DI JOHN PATELLI & LEONARDO FACCO
Parliamoci chiaro, lo Stato nazionale non funziona e la sua crisi è riconosciuta ormai da anni. Oggi, viviamo la crisi dei debiti sovrani, non del fallimento dei privati. Nonostante i proclami dei politicanti, lo Stato non mantiene le promesse, aggredisce le nostre libertà e le nostre proprietà. Esso ci estorce di ben oltre metà della ricchezza che ognuno di noi produce, con la scusa di ridistribuirla in modi più o meno condivisibili. Eppure, anche quest’impegno viene regolarmente disatteso e la qualità di ciò che lo Stato fornisce è sempre insufficiente, oltreché inefficiente. Sempre più spesso le risorse che gli vengono obtorto collo conferite si disperdono in mille rivoli clientelari, o vanno a finanziare la macchina che serve a consolidare le clientele stesse. A partire dalle prebende della casta, sino agli sprechi e alla corruzione.
Lo Stato fallisce persino nell’offrire quei servizi di giustizia e sicurezza che stanno alla base della sua esistenza e, quel che è peggio, è che più fallisce, più si dedica a nuove futili attività, costringendo noi cittadini a sottostare ad un crescente peso fiscale nonché ad una sempre più intricata selva di leggi che restringono sempre di più gli spazi di libertà individuale.
In 63 anni di Repubblica italiana la nostra vita è certamente migliorata, ma quanto di questo miglioramento è dovuto ai nostri sforzi e a quelli dei nostri genitori, al nostro duro lavoro, alla nostra capacità di risparmiare anziché indebitarci e quanto invece è dovuto alla casta, che ci ha chiesto di consegnargli percentuali sempre crescenti della nostra ricchezza e della nostra libertà?
La realtà è che i programmi dei 50 e passa governi che si sono succeduti non hanno funzionato, o sono stati disattesi. I politici che hanno albergato a Roma e che hanno provocato tali sconquassi si sono ritirati con pensioni sontuose, lasciando a noi i loro debiti da pagare.
Ancora oggi i partiti tradizionali, ci propongono le stesse ricette. Ancora una volta ci dicono di voler riformare lo Stato per risolvere i problemi che loro stessi hanno generato. E’ un film che abbiamo già visto. In questo desolante quadro la Lega Nord ha mostrato di essere null’altro che uno strumento di oppressione e colonialismo romanocentrico.
Adesso basta! E’ ora di liberare la libertà. E’ ora di lanciare il Movimento Libertario Indipendentista.
Il M.L.I. crede che l’eterno fallimento delle istituzioni nazionali dipenda in gran parte dal fatto che l’unità dello Stato non è mai stata messa davvero in discussione – la secessione è vietata- e che il conseguente “stare tutti insieme per forza” sia la causa prima dei problemi che lo Stato non riesce a risolvere, quando non li aggrava.
Il M.L.I. è convinto che i politici non abbiano (e non avranno mai) alcun incentivo a fare cose nell’interesse dei liberi individui residenti in questa penisola, considerato che ai cittadini non è consentito scegliere liberamente di rinunciarvi, secedendo dallo Stato, nel momento in cui non ritenessero più vantaggiosa l’appartenenza ad esso.
Il M.L.I. crede sia meglio che sul territorio italiano ci sia una pluralità di libere comunità consensuali al posto di un unico “Stato monopolista”, perché come accade nel libero mercato, la competizione (anche tra sistemi governativi e fiscali) è l’unica leva efficace per costringere i politici, se non vogliono perdere cittadini ed imprese (come sta accadendo), ad amministrare poco e quel poco nell’interesse di questi ultimi.
Il M.L.I. crede che non esista una politica giusta per ogni persona, che non esista un bene pubblico che sia tale per ogni cittadino ed è quindi convinto che la riduzione delle dimensioni dei territori e del numero di individui su cui si esercitano le decisioni collettive sia un vantaggio per ognuno. Una base elettorale ridotta consente ad ogni voto di contare di più. In un territorio più piccolo è più facile che si realizzi un maggiore identità di vedute e c’è maggiore possibilità per il cittadino di controllare il potere e l’uso che esso fa delle risorse.
Il M.L.I. si richiama al diritto naturale di autodeterminazione individuale e delle comunità per riconoscere ai cittadini che non vogliono più essere governati dallo Stato italiano, di separarsi liberamente e pacificamente da esso, liberandosi così anche da ogni obbligo nei suoi confronti.
Il M.L.I. crede che l’essere “padroni a casa propria” sia un precetto che va rispettato anche e soprattutto dalle istituzioni politiche e che, come insegna la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, il governo sia qualcosa che gli individui si danno e a cui devono poter rinunciare.
L’obiettivo pratico che il M.L.I. si pone è il riconoscimento della libertà di secessione pacifica e consensuale, per praticità su base regionale, da effettuarsi attraverso referendum regionale, il cui risultato, qualunque esso sia, venga automaticamente riconosciuto dal Parlamento di Roma, oltreché dalle istituzioni internazionali.
Il M.L.I. non ha alcuna connotazione geografica. Non si propone cioè la secessione della “Padania” o della “Sardegna”, ma vuole solo permettere ai cittadini di ciascuna delle comunità (oggi territorio amministrativo italiano) di scegliere pacificamente e democraticamente se secedere dallo Stato italiano e darsi un governo autonomo, oppure no.
Il M.L.I. non ha alcuna connotazione politica. Pur nella fedeltà ai principi coerentemente liberali, tra cui il diritto all’autodeterminazione è una delle tante declinazioni, il M.L.I. non propone alcun programma politico o sistema di governo, ma si limita a promuovere la possibilità che siano i cittadini di ogni regione a scegliere il loro, per loro stessi.
Il M.L.I. promuove l’autodeterminazione e sostiene quei partiti politici che senza tentennamenti fanno lo stesso, partendo dalle esistenti regioni, come soluzione pragmatica e strategica, ma anche successivamente continuerà a difendere il diritto di secedere all’interno delle Regioni stesse.
Sostieni il Movimento Libertario Indipendentista.
Libera la tua libertà.
Era partito bene l’articolo…. poi si è perso in dissertazioni utopistiche. E’ bello sognare un mondo diverso ed è sacrosanto cercare di migliorare inseguendo un progetto.
Ma le “pluralità di libere comunità consensuali” potrebbero esistere solo in un mondo non globalizzato, dove un a qualunque multinazionale cinese o americana si “mangerebbe” in un boccone le sue mini entità, anche con la violenza se trovasse strenui oppositori.
Vuole degli esempi? Pensi a tutte le piccole comunità, villaggi del terzo mondo spazzati via dei mercenari (ex soldati addestrati con i soldi delle tasse dei contribuenti occidentali) per consentire alle varie multinazionali di perseguire i loro interessi che condividono con gli stati nazionali che consentono loro questo neocolonialismo dissimulato.
Purtroppo la realtà internazionale è questa e con questa dobbiamo fare i conti. Non basta parlare dei problemi dell’italietta. Sarà comunque necessario avere delle istituzioni sovranazionali che ci proteggano dalla guerra globale in corso per l’accaprramento delle risorse e dei mercati. Persino L’euro è troppo debole ormai….Per poter fare come dice Lei, bisognerebbe che tutto i lmondo la pensasse come Lei, ma questo è appunto il rischio UTOPIA.
…e cominciamo con il boicottare il censimento che dovrebbero essere gli ultimi giorni ..boh.
e nel frattempo fatevi due risate sull’argomento.
https://www.youtube.com/watch?v=pmjMpmGNVy0
Per come lo immagino io, Super Mario ha convocato tutti per concordare con loro gli aggiustamenti che intende fare. Avrà edotto che continuerà a finanziare i partiti, gli enti di patronato ed altr botteghe. Avrà preannunciato il giorno segreto nel quale metterà mano nei conti correnti, e dato assicurazioni sulle pensioni dei politici che potranno maturare fino alla normale scadenza del mandato elettorale. Loro in compenso potranno atteggiarsi a dissentire, ma non ostacolare, l’innalzamento dell’età pensionabile per i lavoratori e l’incremento della tassazione nel modo che lui lo riterrà opportuno. Prevedo tisane, im-pacchi e salassi per far tirar avanti alla partitocrazia burocratica e continuo a pensare che il default, prima avverrà, meno danni farà.
Anch’io Roberto
Intanto il capo della “cosca” di Montecitorio e Palazzo Madama, (ovvero della casta) ha fatto un golpe. La mia speranza è che Monti (il giullare blasonato) riesca a fare il golpe contro gli offensivi privilegi della casta, ma forse è solamente una mia pia illusione!
Chiedo a tutti voi, sarà possibile iniziare la procedura per una class action contro gli sprechi, ammesso e non concesso che si possano individuare con certezza, che una “casta” sodale ha fatto, continua a fare e farà nel prossimo futuro?
dura! la vedo dura!
Su tutti i fallimenti sono concorde, ma, come SERPE, non mi tornano le conclusioni. A meno non sia che non vogliamo lo stato ingente su tutto e soffiamo sul fuoco di quanti lo vogliono rompere per farne 1/2 + 1/2 con l’intesa che poi soffieremo per far 1/4 + 1/4 e via così sino a far della roccia, sabbia finissima sulla quale si possa camminare a piedi nudi. Qui serve una replica di Leo con spiegazioni più chiare.
Io penso che sia troppo comodo dar la colpa dello sfacelo ad un generico dover stare insieme per forza. La colpa è di tanti amministratori dello stato che si sono fatti gli affari loro vendendo lucciole per lanterne e di questo io voglio abbiano a pagare, senza prescrizione de sorta. E’ troppo comodo ribaltar la frittata per poi continuar a fare gli stessi giochetti sulle frazioni. Il pagamento deve essere certo, e tale da far passare la voglia ad altri di ripeterlo. Questa è la mia opinione ghigliottinara.
Troppa carne al fuoco. Troppo esclusivismo. Troppo scimmiottamento dei libertari americani. Troppa ideologia. Troppe corse in avanti. Torna con i piedi per terra, Facco. Dì una cosa sola e semplice. Lo stato offre dei servizi obbligatori, noi questi servizi non li vogliamo. Punto. Lascia perdere tutto il resto e lascia che su questa idea si addensi consenso. Il resto si vedrà in futuro…..
Ottima sintesi e programma. Inserirei anche l’ipotesi che era emersa in articoli e commenti precedenti, riferiti ai progettati prototipi di città autonome in America Centrale, comunità volontarie insediate in zone (proprietà privata) libere da ingerenze statali e con statuti speciali riconosciuti dalle autorità politiche locali e nazionali … e poi dite come aderire, che credo avrà un discreto successo di adesioni, di questi tempi :-)