i soldi per le manutenzioni, chiaro esempio di gestione razionale…)
Alla fine, pur ritenendo che un certo livello di pianificazione sarebbe auspicabile per non fare le strade che si interrompono sul più bello, credo che non si possa fare peggio di come hanno fatto quei cancheri che ci hanno governato, a costi assurdi, negli ultimi 50 anni.
P.S.: strade e sovrapassaggi che si interrompono in mezzo al nulla, in effetti, ne hanno costruite anche con la gestione centralizzata. Chi ha gestito quei lavori va espropriato di ogni avere e gettato in mezzo ad una strada (per la legge del contrappasso).
Il pareggio di bilancio, senza un tetto di spesa e di tassazione, vuole dire che i soldi invece che estorcerceli man mano o dopo LI VORANNO SUBITO O PRIMA !!! Tanti quanto vorranno senza, per l’appunto, alcun limite di spesa.
Infatti con la pressione fiscale massima lo stato non può mettere le mani nelle tasche degli italiani a proprio piacimento, inoltre i finanziatori starebbero più attenti a concedere i finanziamenti agli stati proprio perché la loro capacità di rubare ai contribuenti è limitata.
Il pareggio di bilancio è un cretinata perché vuol dire meno debito e più tasse.
Sarebbe meglio che la costituzione stabilisca la pressione fiscale massima, da ridursi gradualmente con gli anni fino all’auto-estinzione dello stato.
Quando io sento parlare di “pareggio di bilancio”, mi viene in mente che il politico si vuole dotare di uno strumento autoritario per “POTER imporre nuove tasse per poter raggiungere IL PAREGGIO DI BILANCIO”, cioè il ragionamento duale al quello che una persona comune potrebbe pensare.
esatto